Economia

Euro digitale, quali sono i suoi vantaggi e svantaggi?

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Ieri la Commissione europea ha gettato le basi per la creazione dell’euro digitale grazie a una proposta legislativa sul tema. Una questione cara alla Bce e in particolare al componente del suo comitato esecutivo Fabio Panetta, che dal primo novembre 2023 sostituirà Ignazio Visco alla guida di Banca d’Italia. La Bce negli ultimi anni ha lavorato gomito a gomito con la Commissione Ue per riesaminare le questioni politiche, giuridiche e tecniche sull’euro digitale. Ma cos’è? E quali sono i suoi pro e contro? Facciamo chiarezza.

Cos’è l’euro digitale

L’euro digitale è una CBDC (Central Bank Digital Currency), ossia una valuta digitale emessa dalle banche centrali. Tali valute hanno corso legale, per cui possono essere impiegate come mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore. L’euro digitale sarà distribuito a cittadini e imprese da banche e altri prestatori di servizi di pagamento. A differenza delle criptovalute, l’euro digitale è gestito dalla banca centrale e il suo valore è stabile, così da poter essere scambiato al valore nominale con euro contante.

Come funziona

L’euro digitale sarà emesso dalla Bce e dalle banche centrali nazionali degli altri Stati membri dell’Ue che non hanno adottato l’euro. Le persone potranno scambiare depositi o contanti con l’euro digitale appoggiandosi a banche commerciali, prestatori di servizi di pagamento, enti pubblici designati dagli stati membri. I servizi di base per i risparmiatori, quali apertura e chiusura del conto, finanziamento, scorporo del conto, bonifici, pagamenti, consultazione dei saldi.

Quando si pagherà con l’euro digitale, non esisteranno le commissioni, sia a livello nazionale, sia frontaliero. Inoltre, gli utenti potranno pagare 24/7 in modo istantaneo, anche senza avere l’accesso al web, purchè acquirente e cliente siano fisicamente vicini (euro digitale offline). Non sarà necessario avere un conto bancario, perchè si potrà pagare digitalmente comunque. Ciò andrà a beneficio dell’inclusione finanziaria e digitale, riducendo il digital divide.

La Bce e la Commissione Ue precisano che non intendono sostituire i contanti con l’euro digitale. “È fondamentale che il contante rimanga ampiamente accettato nelle transazioni fisiche, in linea con il suo status di moneta legale. I cittadini e le imprese devono poter prelevare e depositare il proprio denaro in modo efficiente. La proposta legislativa assicura che l’accettazione e l’accesso alle banconote e alle monete in euro siano garantiti per legge, in modo che tutti coloro che vogliono pagare in contanti possano farlo”, scrive la Bce in una nota del 28 giugno 2023.

Quando potrebbe arrivare

L’euro digitale è ancora in fase istruttoria, che terminerà nell’ottobre 2023. Terminata questa fase, il Consiglio direttivo della Bce deciderà quindi se passare alla fase successiva, in cui la Bce svilupperà e testerà ulteriormente le soluzioni tecniche e gli accordi commerciali. In ogni caso, l’eventuale decisione del Consiglio direttivo di emettere la CBDC sarà presa solo dopo l’adozione dell’atto legislativo. Le tempistiche di adozione dell’euro digitale pertanto sono lunghe: non se parla almeno fino al 2028.

I 5 vantaggi dell’euro digitale

Secondo la presidente della Bce Christine Lagarde , l’euro digitale ci occorre per tre ordini di motivi. Il primo è l’integrità. Abbiamo visto nell’Eurozona un calo dell’uso del contante ed è stato certamente accelerato dal Covid. O meglio dalle restrizioni imposte dai governi a motivo del virus. Lagarde ha sottolineato:

“È stato un po’ frenato dalla guerra, perché c’è stato un rinnovato appetito per i contanti. Ma i numeri sono molto chiari e vediamo un calo sull’uso dei contanti. Tutto sta andando sul digitale la gente esprime una preferenza per questo. Dobbiamo assicurare di avere un’alternativa al contante e che sia ancorata alla nostra politica monetaria e alla sovranità delle nostre azioni”.

Il secondo aspetto è la resilienza. “Dobbiamo poter salvaguardare l’autonomia dei pagamenti nell’area euro. Perché se guardi alle app di pagamenti realizzi presto che questi mezzi non sono necessariamente europei. Quindi dobbiamo semplicemente stare attenti: è molto rischioso affidarsi ad una sola fonte”, ha sottolineato Lagarde. La terza ragione è l’integrazione.

Inoltre, l’euro digitale è un modo per promuovere innovazione e concorrenza nei pagamenti al dettaglio, permettendo alle banche e ad altri fornitori di servizi di pagamento di sviluppare nuove soluzioni per i propri clienti.

Infine, è una forma di denaro digitale che permette di sostenere l’autonomia strategica aperta dell’Europa e di valorizzare il ruolo internazionale dell’euro.

Gli svantaggi dell’euro digitale

Secondo gli esperti di Deloitte, una rapida circolazione dell’euro digitale potrebbe drenare fondi dalle banche, intaccando la loro raccolta e quindi innescando un credit crunch, ossia una chiusura dei rubinetti del credito. Inoltre, la conversione dei depositi in euro digitali potrebbe agevolare le corse agli sportelli in caso di crisi finanziarie. Un altro rischio è il mancato o basso utilizzo della CBDC europea, generando benefici inferiori ai costi sostenuti per lanciarlo. Un punto sollevato ieri dall’eurodeputato tedesco Markus Ferber, che ha affermato: “Per ora, l’euro digitale sembra una soluzione alla ricerca di un problema” da risolvere”.

La posizione dell’Italia

Il governo Meloni non si è espresso in modo diretto sull’euro digitale. Tuttavia, ricordiamo che nell’ottobre 2023 la premier aveva dichiarato in una replica al Senato:

“L’unica moneta legale sono le banconote, la moneta elettronica è privata. Imporre agli italiani l’utilizzo quasi esclusivo della moneta elettronica non è soltanto un macroscopico e illegittimo regalo alle banche e alle finanziarie che vendono questo tipo di servizio. Ma è potenzialmente un rischio per il risparmio del cittadino”.

La “passione del governo per i contanti” è emersa poi nuovamente con l’aumento della soglia massima di utilizzo del contante nelle transazioni a 5 mila euro, introdotta dal primo gennaio 2023, nella convinzione della premier che “più fai salire il tetto al contante, meno favorisci l’evasione”.