Crisi e opportunità: chi ha coraggio vince

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di Vincenzo Menna, consulente finanziario

La paura è l’emozione umana più forte. Nessuno si sveglierebbe nel cuore della notte perché si sente felice. La paura guida le nostre azioni e determina i risultati delle nostre scelte. A volte ci aiuta, ad esempio ad evitare i pericoli, altre volte ci induce a commettere degli errori.

Nel campo degli investimenti finanziari la paura la fa da padrona, facendoci optare per scelte sbagliate. Se cosi non fosse saremmo tutti ricchi, dal momento che i mercati azionari mondiali crescono da oltre un secolo, con rendimenti di circa l’8% all’anno.

Gli ingredienti di un buon investimento sono quattro: tempo, diversificazione, strumenti efficienti e gestione delle emozioni. Quando tutti questi elementi sono presenti e rispettati, il risultato è una logica conseguenza; al contrario, la mancanza di uno solo di essi pregiudica il risultato finale.

La gestione dell’emotività (e della paura in primis) è – a mio avviso- l’elemento più importante.

In un momento difficile come quello attuale tenere a bada le emozioni è difficile perfino per gli operatori professionali, figuriamoci per i risparmiatori. Chi si è affidato ad un consulente finanziario gode di una situazione di privilegio, avendo un interlocutore con cui parlare e con cui prendere le decisioni. Chi, al contrario, si è rivolto allo sportello bancario o alle Poste, si trova in una situazione più complicata, perché spesso è ignaro della situazione dei propri investimenti e scopre solo dall’e/c di fine anno la gravità delle perdite. Anche per gli investitori più evoluti, coloro che si rivolgono ai robo-advisor, la mancanza di un’interfaccia può pesare molto quando le cose non vanno bene.

Per vincere la paura, e trasformare la crisi in opportunità, serve conoscere come funzionano i mercati finanziari e le loro regole.

Statisticamente, dal dopoguerra ad oggi, i bear market (cioè le discese di oltre il 20%) sono stati 15 e si sono presentati in media una volta ogni 5 anni. Un mercato orso non deve scoraggiarci per il semplice motivo che esso non è eterno, ma dura in media poco più di un anno. I più lunghi, quelli del 1973-74 e del 2008-2009, sono durati circa due anni.

Ma cosa è successo dopo? Negli anni successivi alle cadute, c’è sempre stata una ripresa impetuosa delle quotazioni, con rendimenti spesso a due cifre. Ricordiamoci inoltre che il numero di anni che il mercato sale è di gran lunga superiore agli anni di discesa.