Dopo il fallimento della Silicon Valley Bank, ora la seconda banca svizzera per importanza sta cercando di riprendersi da una serie di scandali che hanno minato la fiducia di investitori e clienti. Parliamo di Credit Suisse, le cui azioni sono crollate ai minimi storici per il secondo giorno consecutivo, dopo che un investitore di primo piano della banca svizzera in difficoltà ha dichiarato di non essere in grado di fornire ulteriore liquidità a causa di restrizioni normative. Le contrattazioni delle azioni della banca sono state interrotte più volte nel corso della mattinata, mentre il titolo è sceso per la prima volta sotto i 2 franchi svizzeri (2,17 dollari). Il titolo ha recuperato leggermente intorno a mezzogiorno, ora di Londra, prima di estendere le perdite nelle contrattazioni del primo pomeriggio. L’ultima volta il Credit Suisse è stato scambiato con un ribasso di oltre il 30%.
Come reazione a catena, diverse banche italiane sono state sospese dagli scambi, tra cui UniCredit, Finecobank e Monte Dei Paschi.
Cosa sta succedendo a Credit Suisse
Gli investitori continuano a valutare l’impatto dell’annuncio di martedì della banca di aver riscontrato “debolezze materiali” nei suoi processi di rendicontazione finanziaria per il 2022 e il 2021.
L’istituto di credito svizzero ha reso nota l’osservazione nella sua relazione annuale, inizialmente prevista per giovedì scorso, ma ritardata da una telefonata tardiva della Securities and Exchange Commission (Sec) statunitense. La conversazione con la Sec riguardava una “valutazione tecnica delle revisioni precedentemente divulgate ai rendiconti finanziari consolidati negli esercizi chiusi al 31 dicembre 2020 e 2019, nonché i relativi controlli”.
Il rapporto pubblicato da Credit Suisse conferma i risultati già annunciati il 9 febbraio, che fanno stato di una perdita di 7,29 miliardi di franchi lo scorso anno, la più consistente dal 2008. Alla fine del 2022 la banca ha reso noto di aver assistito a “ritiri significativamente più elevati di depositi in contanti, al mancato rinnovo di depositi a termine in scadenza e a deflussi netti di attività a livelli sostanzialmente superiori ai tassi registrati nel terzo trimestre del 2022”.
Credit Suisse ha registrato ritiri di clienti per oltre 110 miliardi di franchi svizzeri nel quarto trimestre, a causa di una serie di scandali, rischi pregressi e mancanze di conformità. I vertici dell’istituto hanno visto di conseguenza la loro remunerazione contrarsi rispetto al 2021: in tutto la direzione (18 membri) ha incassato 32,2 milioni di franchi a fronte dei 38,1 versati l’anno prima. Al ceo Ulrich Körner, che occupa il posto da agosto, ne sono andati 2,5. Come già noto non sono stati pagati bonus. Il consiglio di amministrazione – che all’assemblea di aprile si propone di rieleggere nella sua totalità – ne ha ricevuti 10,4 invece di 11,7. In particolare, il presidente Axel Lehmann ha rinunciato a un milione e mezzo dei 4,5 milioni che gli sarebbero spettati. La seconda banca svizzera per importanza sta cercando di riprendersi da una serie di scandali che hanno minato la fiducia di investitori e clienti.
I sauditi non inietteranno maggior liquidità
Nel frattempo il principale investitore diCredit Suisse, la Saudi National Bank (SNB), ha dichiarato di non poter fornire alla banca svizzera ulteriore assistenza finanziaria, secondo quanto riportato da Reuters, innescando l’ultimo ribasso.
“Non possiamo perché andremmo oltre il 10%. È una questione di regolamentazione“, ha dichiarato mercoledì alla Reuters il presidente della Saudi National Bank Ammar Al Khudairy. Tuttavia, ha aggiunto che la BNS è soddisfatta del piano di trasformazione del Credit Suisse e ha suggerito che è improbabile che la banca abbia bisogno di ulteriori fondi.
La Saudi National Bank ha acquisito una partecipazione del 9,9% nel Credit Suisse l’anno scorso, nell’ambito della raccolta di capitale da 4,2 miliardi di dollari della banca svizzera per finanziare una massiccia revisione strategica volta a migliorare la performance dell’investment banking e a risolvere una serie di carenze in termini di rischio e conformità.
Al Khudairy ha dichiarato che la SNB è soddisfatta del piano di risanamento del Credit Suisse e non ritiene che le servano altri fondi, ma ha anche descritto l’investimento della sua banca come un investimento opportunistico. La banca saudita uscirà quando sarà stato acquisito il giusto valore alle azioni, ha aggiunto.
Nel frattempo, parlando con Hadley Gamble della CNBC durante una sessione di panel a Riyadh mercoledì mattina, il presidente di Credit Suisse Axel Lehmann ha rifiutato di commentare se la sua azienda avrà bisogno di qualsiasi tipo di assistenza governativa in futuro. Alla domanda se escludesse un qualche tipo di assistenza, Lehmann ha risposto:
“Siamo regolamentati, abbiamo solidi coefficienti patrimoniali, un bilancio molto solido. Abbiamo tutte le carte in regola. Quindi non è assolutamente questo il tema”.
Ma intanto il titolo va giù.