La popolazione di UHNWI (Ultra High Net Worth Individual, ossia coloro che detengono un patrimonio finanziario superiore ai 30 milioni di dollari), secondo i dati di The Knight Frank e Capgemini è destinata a salire globalmente del 14% entro il 2026. In Italia, che risulta tra i primi paesi in Europa per tasso di crescita, si prevede che passeranno da circa 17 mila a quasi 20 mila. Ma chi sono gli UHNWI? E come investono? Ne abbiamo parlato con Mattia Rossi, cofondatore di Cherry Bay Capital Group (player indipendente attivo in ambito private capital e nella consulenza patrimoniale dedicata a selezionati clienti su scala internazionale) e Managing Partner di Cherry Bay Capital e di Cherry Bay Capital Investment Club.
Dal suo osservatorio, può descrivermi chi sono oggi gli UHNWI?
Per capire chi siano veramente, bisogna uscire da asettiche statistiche ed arrivare a comprendere che la ricchezza non possa più essere trattata in funzione di soli numeri ma sia espressione di interessi, passioni e valori di famiglia. In Cherry Bay Capital, avendo il privilegio di lavorare in stretta interazione con i nostri clienti, interpretiamo gli UHNWI come imprenditori o famiglie che abbiano vissuto eventi di liquidità significativi, tipicamente dalla vendita parziale o totale delle aziende nelle quali loro stessi e/o la loro famiglia si sono storicamente riconosciuti, oppure imprenditori ancora attivi riconducibili ad aziende che tramandano da generazioni con dimensioni così rilevanti da poter disporre da importanti flussi di liquidità da investire. Gli UHNWI sono diventati soggetti “4.0”, molto più informati e sofisticati di un tempo, in grado di capire l’andamento dei mercati e confrontarlo con il contesto macroeconomico e geopolitico. Molti di loro, oltre ad aver respirato l’industria, hanno anche vissuto direttamente operazioni straordinarie soffrendone talvolta i razionali tradizionali (come spesso ci viene raccontato in merito ad esperienze di LBO, acronimo di leveraged buy-out, ossia acquisizioni condotte attraverso il debito) e oggi ricercano investimenti in private equity nei quali sentirsi coinvolti proattivamente, consci anche del valore sistemico che rappresenta riversare parte del loro patrimonio nelle tubature dell’economia reale. La tendenza è confermata nei numeri del Global Family Office Report 2022 di UBS, che riporta come gli UHNWI pianifichino di incrementare più che ogni altra asset class gli investimenti diretti in private equity (+51%).
Cherry Bay Capital Group vanta una clientela internazionale. Come si differenziano gli UHNWI italiani da quelli di altri paesi?
Gli italiani sono storicamente meno propensi al rischio rispetto a quanto lo siano i loro colleghi internazionali, approccio difensivo che rispecchia forse ancora il retaggio di Btp e Cct (oltre al caro vecchio mattone), che per generazioni hanno rappresentato gli investimenti prediletti delle famiglie. Stiamo però assistendo a un passaggio veloce da asset tradizionali ad alternativi, con particolare attenzione ai private asset. Secondo la nostra esperienza, gli UHNWI italiani tendono ad avere una maggiore propensione a effettuare l’investimento in economia reale quando l’asset è a portata geografica, per rispondere allo stimolo intellettuale di poter contribuire anche con competenze e network al successo di altri imprenditori con cui potersi interfacciare direttamente. Gli UHNWI italiani, infine, spesso riconducono il ruolo del multi family office a quello di un amministratore di conti, titoli e immobili. I loro colleghi internazionali, soprattutto nel mondo anglosassone e in Svizzera, sono già abituati ad utilizzare i servizi dei multi family office perché capaci di disintermediare le banche di investimento mettendo da un lato in relazione la ricchezza con le famiglie, e dall’altro garantiscono un coordinamento olistico dell’asset allocation che passi anche attraverso il “cherry picking” di gestori esterni, comportando spesso un significativo abbattimento delle commissioni.
Quali sono le maggiori preoccupazioni degli UHNWI in questo momento?
Aumento dell’inflazione, geopolitica globale e valutazioni sono i tre punti di maggiore preoccupazione per i family office come emerge anche dal report di UBS.
L’Istat ha comunicato che nel mese di agosto 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua. Nonostante le difficoltà di questa fase restiamo ottimisti e pensiamo che l’inflazione raggiungerà probabilmente presto il plateau permettendo agli investimenti legati alla crescita di trovare un equilibrio.
Analizzando le forze geopolitiche che influenzano gli animi degli UHNWI, è centrale il rapporto Usa-Cina. Quest’ultima sta crescendo da trent’anni e, anche se non ha ancora raggiunto gli Usa in molti campi, ricopre un’importanza strategica (basti vedere le correlazioni dei mercati anche agli ultimi episodi di lockdown Covid) tale per cui non si può più pensare solo agli Usa come prima superpotenza, ma dobbiamo abituarci ad un dualismo. Prova ne è l’asse che si sta cementando tra Cina, Russia e India sulla guerra in Ucraina e che vede proprio la Cina in posizione di leadership all’interno di un contesto complesso e delicato, la cui durata e conclusione è ancora difficile da ipotizzare. Certo però è che la guerra ha amplificato una tensione sui prezzi dell’energia che era già in corso.
