Dopo circa un mese di rialzi, per la prima volta Wall Street ha assistito ad una forte ondata di vendite che ha visto gli indici azionari lasciare sul terreno oltre un punto percentuale. La condizione di ipercomprato, i contrastati dati macroeconomici e le deludenti vendite al dettaglio hanno funto da volano all’ondata di Sell, non del tutto inattesa comunque dopo i forti rialzi dell’ultimo periodo. Il Dow Jones ha ceduto l’1.11% a 13215, l’S&P500 l’1.40% a 1491, il Nasdaq e’ arretrato dell’1.65% a 2533.
Dopo la decisione della Fed di lasciare invariati i tassi d’interesse al 5.25%, sui mercati non sembrano essere presenti, al momento, catalizzatori in grado di giustificare un’estensione del rally dei listini. Di buono c’e’ che la stagione degli utili si sta continuando a mostrare migliore delle attese e che le trattative di M&A continuano in larga misura.
Per il resto, la giornata ha fornito diversi segnali che potrebbero alludere ad una pausa o ad una correzione del comparto azionario. Gli aggiornamenti sulla congiuntura Usa diffusi in mattinata si sono rivelati contrastati. Le condizioni nel comparto del lavoro restano buone (sussidi di disoccupazione in calo), mentre le pressioni inflazionistiche hanno ripreso a salire, come ha dimostrato l’incremento dei prezzi all’importazione, avanzati dell’1.3% lo scorso mese. Inoltre il deficit commerciale Usa e’ risultato in crescita del 10.4% dopo tre mesi consecutivi di ribassi.
Se da un lato cio’ potrebbe portare ad una revisione al ribasso della crescita economica del primo trimestre, mettendo maggiori pressioni alla Banca Centrale per effettuare un taglio del costo del denaro in uno dei prossimi meeting, dall’altro non fa altro che confermare lo stato di rallentamento della crescita economica.
Le deboli vendite retail riportate dall’80% delle aziende nel mese di aprile oltre ad evidenziare la fase di stallo dell’economia Usa hanno sollevato anche diversi dubbi sullo stato di salute delle famiglie americane e sulla fiducia dei consumatori, probabilmente risentiti degli elevati prezzi energetici e della continua erosione del comparto immobiliare.
La lista delle aziende che hanno fallito nel rispettare le stime sulle vendite comparate e’ piuttosto lunga. Tra le societa’ di maggiore spessore si distinguono Wal-Mart ([[WMT]]), Abercrombie & Fitch ([[ANF]]), Gap ([[GPS]]), JC Penney ([[JCP]]), Federated ([[FD]]), Nordstrom ([[JWN]])
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Tra le altre notizie societarie, nella girandola delle fusioni ed acquisizioni, ad occupare la scena in giornata e’ stato l’accordo tra Sanyo Electric Credit ([[SANYO]]) e la conglomerata industriale General Electric ([[GE]]) che ne ha rilevato il 97.15%. Attraverso l’operazione, costata poco piu’ di $1 miliardo, l’azienda americana punta ad un’espansione del proprio business nel mercato giapponese.
Nel comparto hi-tech, Lenovo ([[LNVGF]]) ha raggiunto un accordo con Microsoft ([[MSFT]]) che le permettera’ di installare nei propri personal computer alcuni software e il sistema operativo Windows per un costo complessivo di $1.3 miliardi.
Nel settore dei metalli, riflettori puntati ancora sul possibile merger Alcoa ([[AA]]) /Alcan ([[AL]]). Il gigante americano dell’alluminio si e’ detto disposto a vendere alcuni suoi business purche’ in grado di soddisfare i requisiti richiesti dall’autorita’ antitrust per poter completare l’acquisizione dell’azienda canadese.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico in leggero progresso il petorlio. I futures con consegna giugno sono avanzati di 26 centesimi a $61.81 al barile. Sul valutario, euro in calo nei confronti del dollaro a quota 1.3483. In ribasso di $15.50 l’oro a quota $667.00 all’oncia. In rialzo i titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni e’ sceso al 4.6480% dal 4.6680% di mercoledi’.
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