(9Colonne) – Londra, 13 apr – Aumenta la sete di carburante e aumenta proporzionalmente l’esigenza di ricorrere a “biofuels” alternativi: secondo gli esperti di settore e secondo l’International Herald Tribune, l’Europa potrebbe assumere la leadership di questa battaglia, con le sue compagnie di biodiesel che, con più di 7 milioni di tonnellate all’anno di capacità produttiva, si attestano al primo posto nel mondo. Un ulteriore stimolo è arrivato poi dalla politica europea, che nel marzo scorso ha deliberato che entro il 2020 si lavori per un taglio del 20% rispetto ai livelli di anidride carbonica prodotta nel 1990. Iht si chiede però, e neanche troppo retoricamente, dove siano i nuovi distributori di biocarburante in territorio Ue. Secondo la European Biodiesel Board, che rappresenta i produttori, le vendite sarebbero ostacolate da complesse questioni nazionali di marchi e distribuzione oltre ai limiti stabiliti per la miscela, che stanno tenendo troppo bassa la percentuale di biocarburante da mischiare con il diesel tradizionale. Un miglioramento della condizione sarebbe pertanto possibile solo con una riforma delle normative europee sulla qualità dei carburanti. Allo stesso tempo, ricorda il quotidiano, alcuni paesi (Gran Bretagna, Italia e Spagna) non hanno ancora mantenuto la promessa di incrementare e stimolare il consumo di biocarburanti. Il risultato è, secondo l’Iht, che l’industria Ue di biodiesel, che ultimamente ha investito molto, sta operando al di sotto delle sue potenzialità reali. Esemplare il caso della Germania, il maggiore produttore europeo di biocarburanti, dove le vendite hanno subito un drastico crollo dopo che il governo di Berlino ha imposto una tassazione che potrebbe aumentare ulteriormente nel corso del 2008, scoraggiando gli automobilisti ad allontanarsi dal consumo di diesel tradizionale, sul quale sono già in vigore delle tassazioni che contribuiscono in modo notevole alle entrate delle casse statali.