Nell’atelier di Fornasetti l’ispirazione è ovunque: tutto ruota intorno alle idee che prendono forma come per magia. A raccontarlo è il direttore artistico del marchio
A cura di Margherita Calabi e Elisa Copeta
Partiamo dalla storia di Fornasetti, dalla nascita dell’Atelier negli anni ‘40 per mano di Piero Fornasetti, suo padre. È stato pittore, scultore, decoratore d’interni, stampatore di libri e creatore di oltre tredicimila oggetti. Che ricordi ha di lui?
“Mio padre è stato un artista, anche se è passato alla storia principalmente come designer. Definito non a caso post-moderno ante litteram, ha creato opere in tutti i settori disciplinari, non ponendosi mai alcun limite di appartenenza a una specifica categoria. Un’indomita e vitale necessità di scoperta l’ha animato tutta la vita. Era un uomo molto dedito al lavoro, autoritario e anticonformista, mia madre era la sua principale supporter. Casa Fornasetti – un posto sui generis, con un via vai di personaggi particolari, artisti e intellettuali – ha ospitato per un periodo la sede produttiva dell’Atelier. Sono cresciuto tra artigiani, pittori, stampatori e ho ancora vivo il ricordo di mio padre che dava disposizioni ai suoi dipendenti, al centro della stanza, parlando in una sorta di interfono. Io ascoltavo, osservavo silenzioso, mi intrufolavo tra le gambe degli artigiani e mi facevo riverniciare le macchinine. Ho respirato da subito un’atmosfera di incessante creatività produttiva, dove tutto ruotava attorno al lavoro e alle idee che prendevano forma. L’ispirazione è ovunque, ripeteva mio padre, e io la lezione posso dire di averla recepita”.
Barnaba Fornasetti nella sua cucina. Tavolo e sedie Ultime notizie; sul tavolo, candelabro Peccato Originale (foto: Laura Fantacuzzi e Maxime Galati Fourcade)
Ha iniziato la collaborazione con suo padre all’età di tre anni, quando gli donò una margherita adagiata su una foglia di ortensia, destinata a diventare il tema di un vassoio Fornasetti…
“Mi diverte ricordare questo episodio come la nostra prima collaborazione artistica, anche se il momento di vera collaborazione professionale e creativa è avvenuto parecchi anni dopo. Inizialmente non pensavo che avrei seguito la sua carriera. In più occasioni ho sperimentato nuovi percorsi al di fuori della strada tracciata da lui, ma tutti pur sempre appartenenti al settore creativo. Quand’ero bambino mi sarebbe piaciuto diventare designer di automobili, a lungo ho disegnato solo quelle. Successivamente ho creato layout grafici per riviste underground per poi passare al design di tessuti per la moda e approdare alla ristrutturazione di casali e mobili in Toscana. Probabilmente senza aver percorso questa strada non sarei tornato. All’inizio degli anni ‘80 mio padre mi chiamò: voleva che tornassi a Milano e iniziassi a lavorare con lui, aveva bisogno di me. È stato l’inizio di un periodo di lavoro e di comprensione reciproca, ho la sensazione che solo allora abbiamo cominciato ad ascoltarci.”
Come ha sviluppato l’azienda nei suoi trent’anni di direzione artistica?
“La mia strada espressiva è principalmente un modo preciso di fare impresa, un insieme di valori e di un fare culturale. In trent’anni mi sono impegnato a preservare e rendere solido e coerente il ruolo di Fornasetti all’interno della società, una posizione che va al di là di una strategia. Non è stato immediato elaborare un modello e comporre una squadra che rendessero Fornasetti così solida e vivace. Ho sempre prediletto una strada che mirasse alla qualità, in termini produttivi e in termini di elaborazione di pensiero. Gli ingredienti che preservo da sempre sono la cura e la lentezza. Ho scelto di mantenere la produzione circoscritta e locale, i mobili e le porcellane sono prodotti in edizioni annuali limitate. Prima di lasciare l’atelier per raggiungere i quattro angoli del mondo, tutti gli oggetti hanno richiesto il compimento di un lungo lavoro artigianale: hanno trascorso ore e ore a essere maneggiati, stampati, laccati, colorati, lucidati, cotti e curati in ogni minimo particolare”.
Porta scorrevole in vetro con decoro Profilo Uomo nello spazio Fornasetti su Misura di Milano; a destra, stipo Zebra in legno serigrafato, dipinto e laccato a mano
Il mondo di Fornasetti è un mondo magico, vivido di immagini, di colore e di umorismo. Qual è il valore più importante che accompagna le vostre creazioni?
