Economia

Fintech, Credimi a rischio liquidazione dopo la trattativa in salita con Unicredit

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La fintech italiana Credimi ha quasi esaurito la cassa a disposizione. Lo riferisce “Il Sole 24 Ore”, secondo cui il dossier è sotto la lente di Banca d’Italia. Che prevede tre opzioni:

  1. la liquidazione della fintech;
  2. un’accelerata nella negoziazione con Banca CF+, challenger bank nata nel 2021 dallo spin-off del Credito Fondiario e guidata da Iacopo De Francisco.;
  3. una riapertura della trattativa con la banca milanese UniCredit, che dopo un’offerta di acquisto di 20 milioni di euro si è arenata su una serie di condizioni richieste dal compratore.

La possibilità della liquidazione per ora sembra quella meno probabile, mentre le altre due opzioni richiedono almeno 2 mesi di tempo per chiudersi.

Chi è Credimi

Credimi è stata fondata nel 2015 ed è guidata da Ignazio Rocco di Torrepadula (nella foto sopra). Quest’ultimo ha più di 25 anni di esperienza nel settore dei servizi finanziari, è stato leader della practice Istituzioni Finanziarie di The Boston Consulting Group in Europa Centrale, e precedentemente si è occupato di corporate banking e venture capital nel Gruppo Akros, nel Gruppo Imi e in 21 Investimenti. Oltre alla sua attività in Credimi, è oggi senior advisor di Tikehau Investment Management, gruppo di asset management pan-europeo leader nella gestione di fondi di credito corporate e advisor del Consiglio di amministrazione di Unicredit Group, relativamente a temi di innovazione e tecnologia.

La fintech è specializzata nei finanziamenti alle pmi e alle micro-imprese. In pochi anni ha erogato oltre 2 miliardi di prestiti, raccogliendo circa 25 milioni di euro in due round, sottoscritti da United Ventures, Vertis, Merloni Holding, Tikehau Capital e Deutsche Bank. La clientela servita dalla fintech è stata a lungo trascurata dalle grandi banche perché considerata poco profittevole e più rischiosa. Nella lunga era dei tassi a zero, il costo dell’esame delle richieste di pmi e professionisti finiva per superare gli interessi esigibili dal debitore. In questo vuoto di offerta si sono inserite diverse piattaforme di credito digitale che con i loro algoritmi hanno reso più rapida e conveniente l’analisi del merito di credito e quindi l’erogazione del finanziamento.

Credimi è stata fra le prime a intravvedere l’opportunità e fra le più attive a sfruttarla. Il repentino rialzo dei tassi degli ultimi mesi, con l’aspettativa che il costo del denaro rimanga su livelli elevati a lungo, ha risvegliato l’appetito delle banche per questo segmento di clientela, tornato redditizio. Non è detto che questa attenzione si concretizzi in un’offerta per la fintech o in una partnership ma l’integrazione delle sue tecnologie in banca avrebbe un fondamento strategico. Credimi aveva annunciato il 9 novembre 2022 al Fintech Future, l’evento annuale di AssoFintech, che aveva bisogno di un partner bancario per lavorare. Ignazio Rocco di Torrepadula all’epoca aveva dichiarato:

“Noi dobbiamo innanzitutto risolvere un problema che è il nostro modello di raccolta. Noi oggi raccogliamo attraverso cartolarizzazioni, questo è chiaramente una strozzatura, ci limita molto, quindi dobbiamo dotarci o di una nostra raccolta bancaria, per cui serve una licenza, oppure accordarci o fare una partnership con una banca per avere raccolta bancaria che ci permetterebbe di fare circa il doppio dei volumi e circa tre volte la contribuzione che abbiamo oggi. Fatto quello, ci interessa portare lo stesso approccio alle piccole imprese di altri paesi europei sia quello del credito sia il nuovo prodotto che è  un prodotto non di credito, basato su PSD2, che abbiamo sviluppato”.