La flat tax è uno strumento contrario ad una tassazione equa e giusta. Prevedere regimi forfettari, a vantaggio di particolari categorie, crea disuguaglianze tra le persone e carica sempre più sulle sole spalle dei dipendenti e pensionati il peso dell’Irpef.
È quanto sostiene la Uil, che va all’attacco dell’imposta forfettaria, dimostrando attraverso uno studio il forte gap nel pagamento delle tasse tra lavoratore autonomo e dipendente con lo stesso reddito.
Una discrepanza già evidente. Citando i dati del Mef relativi alle dichiarazioni del 2020, la Uil sottolinea che i dipendenti hanno versato il 61,1% del totale dell’Irpef netta, mentre i pensionati ne hanno versato il 35,2%, il 96,3% del totale, appunto.
Lo studio
Ma veniamo allo studio, realizzato analizzando l’imposta sostitutiva al 15% rispetto al fatturato e rispetto al reddito imponibile dopo l’applicazione dei coefficienti di redditività per gli autonomi e lo sconto sulla contribuzione, ovvero quei parametri che si basano sui costi che devono sostenere gli autonomi per l’esercizio delle loro attività e che variano in base al settore. Lo squilibrio è evidente sia nelle fasce più alte che in quelle più basse.
Qualche esempio per capire meglio:
- un lavoratore autonomo che lavori nel settore immobiliare e delle costruzioni con un reddito imponibile di 73.100 euro dopo aver applicato i coefficenti di redditività , pagherà un’imposta di 8.224 euro a fronte dei 25.275 euro di un lavoratore dipendente (il 34,58%) e dei 25.365 di un pensionato (il 34,70%).
- un ambulante del settore non alimentare con un reddito di 45.900, la tassazione sarà di 5.164 a fronte della spesa a pari reddito di 12.801 per un dipendente (il 27,89%) e di 13.226 (il 28,82%) per un pensionato.
- Il caso limite usato dal sindacato che arriva fino a una differenza dell’804% è quella del un autonomo nel settore commercio alimentari e bevande con 85.000 di fatturato, che pagherà cioé 3.825 euro di imposta netta mentre dipendenti e pensionati con lo stesso reddito dovranno sborsare rispettivamente 30.766 e 30.906 euro.
La flat tax, ha detto il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti “è uno strumento contrario ad una tassazione equa e giusta. Prevedere regimi forfettari, a vantaggio di particolari categorie, crea disuguaglianze tra le persone e carica sempre più sulle sole spalle dei dipendenti e pensionati il peso dell’Irpef” che, ha aggiunto, “più che un’imposta sui redditi, è una tassa su salari e pensioni”.
“Uno Stato democratico deve fondarsi su un fisco equo e progressivo così come previsto dalla nostra Costituzione – ha rimarcato il segretario confederale della Uil -. Serve una vera riforma che diminuisca il carico fiscale per i dipendenti e i pensionati improntando il sistema ad una piena progressività e allargando la base imponibile dell’imposta sui redditi. Parallelamente si deve investire in una vera forte battaglia all’evasione fiscale, un male endemico del nostro Paese, che ogni anno sottrae ai cittadini oltre 100 miliardi di euro, l’equivalente dell’importo speso per tre leggi di bilancio”.