Dal 2008 al 2019 le detrazioni fiscali sui bonus casa effettivamente usufruite sono aumentate da 2,6 miliardi a 9,2 miliardi, di cui 7,4 miliardi per ristrutturazioni e 1,8 miliardi per efficientamento energetico.
Così la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Lilia Cavallari, è intervenuta oggi in audizione presso la Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia. Dalle informazioni delle dichiarazioni fiscali emerge una sorta di identikit del profilo distributivo delle detrazioni sulla ristrutturazione e dell’ecobonus.
Bonus casa: chi sono i contribuenti maggiormente beneficiari
Nel dettaglio, entrambe le agevolazioni risultano fortemente regressive. La metà dell’ammontare totale delle detrazioni è infatti stato fruito da poco più del 10% dei contribuenti più ricchi, dotati di patrimonio immobiliare e alto reddito e che, disponendo di liquidità e di capacità fiscale sufficiente, possono effettivamente realizzare la spesa e scomputare le detrazioni dal debito di imposta. Ulteriore conferma viene dalla distribuzione territoriale delle detrazioni: nel periodo considerato, oltre il 60% delle detrazioni è stato usufruito da contribuenti residenti nelle regioni del Nord.
Le novità introdotte con il varo del Superbonus e le successive modifiche hanno determinato, da un lato, un importante cambiamento nella distribuzione delle agevolazioni rispetto ai bonus edilizi originari.
La distribuzione delle agevolazioni per Comuni sembra indicare che il Superbonus abbia avuto un impatto meno regressivo rispetto agli incentivi erogati in precedenza e abbia consentito una maggiore fruizione da parte delle aree meno ricche del Paese, in particolare del Mezzogiorno che ha visto più che raddoppiare la propria quota di risorse.
L’analisi condotta dall’UPB fa emergere un sensibile mutamento della composizione della platea dei beneficiari del Superbonus rispetto a quelli dei bonus edilizi originari. In particolare, è aumentata in modo significativo la fruizione delle agevolazioni per il risparmio energetico nei Comuni a reddito più basso, indice di una minore natura regressiva del Superbonus ed è più che raddoppiata la quota di risorse destinate al Mezzogiorno.
La distribuzione territoriale evidenzia una maggiore incidenza del ricorso al Superbonus nel Nord-Est del paese, con un investimento medio per abitante di circa 1.379 euro, più elevato della media nazionale (1.160 euro) di circa il 19%per cento.
Inoltre l’UPB rivela che, in termini di efficacia, i lavori conclusi entro la fine del 2022 dovrebbero determinare complessivamente, secondo le stime dell’Enea, un risparmio energetico minimo pari a 307 Kw/Mq in media. Sembra raggiunto l’obiettivo previsto nell’ambito del PNRR (da realizzare entro il 2025) in termini di edifici interessati.
Quanto sono costati i bonus casa allo Stato
Dall’altro lato, aver posto l’intero costo dell’intervento a carico dello Stato senza introdurre elementi di selettività ha generato una spesa nettamente superiore a quella per gli interventi di riqualificazione energetica agevolati in precedenza.
Il cosiddetto Ecobonus ammontava a circa 4,5 miliardi nel 2020, mentre gli investimenti asseverati a solo titolo di Superbonus energia a tutto febbraio 2023 hanno raggiunto i 68,5 miliardi di cui 53,2 completati. L’onere per la finanza pubblica ha superato sensibilmente le aspettative iniziali, basate su una previsione ufficiale di spesa di 35 miliardi per l’intero periodo di validità della misura. Sommato agli altri bonus edilizi – bonus facciate, ristrutturazioni, ecc. – il costo delle agevolazioni è destinato a superare anche l’importo, già rivisto al rialzo, di 110 miliardi sottostante le previsioni ufficiali del conto economico delle Amministrazioni pubbliche risalenti alla Nadef dello scorso autunno.
Inoltre, l’analisi preliminare del Superbonus dell’Upb suggerisce la presenza di margini per meglio condizionare il riconoscimento delle agevolazioni agli interventi che garantiscono il maggior risparmio energetico a parità di risorse impiegate dato che il risparmio stimato dall’Enea è stato determinato in gran parte da una quota minoritaria delle risorse impiegate (circa il 70 per cento dei risparmi sono stati realizzati dal 28 per cento della spesa).
Una maggiore selettività, continua l’ufficio, sarebbe auspicabile anche riguardo la platea dei beneficiari. Oltre che sul piano strettamente equitativo, la generosità delle agevolazioni verso i contribuenti più ricchi può risultare critica sul piano dell’efficienza dato che per questi contribuenti il “peso morto” (ossia le attività che verrebbero comunque realizzate anche in assenza di incentivo) è plausibilmente maggiore.
L’impiego di queste ingenti risorse ha comportato sensibili effetti macroeconomici: il settore delle costruzioni è cresciuto in misura marcata nel biennio 2021-22, più di quanto registrato negli altri maggiori paesi europei. Va tuttavia considerato che l’edilizia è stata sospinta non soltanto dal comparto residenziale, ma anche da quello non residenziale e dalle opere pubbliche. Infine, secondo i più recenti dati di contabilità nazionale, che potranno essere rivisti nei prossimi trimestri, il contributo degli investimenti in costruzioni residenziali alla crescita del Pil nel biennio scorso è stato di due punti percentuali