La globalizzazione dei mercati e l’apertura di nuove frontiere economiche accompagnate dalle moderne tecnologie rappresentano uno scenario che ogni giorno tutti possiamo “toccare” con mano, in quella che viene definita “tempesta evolutiva”.
Tutte le teorie economiche, classiche e moderne, da una parte, ed i numerosi pilastri giuridici che garantiscono il diritto dei cittadini, dall’altra parte, sono oggetto di continui capovolgimenti di fronte, revisione, apertura di nuovi spazi tra prassi e dottrina che portano ad un grande clima di “certezza in itinere”.
La tecnologia dell’informazione è uno strumento di grande potenza ma allo stesso tempo crea una separazione tra le immediate esigenze del mercato e le possibilità di azione, coniuga l’analisi approfondita con una velocità di esecuzione che spesso, come accade nel nostro paese, non va di pari passo con le organizzazioni delle istituzioni. Velocità, velocità…..
Ma fermiamoci un attimo e riflettiamo. Come fece tanti anni fa un famoso premio Nobel per l’economia: “dove andiamo” è una di quelle domande che è lecito porsi alla luce dell’incertezza la quale, il più delle volte, regna sovrana.
In questo clima, garantire il regolare rispetto di funzioni prioritarie come l’interesse economico generale ed efficienti condizioni di accesso agli strumenti offerti dalla legislazione rappresentano un obiettivo prioritario a tutela di un comune cittadino sempre più spaesato nell’oceano dell’evoluzione economica e legislativa.
Puntando il microscopio sul nostro paese, la realtà è la seguente: novità legislative continue, leggi a cascata, provvedimenti che ne rivedono i contenuti, interpretazioni e risoluzioni che ribaltano certezze, e giù di lì. Ma dove va a finire la tutela privatistica?
Dove vanno a finire gli incentivi per veicolare le nostre imprese ed il nostro mercato verso risultati soddisfacenti?
Finalmente la Conciliazione. Non una provocazione, neppure un’utopia, ma, dati alla mano, un’importante realtà.
Quando si parla di garanzie, il pensiero corre subito al nostro sistema giudiziario, che negli ultimi anni ha tentennato non poco e che mostra segni di preoccupante collasso; una macchina, insomma, in sovraccarico di lavoro.
Proporre strumenti alternativi di risoluzione delle controversie (Adr — Alternative Dispute Resolution) diventa, quindi, una scelta intelligente e, per qualcuno, obbligata per i nostri Tribunali.
Ma poniamo l’accento su “alternativi”: lo strumento della conciliazione, di derivazione anglosassone, si affianca all’opera della nostra giustizia ordinaria, non è “sostitutiva” di quest’ultima.
La Conciliazione, resa al mercato in modo compiuto dal Dlgs 5/2003, è una nuova frontiera per la risoluzione dei contenziosi che spesso, per anni, rimangono nelle aule dei tribunali per poi giungere ad un risultato finale tutt’altro che appagante.
Tutto ciò non vale per questo strumento Adr: efficienza-rapidità ed economicità-costi contenuti rappresentano un valore aggiunto difficilmente eguagliabile dalle altre procedure.
La casistica dei contenziosi è vastissima, i protagonisti si sentono spesso non tutelati e, alla fine, non soddisfatti dei risultati; in poche parole bassa qualità.
Proprio su questo aspetto si cerca di migliorare con lo strumento Adr, una soluzione di qualità per le liti è un progetto di importanza economica ma anche sociale.
In questo modo vengono messe in discussione e rivalutati aspetti spesso trascurati: la comunicazione tra cittadini-imprese e gli enti pubblici; un ponte di importanza cruciale per chi crede nell’interazione di qualità tra il pubblico ed il privato.
La Conciliazione può essere la risposta giusta a quanto detto. Nel nostro paese è ancora uno strumento “giovane” di nascita, ma nel mondo anglosassone è diffusa ed i risultati le rendono pieni meriti.
Mediation, negoziazione ed altro ancora: stiamo mutuando strumenti al passo con i tempi ed i costi di un mercato che pullula di continue novità ed evoluzioni che fanno propendere l’ago della bilancia economica verso il regno dell’incertezza.
Ma offrire al mercato qualche certezza in più come un efficace soluzione alternativa alla giustizia ordinaria può rappresentare solo un primo, importante passo verso una rivoluzione in termini di qualità.
di Simonetta Di Simone