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Mps: conti in rosso, pesano le oltre 4 mila uscite

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Banca Mps chiude i primi nove mesi dell’anno con una perdita di pertinenza della capogruppo di 360 milioni di euro, a fronte di un utile di 388 milioni di euro dei primi nove mesi dello scorso anno. Il risultato, come si legge nella nota, sconta i 925 milioni di euro per le uscite anticipate di oltre 4.000 addetti alla fine di novembre.

Il 4 novembre scorso è stato completato l’aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro, uno dei pilastri del piano strategico 2022-2026, che ha permesso di rafforzare significativamente i coefficienti patrimoniali, con un CET 1 ratio e un Tier 1 ratio pro forma post aumento di capitale pari al 15,7% (14,7% fully loaded) e un Total Capital Ratio pari al 19,5%. I coefficienti patrimoniali pro-forma, si legge nella nota, già scontano la contabilizzazione di costi di ristrutturazione per 925 milioni di euro relativi all’esodo volontario di oltre 4.000 persone. Escludendo tali costi di ristrutturazione, l’utile netto al 30 settembre 2022 è pari a 565 milioni di euro, supportato da un risultato ante imposte di 150 milioni di euro e un positivo impatto delle tasse per 415 milioni di euro.

Al 30 settembre 2022 il gruppo ha realizzato ricavi complessivi per 2.248 milioni di euro, in lieve calo (-0,5%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, principalmente a causa della diminuzione degli altri ricavi della gestione finanziaria. Le commissioni nette al 30 settembre 2022, pari a 1.055 milioni di euro, risultano in calo rispetto a quelle consuntivate nello stesso periodo dell’anno precedente (-5,2%) in ragione della elevata volatilità di mercato.

Tra gli altri risultati quello delle commissioni nette che al 30 settembre 2022, pari a 1.055 milioni di euro, risultano in calo rispetto a quelle consuntivate nello stesso periodo dell’anno precedente (-5,2%) in ragione della elevata volatilità di mercato.

Inoltre i volumi di raccolta diretta si sono attestati a 83,8 miliardi di euro e risultano in calo rispetto ai valori di fine giugno 2022 di 0,5 miliardi di euro per il calo dei depositi vincolati (-0,5 miliardi di euro), in linea con la strategia di riduzione delle componenti costose, e delle obbligazioni (-0,7 miliardi di euro) solo in parte compensato dalla crescita dei conti correnti (+0,4 miliardi di euro) e delle altre forme di raccolta (+0,3 miliardi di euro).

Dopo l‘aumento di capitale da 2,5 miliardi, la banca, come si legge nella nota sui conti, su richiesta Consob, ritiene “che vi sia la ragionevole aspettativa che il Gruppo continui a operare come un’entità in funzionamento in un futuro prevedibile e che siano superati i dubbi significativi sulla continuità aziendale dichiarati nelle precedenti rendicontazioni”.

Le dichiarazioni del ceo di Mps

Il ceo di Mps, Luigi Lovaglio, aprendo la conference call con gli analisti, ha spiegato che intende “raggiungere in anticipo gli obiettivi del piano industriale” e ha rivendicato: “Ad agosto abbiamo detto che stavamo lavorando sull’implementazione del Piano. Oggi posso dire che abbiamo raggiunto le principali milestone. L’aumento di capitale è stato concluso con successo, pur in un mercato volatile, grazie alla fiducia accordata dai nostri investitori” e rappresenta “uno dei pilastri del Piano Strategico 2022-26. Possiamo adesso iniziare una nuova epoca della banca, avendo già contabilizzato 925 milioni di costi di ristrutturazione ed ottenendo risparmi per circa 300 milioni di euro”.

Lovaglio si è riferito alle 4.000 uscite programmate, di cui il 25% relative al personale amministrativo presente in sede. I vantaggi della riduzione del personale saranno chiaramente visibili già dal mese di dicembre, quando sarà chiaramente visibile il reale potenziale della banca, ha detto il ceo.

Sindacati: accolte le richieste di esodo anticipato

Subito dopo la presentazione dei conti, i sindacati di Mps, in una nota unitaria ,confermano che il Cda della banca, nella seduta del 10 novembre, ha accolto tutte le domande di esodo anticipato che riguardano 4.125 addetti sui 21.244 totali, ovvero il 19,41% della forza lavoro (dato al 30 settembre, suddivisi in 1.368 filiali).

I sindacati aggiungono che sono impegnati ora “per la ricerca delle migliori tutele e garanzie per le lavoratrici e lavoratori interessati dalla complessa e difficile fase di riorganizzazione e dalle operazioni di integrazione delle società del gruppo”. Le segreterie di coordinamento Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin hanno precisato che “per la valorizzazione delle professionalità esistenti, come più volte sottolineato anche dall’amministratore delegato, le organizzazioni sindacali intendono anche concretizzare quanto prima il percorso previsto dall’accordo dello scorso 4 agosto su tutti i temi della contrattazione di secondo livello, che partirà dalla negoziazione del welfare, dalla riattivazione del sistema premiante, dallo sviluppo dei percorsi di crescita professionale e dalla ripresa delle promozioni”.