(9Colonne) – Washington, 25 mag – Licenziato perché visita ripetutamente siti pornografici dal posto di lavoro. Una motivazione di fronte alla quale anche il più coraggioso degli avvocati sconsiglierebbe al proprio cliente di ricorrere a un tribunale. Ma non è stato così per il legale di James Pacenza, 58enne veterano della guerra in Vietnam, che ha deciso di portare davanti al giudice l’Ibm, presso cui lavorava, dopo che nei giorni scorsi la multinazionale ha fatto pervenire al proprio dipendente la lettera di licenziamento perché l’uomo continuava a collegarsi a siti internet a luci rosse dal computer dell’ufficio. Ma Pacenza ha spiegato che la sua è una dipendenza al sesso causata dallo stress della guerra e che l’azienda informatica anziché licenziarlo avrebbe dovuto offrirgli aiuto, come si fa nei casi di dipendenza dalla droga o dall’alcol. “Vedere i miei migliori amici uccisi mentre eravamo di pattuglia in Vietnam nel 1969 mi ha causato questa malattia da stress post-traumatico – argomenta l’uomo – I miei problemi psicologici mi hanno creato questa dipendenza dal sesso, specialmente dalle chat room su internet”. Quando un collega ha riferito ai suoi superiori che Pacenza invece di lavorare andava a caccia di sesso on-line, questi non hanno voluto sentire ragioni, e dal momento che avevano già inviato un avvertimento all’impiegato non ci hanno pensato due volte e gli hanno dato il benservito. Gli avvocati dell’ex soldato americano hanno spiegato che il loro cliente utilizza il web come forma di autoterapia per controllare la malattia. Nonostante appaia difficile che i giudici possano dare ragione a Pacenza, il caso potrebbe comunque costituire un importante precedente per quanto riguarda il trattamento che le aziende statunitensi possono riservare in casi analoghi ai propri impiegati.
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