Come anticipato dalle indiscrezioni di stampa, Sam Bankman-Fried, fondatore ed ex ceo dell’exchange di criptovalute FTX, finito in bancarotta nei mesi scorsi in quello che è uno degli scandali finanziari più importanti della storia recente, si è dichiarato “non colpevole”. Una scelta difensiva che alcuni esperti hanno definito come suicida, alla luce del fatto che negli Stati Uniti America è quasi sempre meglio patteggiare per vedersi ridotta la pena, che in questo caso potrebbe arrivare fino a 100 anni di reclusione.
In ogni caso, Bankman-Fried, comparso ieri, 3 gennaio, davanti al giudice distrettuale della corte federale di Manhattan, Lewis Kaplan, dove è accusato di aver truffato gli investitori della piattaforma ha dunque scaricato ogni responsabilità personale relativamente agli otto capi d’accusa, tra cui la frode telematica e l’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro.
In attesa che il processo abbia inizio, il 2 ottobre 2023, Bankman-Fried resta in libertà vigilata. Arrestato lo scorso dicembre alle Bahamas, Sam Bankman-Fried è stato e successivamente estradato negli Stati Uniti e, dopo pochi giorni, liberato con una cauzione di 250 milioni di dollari. Da allora è sottoposto a monitoraggio con braccialetto elettronico e vive con i suoi genitori, Joseph Bankman e Barbara Fried, entrambi professori alla Stanford Law School in California.
Il trentenne fondatore di FTX sta anche affrontando una causa civile promossa dalla Securities and Exchange Commission (Sec) che lo accusa di aver frodato gli investitori che hanno finanziato con 1,8 miliardi nella società dalla sua fondazione nel 2019.
Il crollo di FTX: alle Bahamas recuperati 3,5 miliardi di dollari in asset
FTX è crollata all’inizio di novembre, dopo un’ondata di prelievi senza precedenti. E ha dichiarato bancarotta l’11 novembre scorso, spazzando via i conti di migliaia di utenti, he difficilmente riusciranno a recuperare il proprio denaro.
Alle Bahamas, luogo che l’ex-ceo di FTX aveva scelto come sede legale della piattaforma, le autorità sarebbero però riuscite a recuperare 3,5 miliardi di dollari in asset che appartenevano all’exchange. Anche se la cifra è esigua rispetto al totale, i tribunali impegnati in operazioni simili, soprattutto quelli americani, giapponesi e turchi, potrebbero unire le loro forze, e gli utenti truffati potrebbero riavere indietro almeno una piccola parte dei soldi persi.