Il valore della consulenza. Il parere degli operatori sulla proposta di stop alle retrocessioni
Lo stop alle retrocessioni è una rivoluzione a cui bisogna prepararsi, ma che non stravolgerà l’ordine delle cose o almeno non lo farà a breve. Sono questi in estrema sintesi i pensieri espressi da Massimo Doris e Alessandro Foti su un tema cruciale per il futuro dell’advisory italiana, emersi nella tavola rotonda moderata da Leopoldo Gasbarro e andata in scena nell’evento “Il valore della consulenza” organizzato il 16 febbraio da Wall Street Italia. Intanto continua a tenere banco il dibattito nel settore sul tema dell’abolizione di commissioni e incentivi a seguito di una proposta europea sulla vendita e distribuzione dei prodotti e servizi d’investimento in Italia, soprattutto agli investitori identificati come clienti retail.
Il tema caldo delle retrocessioni
Gli incentivi sono senz’altro il tema più caldo dell’industria della consulenza finanziaria, a livello non solo italiano ma anche europeo. Il modello di retribuzione dei consulenti oggi vede schierati da una parte la “commission-based remuneration”, cioè gli incentivi inseriti nei costi degli strumenti finanziari per remunerare l’attività del consulente finanziario che “raccomanda” un prodotto al di fuori di un contratto di consulenza, dall’altro la “fee-based remuneration”, cioè la commissione pagata direttamente al consulente dal cliente, come accade per qualsiasi altro libero professionista indipendente.
Gli estratti video
In merito alle proposte europee sullo stop agli incentivi alla consulenza, l’AD di FinecoBank Alessandro Foti ha detto:
“Un cambio sotto punto di vista regolamentazione europea avverrà nel lungo periodo, bisogna prepararsi a un cambio che non succederà domani mattina ma che molto probabilmente avverrà. Ad oggi a Fineco abbiamo quasi 28 miliardi di euro sui 52 miliardi di risparmio gestito su cui i nostri clienti pagano una commissione di consulenza. I nostri clienti sono già abituati a pagare una commissione e soprattutto i nostri consulenti sono entrati in questa dimensione. Ci stiamo preparando per un eventuale cambiamento”.
Un più tranchant il commento dell’AD di Banca Medionalum, Massimo Doris:
“Io non sono a sfavore del sistema fee only, io sono per la libertà di mercato, quello che dovresti chiedermi, come avviene, è essere trasparente. Laddove sono state fatte queste normative con lo scopo di far pagare il cliente meno, il cliente non sta pagando meno. Addirittura secondo i dati di St James Place da quando è stata introdotta la RDR in Inghilterra la fee totale per i clienti è leggermente cresciuta. Quindi il cliente non va a pagare meno. Io ritengo che chi lavora con professionalità dando valore aggiunto e con qualità, continuerà a stare sul mercato e sarà ben remunerato per quello che fa. Detto ciò, anche noi come Mediolanum lavoriamo per prepararci per questo eventuale cambiamento.”
Al riguardo si è pronunciato, nella tavola rotonda istituzionale, anche direttore generale di Abi, Giovanni Sabatini:
“Come Abi abbiamo commissionato uno studio a Kpmg che ha individuato che il livello dei costi dei due modelli, fee-based e commission-based, è fondamentalmente analogo, ma il modello commission-based garantisce un livello di informazione al cliente retail non rilevato nel modello fee-based“.