Economia

SACCHEGGIO DI BAGHDAD, MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE

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– Roma, 2 apr – A quattro anni dal saccheggio del Museo Nazionale di Baghdad e della Biblioteca Nazionale irachena l’organizzazione senza fini di lucro SAFE/Saving Antiquities for Everyone organizza in tutto il mondo – il 10, l’11 ed il 12 aprile prossimi – un evento in cui è richiesto ai partecipanti di accendere una candela e di rispettare un minuto di silenzio. Il 10 aprile 2003 – nelle ore in cui il regime di Saddam si disgregò e le truppe americane presero possesso di tutta la capitale – dal Museo e dalla Biblioteca scomparvero migliaia di pezzi di incalcolabile valore artistico e storico, memoria della Mesopotamia, la “culla della civiltà.” Molti capolavori sono stati restituiti ma molti, troppi, sono scomparsi, ingoiati dal mercato nero dell’arte. Sono circa 7.000 i pezzi ancora mancanti. L’iniziativa di SAFE ha avuto l’appoggio di Donny George, ex direttore generale del Museo Nazionale di Baghdad che ora vive in America ed insegna presso la Stony Brook University di New York. Il sito Bagdadhope riporta la sua testimonianza: “Il 13 aprile del 2003, sono tornato al museo. Era come se fosse stato colpito da un uragano. Ciò che non avevano preso era stato distrutto. Il problema maggiore però riguarda il saccheggio dei siti archeologici perché la rimozione dei pezzi archeologici dal terreno comporta la perdita definitiva delle informazioni storiche e culturali assicurate, invece, da scavi autorizzati. Non si tratta di oggetti che possono essere ricomprati. Si tratta della memoria del popolo iracheno, di tutta l’umanità. Uniamoci e cerchiamo di fare qualcosa perché la gente non dimentichi ciò che è successo. Accendiamo una candela perché sia un simbolo e perché non si dimentichi”. Secondo l’ex direttore il saccheggio non fu opera di sprovveduti. “Credo – dice Donny George – che fossero persone che sapevano quello che volevano. Hanno lasciato dov’era la copia dell’Obelisco Nero di Salmanassar, passando oltre. Questo significa che dovevano essere specialisti. Non hanno toccato le copie.” In un’intervista televisiva, Gorge ha affermato -rivolgendosi a John Curtis del British Museum – che tra i pezzi rubati ci sono anche il vaso sacro di Warka, un vaso d’oro di 5000 anni fa trovato a Ur, una statua accadica ed una assira. Curtis ha osservato che “è come rubare la Monna Lisa”. Archeologi professionisti e storici dell’arte avevano avvertito il Pentagono del pericolo di saccheggio. Irving Finkel del British Museum ha dichiarato a Channel Four che il saccheggio era “assolutamente prevedibile e avrebbe potuto essere facilmente fermato”. Il Museo è stato vittima di un assalto preordinato con cura. I ladri che hanno preso i materiali più preziosi sono arrivati equipaggiati di attrezzature per sollevare gli oggetti più pesanti, che il personale stesso del museo non avrebbe potuto rimuovere dalle sale, e avevano le chiavi delle camere blindate dove erano sistemati gli oggetti più preziosi. “Un crimine del genere – ha aggiunto Finkel – non veniva commesso dai tempi della sistematica spoliazione nazista dei musei d’Europa”.