Gli immobili perdono valore a causa del caro bollette. Sostanzialmente possiamo sintetizzare in questa maniera quanto è avvenuto nel mercato immobiliare. Ma entrando un po’ più nel dettaglio, ci accorgiamo che a pagare dazio ai maggiori costi di luce e gas sono gli edifici più vecchi, che hanno una classe energetica più bassa. Il caro bollette sembra aver fatto aprire gli occhi agli italiani, che stanno comprando casa.
A questo punto è lecito chiedersi quanto stia influenzando il mercato immobiliare l’efficienza energetica? A dare una risposta a questa domanda ci ha pensato Immobiliare.it Insights, la business unit che analizza l’andamento del mercato per conto di Immobiliare.it. La risposta è positiva: l’efficienza energetica condiziona il valore degli immobili. E con il caro bollette i consumatori prestano una maggiore attenzione a questo aspetto.
Quanto incide il caro bollette sul valore degli immobili?
Il 76% degli immobili, che attualmente sono in vendita, ha una bassa efficienza energetica. Sono in classe E o inferiore e quantitativamente parlando sono in aumento del 10% rispetto a cinque anni fa. L’11% degli immobili sul mercato hanno un’elevata efficienza energetica: nella maggior parte dei casi sono degli edifici di nuova costruzione. Gli immobili in classe A sono cresciuti del 70% rispetto al 2017: un’impennata dovuta ad un vero e proprio proliferare di edifici riqualificati o green, ma anche perché fino ad oggi è stato difficile farli uscire dal mercato, a causa dei costi troppo elevati.
Sono gli immobili che appartengono alla categoria media – dalla B alla D -, che hanno ridotto la propria presenza sul mercato italiano, subendo un calo del 30% nel corso degli ultimi cinque anni. In questo momento rappresentano il 13% dell’offerta: per chi vuole comprare casa, risulta essere la fascia più appetibile economicamente parlando, ma anche quella che è più facile rendere efficiente sotto il profilo energetico. Carlo Giordano, membro del board di Immobiliare.it, commenta:
“Abbiamo ribadito in diverse occasioni come il patrimonio immobiliare italiano sia un patrimonio vecchio. La maggior parte delle case in cui viviamo, infatti, sono state costruite a cavallo degli anni ‘60 e ’70, quando i materiali e la tecnologia a supporto dell’efficienza energetica, come anche la sensibilità verso le tematiche legate alla sostenibilità ambientale, non erano particolarmente sviluppati. I volumi stessi delle abitazioni erano molto diversi da quelli attuali: ora si privilegiano spazi razionali con ambienti multifunzione, mentre una volta la suddivisione era più rigorosa, con stanze dedicate alle diverse necessità. Non è sempre facile riorganizzare quei metri quadri secondo l’impostazione moderna e questo fattore condiziona la dispersione energetica e impatta sui costi delle utenze”.
Il costo dell’efficienza energetica
Puntare alla bassa efficienza energetica è una scommessa persa in anticipo. Se ne sta accorgendo proprio ora chi, nel 2017, ha investito in una casa in classe E o inferiore. Con ogni probabilità ad attirare il compratore era stato il prezzo particolarmente conveniente. In questi cinque anni, però, l’immobile ha perso di valore, passando da 2.000 euro al metro quadro a poco più di 1.800 euro. Stiamo parlando di una flessione che si è attestata intorno all’8%.
Discorso completamente diverso, invece, per gli immobili in classe A, che sono stati rivalutati del 2% nello stesso periodo di tempo. Le abitazioni in classe media, invece, hanno registrato un incremento del 5%, toccando i 2.188 euro al metro quadro contro i precedenti 2.073 euro al metro quadro.
Tirare le somme di come si stia comportando il mercato a fronte del caro bollette sembra evidente: nel 2017 il prezzo al metro quadro degli immobili a media efficienza superava quello delle abitazioni non efficienti solo del 5% ma era più economico rispetto agli immobili super green di oltre il 20%. Le classi dalla B alla D hanno rappresentato quindi buon investimento sul medio periodo.
Quello che risulta particolarmente interessante da notare è lo scarto tra il prezzo della classe alta rispetto quella media: si è ridotta del 2% dal 2017 ad oggi. Se si prende in considerazione la classe più bassa, invece, la forbice è cresciuta del 7%, passando dal 25% al 32%.