La decisione è stata presa, manca solo l’annuncio ufficiale. Come già anticipato dal Denaro ieri, entro questa settimana il Defense acquisition board, formato dall’aeronautica militare e dall’esercito statunitensi, dovrebbe rendere noto l’esito della gara d’appalto per il rinnovo della flotta di aerei da trasporto vecchia di trent’anni.
L’Italia partecipa con il C-27J Spartan, velivolo realizzato da Alenia Aeronautica, società di Finmeccanica, assieme alle americane L-3 Communications e Boeing. Dovrà vedersela con i C-295 proposti dal consorzio europeo Eads, mentre sono fuori dai giochi i C-130J quadrimotore dell’americana Lockheed Martin, evoluzione dei C-130 utilizzati attualmente dall’aeronautica Usa.
In ballo c’è una commessa per 145 aerei del valore di 6 miliardi di dollari, ma l’eventuale vittoria italiana nella gara Jca (Joint cargo aircraft) costituirebbe soprattutto un importante trampolino di lancio per altri affari. Per ora dalla commissione statunitense, formata da nove persone, le bocche restano cucite. “E’ una situazione imbarazzante – spiegano fonti di Alenia all’agenzia Il Velino – non trapela nulla, non ci sono rumors. Intanto la stampa estera si scatena, continua a scrivere di tutto e ad avanzare le ipotesi più varie”.
Gli aerei italiani, a sentire gli esperti, sono tecnicamente superiori rispetto a quelli proposti dai concorrenti di Eads, in quanto particolarmente adatti ai nuovi scenari di guerra, Iraq e Afghanistan, dove le performance degli elicotteri attualmente in uso si sono dimostrate al di sotto delle aspettative. Ma sull’esito della gara potrebbero influire altre varianti, come la pressione della lobby delle armi sul Congresso o la decisione del Pentagono di “diversificare” gli ordinativi fra le maggiori aziende americane. Né pare che sulla questione possano influire i colloqui fra il Governo e il presidente George W. Bush durante la visita in Italia dell’8, 9 e 10 giugno prossimo, al contrario di quanto è avvenuto in occasione del viaggio di Vladimir Putin a Bari del marzo scorso. In quell’occasione Alenia, tramite Finmeccanica, ha siglato l’ultimo atto dell’accordo con Sukhoi per la produzione del superjet 100: 1.800 aerei civili fra i 60 e i 110 posti da collocare in vent’anni sul mercato dei velivoli regionali fino ad allora saldamente nelle mani della brasiliana Embraer e della canadese Bombardier. Per la gara Jca, invece, come detto, tutto è già deciso. A Roma il presidente degli Usa potrà solo spiegare cosa ha influito nella scelta o meno dei velivoli Alenia.
Le dichiarazioni dei vertici dell’azienda e di quelli di Piazza Monte Grappa sono improntati all’ottimismo. Il presidente e amministratore di Finmeccanica, Francesco Guarguaglini, si dice “fiducioso” mentre il direttore generale, Alessandro Pansa, confida di guardare “con speranza” all’esito della gara . Il suo collega Giorgio Zappa, anche lui “in fiduciosa attesa”, all’inizio dell’anno ha dichiarato alla stampa che “vendere l’aereo agli americani per noi sarebbe come vincere le Olimpiadi”. Ci sono “buone speranze di successo” anche per l’amministratore delegato di Alenia, Giovanni Bertolone.
Parole che potrebbero sembrare a uso e consumo dei mass media se non fossero supportate dai dati tecnici. “Il C-27J – spiegano da Alenia – ha maggior capacità di combustibile e, dunque, può completare più missioni con un numero minore di voli rispetto al concorrente, il che lo rende più efficiente ed economico come piattaforma da trasporto”. Il numero di aerei necessario per trasportare 240 tonnellate di carico a 500 miglia nautiche entro 12 ore, ad esempio, è di nove Spartan contro i diciassette C-295 di Eads. Continuando nel raffronto fra i due velivoli, secondo i dati pubblicati dalla società italiana e non ancora confutati dai concorrenti, la velocità di crociera massima del C-27J è di 315 nodi contro i 260 del modello euro-iberico; la massima capacità di carico dello Spartan è superiore al concorrente del 20 per cento, mentre il range è di 3.200 miglia nautiche contro 2.750. Ancora, l’autonomia con sei tonnellate di carico è di duemila miglia nautiche per il C-27J contro le 1.300 del C-295 che, inoltre, non è interoperabile con gli altri velivoli dell’Alleanza atlantica né può trasportare i pallet standard Nato.
Fuori dal linguaggio tecnico, gli esperti concordano sul fatto che lo Spartan è in grado di decollare o atterrare su piste di terra battuta o erba, i consumi risultano bassi e gli spazi dove atterrare sono ridotti al minimo. Il velivolo è considerato il naturale sostituto del G-222 ma, in confronto, non teme più il ghiaccio, può essere rifornito in volo, ha maggiore autonomia ed è in grado di decollare a pieno carico anche con un solo motore. La bontà del progetto è confermata dalle commesse: oltre all’Italia e alla Grecia, che ne hanno chiesti dodici, le forze armate bulgare ne hanno ordinati 5, quelle lituane 3, la Romania ha programmato di ordinarne sette. Il C-27J è in fase di valutazione anche da parte delle forze aeree di Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Arabia Saudita e Qatar, mentre Canada e Australia dovrebbero acquistarne dalle 15 alle 20 unità per “svecchiare” la flotta. Ma la partita più grossa resta indubbiamente quella per la fornitura di aerei a Washington. E, paradossalmente, a giocarsela sono due costruttori europei.