(9Colonne) – Roma, 3 apr – Potrebbe essere a un punto di svolta il dibattito politico sulla nuova legge elettorale. Sul piatto in questo momento c’è una bozza di riforma che porta la firma dell’autore della vecchia legge, (da lui stesso ribattezzata “una porcata”), il senatore leghista Roberto Calderoli. E’ attorno all’impianto da lui elaborato, e illustrato ieri anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che la Cdl ha trovato una sostanziale unità d’azione. La bozza prevede di fatto una serie di modifiche al cosiddetto “Tatarellum”, il sistema elettorale regionale. Un modello proporzionale, quindi, con un premio di maggioranza anche al Senato su scala nazionale mentre alla Camera il premio di maggioranza verrebbe realizzato con un listino nazionale. Rimane aperta la questione della soglia di sbarramento. Si era parlato di uno sbarramento del 3% ma la questione – delicata per i partiti piccoli della Cdl, quali per esempio la Dc per le autonomie di Rotondi e il Pri di Nucara – è stata lasciata in sospeso. Perplessità vengono però sollevate dagli esponenti centristi dell’Udc, che da mesi stanno portando avanti la loro battaglia per sradicare il bipolarismo “imperfetto all’italiana” ed instaurare un modello elettorale che si basi sul proporzionale puro con alta soglia di sbarramento. Se la bozza Calderoli sembra aver messo d’accordo gran parte della Cdl, non si può dire che non abbia riscosso apprezzamenti anche nelle fila dell’Unione, che invece è lungi dall’aver trovato un impianto politico unitario. Enigmatico l’atteggiamento soprattutto di Ds e Margherita. All’interno dello stesso Ulivo, infatti, prevalgono le divisioni. Non è mistero che per la Quercia il modello di riferimento sia sempre stato il maggioritario a doppio turno alla francese. Una soluzione che però si è rivelata presto impraticabile. Nelle scorse settimane c’è stata un’apertura, in particolare manifestata dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema, verso il modello tedesco. Ipotesi che però ha fatto storcere il naso a chi, dentro l’Ulivo, di proporzionale puro non vuole neppure sentir parlare. Due su tutti: il ministro della Difesa Arturo Parisi, tra i firmatari del referendum, ed il sindaco di Roma Walter Veltroni. Tra le volontà del premier Romano Prodi vi è anche quella che l’Ulivo si faccia portavoce e garante di una soluzione condivisa all’interno dell’Unione. Ma Rifondazione comunista ha una posizione diversa: “La mia propensione continua ad essere quella per il sistema tedesco”, dice il presidente della Camera Fausto Bertinotti.
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