La Cina allenta le restrizioni e abbandona gradualmente la politica zero Covid. Dopo le proteste dei giorni scorsi, il governo cinese ha dichiarato che non sarà più necessario esibire tamponi negativi per viaggiare tra le diverse zone del Paese. Inoltre le autorità cinesi hanno dichiarato che, a meno che un’area non sia designata come ad alto rischio, il lavoro e la produzione locale non possono essere interrotti.
Cina abbandona politica zero Covid
L’annuncio sul sito web della Commissione nazionale per la salute cinese ha formalizzato così altre recenti modifiche ai controlli anti Covid, come la possibilità per un maggior numero di persone di effettuare la quarantena a casa. Le misure prevedono anche che, ad eccezione di strutture come case di riposo, scuole elementari e medie e cliniche sanitarie, i governi locali non devono richiedere test virali negativi o controlli sanitari.
Nell’ultimo anno i controlli anti Covid in Cina sono diventati particolarmente severi e la capitale Pechino ha richiesto sempre più spesso alle persone di scansionare un codice sanitario con un’app per smartphone per poter entrare nei locali pubblici. Il codice sanitario doveva mostrare un risultato negativo al test antivirus negli ultimi due o tre giorni. Se il codice sanitario decideva che l’utente era entrato in contatto con una persona iinfetta o con un’area a rischio Covid, l’app mostrava una finestra pop-up, rendendo impossibile l’accesso alle aree pubbliche o l’imbarco su treni o aerei fino a quando il pop-up non fosse stato sbloccato.
Una severa politica zero Covid quella cinese che ha finito per aumentare la frustrazione della popolazione, con studenti e gruppi di persone che hanno organizzato proteste pubbliche durante l’ultimo fine settimana di novembre.
Da lì la decisione di ammorbidire la linea. Negli ultimi giorni così, le autorità locali di tutto il Paese hanno eliminato molti controlli. Secondo le nuove linee guida presentate dalla Commissione nazionale per la salute (Nhc) di Pechino, “le persone infette asintomatiche e i casi lievi che possono essere isolati a casa vengono ora generalmente isolati al domicilio” e il Paese “ridurrà ulteriormente la portata dei test sugli acidi nucleici e ridurrà la frequenza dei test”.
Dan Wang, capo economista di Hang Seng China alla CNBC ha così commentato:
“Non sappiamo se le vere restrizioni, o il ‘ritorno alla normalità’, possano effettivamente avvenire entro i prossimi sei mesi, perché possiamo vedere che per le città più piccole, ad esempio Taiyuan e Xi’an, i loro cambiamenti delle restrizioni Covid sono ancora molto indietro rispetto a ciò che sta accadendo a Pechino e Shanghai”.
La reazione dei mercati
Sebbene alcuni dei cambiamenti nella politica zero Covid facciano eco ad analoghe misure di alleggerimento adottate da altri Paesi molti mesi fa, l’annuncio della Cina è stato il segnale più forte, finora, che il Paese si sta preparando a convivere con il virus dopo quasi tre anni di restrizioni paralizzanti che hanno colpito l’economia.
La reazione del mercato, tuttavia, è stata blanda, poiché l’attenzione si sposta sulla capacità della Cina di attuare il cambiamento di politica, soprattutto se i nuovi casi di COVID dovessero aumentare durante l’inverno. Secondo gli analisti, il percorso verso la piena riapertura dell’economia sarà lungo e accidentato, e non privo di rischi.
L’indice Composite di Shanghai è sceso dello 0,6%, l’Hang Seng di Hong Kong è sceso dell’1% e lo yuan è rimasto sostanzialmente stabile, rinunciando ai primi guadagni.
“La realtà sul campo è ancora quella di una continua pressione, anche se le prospettive stanno migliorando un po’”, ha dichiarato Mitul Kotecha, responsabile della strategia dei mercati emergenti presso TD Securities a Singapore.
Ad aggravare il quadro i dati sempre della Cina sul commercio a novembre, con le importazioni e le esportazioni che hanno subito il maggior calo mensile dal 2020, facendo presagire un cattivo andamento delle prospettive di ripresa.