1. Salvaguardia del risparmio degli italiani
Gli italiani hanno bisogno di consulenza di valore per salvaguardare uno dei loro beni più preziosi: il loro risparmio. Questo bisogno è diventato impellente soprattutto per tre motivi. Primo: salvaguardia del valore di acquisto, tenere il denaro liquido con un’inflazione all’8% annuo significa perdere soldi. Secondo: in finanza chi fa da sé non fa per tre: solo il 19% degli italiani che opera da trader non professionista dichiara di aver guadagnato, ergo l’81% ha perso denaro. Terzo: investire significa dare impulso all’economia reale, attivare un circolo virtuoso che fa ripartire l’economia e crea un beneficio per tutti.
2. La protezione dai rischi
Solo il 10% degli italiani è adeguatamente protetto dai rischi più basilari: casa, salute e vita. Si tratta di un fenomeno diffuso anche tra i paperoni italiani. Oltre il 20% di questo universo, considerato strategico per decine di banche e reti di consulenti finanziari, non ha adeguate coperture assicurative a salvaguardia dei propri asset e non ha affrontato il tema del passaggio generazionale. Per tutti la motivazione è sempre la stessa: tengo denaro liquido in caso di emergenza. Disinnescare il rischio con un’adeguata copertura assicurativa consentirebbe di liberare parte della liquidità e convertirla in risparmio gestito.
4. Imprese e imprenditori italiani
In Italia imprese e imprenditori hanno molte interfacce e tanti professionisti, pochissimi dotati di una visione unitaria. Uno per la gestione del denaro, un altro per il patrimonio immobiliare, altri per le attività bancarie ordinarie, un altro per l’accesso al credito, altri per le operazioni di finanza straordinaria e per finire un broker per le coperture assicurative. Al riguardo ci sono due scuole di pensiero: 1) la consulenza “olistica” che miscela protezione, investimenti e credito; 2) la consulenza finanziaria in “purezza”. Entrambi i modelli registrano casi di successo, è indubbio che molto dipenda dal tipo di cliente e dalla possibilità di gestire competenze differenti.
4. Educazione finanziaria e fiducia
Tutte le iniziative volte ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza della educazione finanziaria sono encomiabili: più un individuo è edotto più fa scelte consapevoli e più diventa un cliente soddisfatto e fedele. Encomiabile il lavoro fatto dal Comitato Edufin, in cui siedono anche OCF, Consob, Ivass, Banca d’Italia e il Mef, che ha visto – ad esempio – il moltiplicarsi per dieci le iniziative promosse da aziende private durante il mese dell’educazione finanziaria. Dalla capacità di affrontare queste sfide con determinazione dipenderà il futuro delle banche, delle reti di consulenti finanziari e delle compagnie assicurative.
5. Proattività e comunicazione
Il 75% degli italiani con una giacenza media di 200 mila euro sul conto corrente non sente il proprio referente per gli investimenti da oltre 12 mesi. Messi tutti insieme il settore finanziario, bancario e assicurativo investono in comunicazione il 10% di quello che investono altri settori singolarmente (automotive, Fmcg, durevoli, tlc). Comunicazione e proattività sono centrali non solo commercialmente, ma anche per rafforzare il patto di fiducia tra domanda e offerta.