Infine, l’eccesso di liquidità ha gonfiato le valutazioni in modo talvolta irrazionale e non sano. Dal nostro punto di vista privilegiato sul private equity, ad esempio, il mercato è drogato proprio da questa sovrabbondanza, che ha consentito ai grandi fondi di raccogliere masse record, da investire ad ogni costo (o meglio: valore). In sintesi, viviamo tempi incerti e, per vincere, serve forza e lucidità per investire con un approccio di più lungo termine.
A questo proposito, come stanno investendo gli UHNWI?
Secondo il World Wealth Report 2022, nel 2021 il Covid-19 ha avuto un impatto minimo sulla selezione delle asset class degli HNWI a livello globale. Le asset class tradizionali rappresentano il 57% del patrimonio, di cui circa un terzo 32% è stato allocato su azioni, il 15% su obbligazioni e il 10% in liquidità. Per quanto riguarda, invece, le asset class alternative che sono il rimanente 43% del portafoglio medio, il 12% è dedicato al real estate, il 4% agli hedge fund, il 2% al private debt e il rimanente 3% è destinato a commodity, oro e collezionismo.
Visto il persistere di tassi bassi e di una volatilità elevata dovuta alle ricorrenti incertezze sull’andamento delle economie e delle Borse, anche gli UHNWI nostrani si sono ormai resi conto che sia d’obbligo ricercare maggiori performance per proteggere il patrimonio stesso. Questo implica un’assunzione superiore al rischio e posizioni di lungo termine su asset reali che, rispetto ad altre, beneficiano di premi di illiquidità e di volatilità ridotta, perché spesso tendono ad essere de-correlati da contingenze di mercato. Rispetto a tutte le altre asset class, infatti, il private equity rappresenta un’eccezione e continua la sua costante ascesa, passando da un’allocazione del 16% nel 2019 (fondi e investimenti diretti) al 21% nel 2021. Guardando al futuro, detto che la maggior parte dei family office ha come obiettivo, comunque, la crescita del patrimonio (o quantomeno devono preservarlo), gli UHNWI dimostrano di volersi avventurare sempre di più nei mercati privati, con cui hanno familiarizzato negli ultimi anni. Nell’arco dei prossimi cinque anni, il 19% prevede di ridurre ulteriormente investimenti in liquidità e nell’obbligazionario. Si rinuncia alla liquidità in cambio di rendimento. Circa il 42% prevede di aumentare gli investimenti diretti in private equity, mentre il 38% intende aumentare gli investimenti in fondi di private equity e fondi di fondi.
Per quanto riguarda gli UHNWI italiani, privilegiano investimenti nel nord Italia, per vicinanza logistica e culturale, anche se ci sarebbe bisogno di allargare gli orizzonti.
In che modo Cherry Bay Capital Group supporta gli UHNWI nei loro investimenti?
Cherry Bay Capital Group opera in modo indipendente all’intersezione tra multi family office e private investment su scala internazionale per selezionati UHNWI e family office. Nato nel Principato di Monaco e presente a Milano dal 2020 e in Lussemburgo, CBC Group e i suoi professionisti vantano un network composto da consolidati partner finanziari, UHNWI e primarie famiglie riconducibili a storie imprenditoriali di grande successo.
Possiamo contare su un team di persone con esperienze diversificate maturate presso fondi di investimento, consulenza strategica, corporate m&a e primari studi legali e fiscali. Non transigiamo sulle competenze tecniche ma pensiamo che queste siano “commodity”. Privilegiamo invece la capacità di capire che la finanza è a servizio dell’industria e non viceversa, la psicologia necessaria per parlare con i clienti, lo spirito imprenditoriale e la velocità nel dare soluzioni concrete.
In questo modo, oltre a supportare grandi patrimoni con servizi di wealth advisory, operiamo come partner di investimento, selezionando severamente opportunità esclusive e supportando i clienti in operazioni straordinarie che spesso coinvolgono sia la loro sfera famigliare (come cambi generazionali), sia quella delle loro aziende.
Dulcis in fundo, dopo diverse operazioni di private equity effettuate con successo attraverso la logica del club deal, recentemente abbiamo promosso Cherry Bay Capital Investment Club, holding di investimento che coinvolge direttamente primarie famiglie imprenditoriali unite nella visione di mettere a disposizione risorse, competenze e relazioni industriali ad altre imprese private, che rappresentano l’eccellenza italiana e l’ossatura del tessuto economico reale.
In pratica, rappresentiamo l’evoluzione del family office a “family merchant house”, capace di stare sul mercato e cogliere le migliori opportunità.