L’aumento dei rendimenti delle obbligazioni, saliti al 3,40% per il Btp decennale a metà giugno, ha riportato in voga l’investimento in titoli di Stato. Da Bot people, i risparmiatori italiani stanno diventando Btp people, visto anche il forte gradimento raggiunto nelle ultime aste. Cerchiamo così di conoscere meglio questi strumenti e quali opportunità possono offrire ai risparmiatori.
I Buoni del Tesoro Poliennali (Btp) sono titoli di credito a medio-lungo termine emessi dal Tesoro con diverse scadenze, pari a 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni. Durante la vita dell’obbligazione, l’investitore riceve un flusso cedolare periodico, oltre al rimborso a scadenza del valore nominale dei titoli posseduti. Le cedole delle obbligazioni sono determinate applicando al valore nominale del titolo un tasso di interesse fisso, stabilito al momento dell’emissione del titolo. Il pagamento è, a differenza degli omologhi Bund tedeschi e degli Oat francesi, semestrale. Questi titoli sono particolarmente adatti per quegli investitori che richiedono flussi di pagamenti costanti. Le varie scadenze esistenti sul mercato consentono di programmare flussi di cassa regolari durante tutto l’arco dell’anno. I Btp sono particolarmente apprezzati per la loro liquidità, visto l’elevato ammontare di titoli in circolazione.
Dove acquistare i Btp
I Btp possono essere acquistati sul mercato primario nel corso delle aste fissate quasi ogni mese dal Tesoro a un prezzo predeterminato, o in alternativa sul mercato secondario a un prezzo che varia nel tempo e che riflette il diverso andamento dei tassi di interesse. I Btp possono essere sottoscritti per un valore nominale minimo di l.000 euro o un multiplo di esso. Come per tutti gli altri titoli di Stato, la tassazione è al 12,5%.
I rischi dell’investimento in obbligazioni
Il principale rischio che l’investitore corre acquistando i Btp è quello di mercato. I Btp, in quanto strumenti a tasso fisso, sono molto sensibili alle variazioni. I Btp possono essere acquistati sul mercato primario nel corso delle aste fissate dal Tesoro o in alternativa sul mercato secondario a un prezzo che varia e che riflette l’andamento dei tassi di interesse scadenza (3 e 5 anni).
Inoltre, poiché la cedola è fissa, a parità di vita residua essi sono più rischiosi dei titoli a tasso variabile (Btp Italia e Btpi). Questi ultimi, infatti, mantengono un prezzo sostanzialmente costante, perché è la cedola stessa che si modifica in ragione dei rendimenti di mercato. In ogni caso, mantenendo i titoli in portafoglio fino a scadenza, l’investitore si vedrà rimborsato un importo pari al valore nominale.
I Btp legati all’inflazione
Oltre ai tradizionali Btp a tasso fisso, il Tesoro da qualche anno emette dei titoli con cedole e capitale indicizzato all’inflazione. Si tratta principalmente del Btp Italia indicizzato all’inflazione italiana e il Btpi legato all’inflazione europea. Le principali differenze tra queste due tipologie di titoli risiedono nel fatto che nel caso del Btpi la rivalutazione del capitale dovuta all’inflazione viene riconosciuta solo alla scadenza, mentre nel caso dei Btp Italia è pagata insieme alle cedole semestrali.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2022 del magazine di Wall Street Italia