“Lo statement di Fornasetti è ‘Be the one who dreams’: tutta l’arte dell’atelier è un viatico per l’immaginazione e un incoraggiamento al pensiero creativo. L’immaginazione è sempre stata il vero valore guida. Mio padre attingeva a piene mani da qualsiasi cosa potesse essere un’ispirazione, si muoveva al di fuori dai confini dell’ordinario creando in modo libero. Non si curava di coerenze creative, di date, periodi, correnti artistiche. La lezione principale che ho imparato da lui riguarda proprio questo: mi ha insegnato a lottare per l’autonomia di pensiero e a resistere a qualsiasi forma di conformismo, a creare, pensare e prendere scelte senza essere vincolato dal pensiero dominante. I nostri pezzi, non a caso, sono definiti ‘oggetti da conservazione’: ispirano pensiero, immaginazione e nuovi mondi”.
Ci racconta del progetto Fornasetti su Misura?
“Il progettare su misura è una sperimentazione presente in Fornasetti fin dagli anni ‘50, dalle collaborazioni con Gio Ponti, come la luxury suite del transatlantico Andrea Doria. Da allora abbiamo tenuto in vita un approccio sartoriale e realizzato progetti di interni per abitazioni, imbarcazioni e alberghi. Nel 2020 abbiamo deciso di potenziare questa attività con Fornasetti su Misura, dedicato ad architetti e interior designer. È uno spazio fisico, aperto su appuntamento, a pochi passi dal nostro store di Milano. L’apertura di questo nuovo servizio è coincisa con un momento storico particolare, quello della pandemia, durante il quale la casa è stata riscoperta come palcoscenico principale delle nostre vite. Con Fornasetti su Misura ci occupiamo di ‘cucire addosso’ a ciascun cliente un vero e proprio progetto decorativo – a partire da un singolo mobile per arrivare a un intero ambiente -, in grado di trasmettere tutto quello che il linguaggio fornasettiano racchiude: ironia, il sogno e l’invito costante all’immaginazione”.
La ricerca in campo artistico e culturale, presente da sempre nel DNA di Fornasetti, ha portato alla nascita dell’associazione no-profit Fornasetti Cult. Quali sono i suoi obiettivi principali?
“Fornasetti ha preso forma in una terra di mezzo tra design e arte. L’intuizione originaria nasceva da una straordinaria utopia, quella di diffondere l’arte su oggetti d’uso quotidiano attraverso l’industria nascente del design. Oggi questa spinta rimane forte, seppur il contesto sia notevolmente cambiato. Il legame con l’arte è stato rafforzato con una dimensione progettuale puramente artistica in Fornasetti: qualche anno fa è nata l’associazione che fa ricerca culturale e promuove progetti artistici di varia natura, rimanendo in costante dialogo con l’atelier, promuovendo di fatto libera circolazione di pensiero e nuova linfa per l’esterno”.
Il Giardino delle nature possibili, la nuova collezione per esterni di Fornasetti
Al Fuorisalone 2022 l’Atelier ha presentato la prima collezione di mobili pensati per gli spazi esterni. In che cosa si caratterizza?
“La collezione si compone principalmente di due set per esterni, due estetiche differenti che rispondono a distinti concetti creativi. Tavoli e sedie sono stati pensati per ricreare una sala da pranzo en plein air, per cui abbiamo sperimentato l’utilizzo di materiali adatti agli esterni, più leggeri e resistenti. Il secondo set è concepito per ricreare l’ambiente conviviale di un salotto all’aperto con divani, poltrone e panche rivestiti con tessuti tecnici che abbiamo decorato con motivi geometrici, in molteplici varianti di colore. È un invito a mischiare pattern e colori diversi, così che ciascuno possa ricreare un ambiente che rispecchi, in un certo senso, la propria personalità”.
Barnaba Fornasetti (foto: Laura Fantacuzzi e Maxime Galati Fourcade)
Milano è figlia di un mix unico tra il fascino che suscita la sua tradizione e la capacità laboriosa di stare al passo con i tempi. Cosa rappresenta per lei questa città?
“Fornasetti è un nome storicamente legato a questa città, proprio a quella Milano originariamente fucina di idee e sperimentazioni creative che individuavano un felice connubio con il mondo pratico dell’industria. C’è una connessione stretta con il contesto milanese. Mio padre si definiva un cittadino d’Europa e la sua arte ha sempre travalicato i confini nazionali, ma c’è un quid di Fornasetti che permea il suo stesso modus operandi, la sua ‘follia pratica’ che trovo siano intrinsecamente legati al contesto in cui è nata. Milano è una città che non sta mai ferma, in cui tutto ciò che è avveniristico ha un incredibile fascino e prende subito piede. Il lavoro ha un ruolo centrale a tal punto che diventa un elemento attorno al quale si stringe molta della socialità e del divertimento. Lo spirito apollineo e quello dionisiaco sono spesso compresenti: non è affatto un caso che questa sia la città del design, della moda, dell’arte applicata e funzionale”.