Economia

PNRR: alcuni interventi irrealizzabili, oltre la metà in ritardo

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Alcuni interventi del PNRR da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati. A dirlo senza troppi giri di parole il ministro degli affari europei e del PNRR Raffaele Fitto, intervenendo alla presentazione della relazione della Corte dei Conti sul PNRR alla Camera:

“E’ matematico, è scientifico che sia così, dobbiamo dirlo con chiarezza e non aspettare il 2025 per aprire il dibattito su di chi sia la colpa”.

Secondo Fitto, l’Italia potrebbe non riuscire a spendere tutti i quasi 200 miliardi di euro complessivi che riceverà dall’Unione Europea, oltre che a portare a termine alcuni obiettivi che si è prefissata.

PNRR: la relazione della Corte dei Conti

La Corte dei Conti, nella relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano,  rileva che ”un esercizio di confronto tra questi flussi, il cronoprogramma finanziario e il complesso delle risorse per nuovi progetti del PNRR, porta a evidenziare come ”oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti”.

“A febbraio 2023 ammontano a 4,8 miliardi i fondi che le amministrazioni centrali titolari di interventi che fanno parte del Pnrr ”hanno trasferito ai soggetti attuatori o ai realizzatori delle specifiche iniziative di spesa. Si tratta di circa il 70% di quanto ricevuto in disponibilità (7 miliardi) dai conti centrali su cui transitano le somme del Fondo di rotazione Next Generation Eu-Italia”.

Considerando anche i trasferimenti diretti “il complesso dei pagamenti dalle contabilità di tesoreria agli attuatori e ai realizzatori raggiunge il totale di 6 miliardi, interessando 97 misure; i destinatari di tali fondi sono stati in larga maggioranza le società pubbliche e gli enti territoriali”. Se si guarda invece alle iniziative “in essere”, guardando alle voci di bilancio che ne accolgono le risorse, “i dati ancora non definitivi di consuntivo mostrano un livello di pagamenti di competenza di 2,4 miliardi nel 2022, superiore a quello di 1,5 miliardi del 2021. Tale andamento denota un tasso di finalizzazione degli stanziamenti in crescita nel triennio, ma comunque fermo nel 2022 al 41 per cento (dal 20,3 per cento del 2020 e 30,5 per cento del 2021). Particolarmente a rilento l’avanzamento dei pagamenti nelle missioni legate alle politiche agricole, all’istruzione scolastica e agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni”.

Secondo la magistratura contabile, già a partire dal 2023 si avrà un “recupero nel trend di spesa”. Il picco di spesa per il PNRR “si avrà nel biennio 2024- 2025, con valori annuali che supereranno i 45 miliardi“.

A rallentare la realizzazione del piano contribuisce la precarietà del personale dell’amministrazione pubblica dedicato:

“Le modalità di reclutamento del personale dedicato al PNRR con formule non stabili hanno fatto emergere non poche difficoltà, per le amministrazioni, nel garantire la continuità operativa delle strutture che, al contrario, necessiterebbero di un quadro di risorse certo per tutto l’orizzonte temporale del Piano”.