Mentre gli Stati Uniti sono entrati ufficialmente in recessione tecnica, l’Eurozona potrebbe entrare presto in stagflazione. Questo il rischio crescente a cui deve far fronte il Vecchio Continente, alle prese con tre shock simultanei: crisi energetica, siccità record e crescita globale in calo, con le esportazioni verso la Cina in forte diminuzione. Lo scrivono gli analisti di Nomura in un rapporto, in cui sottolineano che il prezzo dell’elettricità in Germania è destinato a crescere nel corso del prossimo anno, con picchi di oltre i 1.000 dollari al barile per il petrolio Brent. Nomura avverte:
“È probabile che i gravi rischi di recessione continuino a crescere se l’Europa non sarà in grado di soddisfare la domanda di energia questo inverno. Ciò potrebbe comportare prezzi anormalmente elevati che gravano sulla produzione, il rischio di sporadici blackout o il razionamento forzato dell’energia per l’industria“.
A complicare il quadro si è aggiunta la siccità che, oltre ad aumentare la domanda di energia durante l’estate, ha ridotto i raccolti alimentari. In Italia, le riserve idriche sono il 37% sotto la media e continuano a scendere.
Infine, il principale partner commerciale d’Europa, la Cina, si trova ad affrontare notevoli ostacoli (ad esempio, siccità, blackout e il Covid-19), che probabilmente porteranno a una minore domanda anche per le esportazioni europee.
Il rischio stagflazione nell’Eurozona
Le conseguenze economiche non tarderanno a manifestarsi. “Riteniamo che la sfida maggiore che l’Europa dovrà affrontare durante l’inverno non sarà l’inflazione, bensì la stagflazione. Complessivamente, ci aspettiamo che il cambio euro dollaro scenda a 0,90 quest’inverno, che l’inflazione salga ulteriormente ai massimi pluridecennali prima di raggiungere il picco, che il Pil diminuisca nel corso del prossimo anno e che la Bce aumenti i tassi in risposta al rialzo dell’inflazione, per poi tagliarli l’anno prossimo con il proseguire della recessione indotta dalla crisi dell’energia” spiegano gli esperti della banca d’affari che stimano quattro trimestri consecutivi di crescita negativa del Pil per l’area dell’euro, che inizieranno nel terzo trimestre di quest’anno e culmineranno con un livello del Pil in calo di almeno l’1,5%. Nel frattempo, l’inflazione è destinata ad aumentare notevolmente, poiché i prezzi energetici elevati di tutti i tempi si riverseranno sulle sotto componenti non energetiche. Nomura conclude:
“In definitiva, i rischi per il nostro scenario di base sono sostanzialmente sbilanciati verso un esito più sfavorevole, per cui la crescita del Pil è più debole o negativa più a lungo e l’inflazione è più alta e più persistente“.