di Silvia Vianello
È stato il giornalista canadese Malcom Gladwell a portare questo concetto all’attenzione del mondo nel libro “Outliers”, rendendo popolare l’idea che una persona abbia bisogno di 10 mila ore di pratica per diventare un esperto in qualsiasi cosa. Ma 10 mila ore corrispondono a circa 416,6 giorni e si tratta davvero di molto tempo. Ma è falso e riduttivo come concetto. La verità è che si diventa esperti solo se quelle 10 mila ore vengono spese per esercitarsi nel modo giusto e non per esercitarsi e basta.
Ciò che migliora le prestazioni non tanto è la quantità, ma la qualità della pratica. La pratica, pur essendo essenziale per raggiungere qualsiasi tipo di capacità, non è sufficiente. La qualità della pratica è molto più importante. Se la pratica è consapevole, tiene conto dei punti deboli, e cerca costantemente di migliorarli, allora si vedranno miglioramenti nel tempo. Se invece l’esercizio si limita a ripetere senza pensare ciò che si è già imparato, allora, non si vedranno miglioramenti. Non importa per quanto tempo ci si eserciti, si rimarrà fermi allo stesso punto per anni.
L’importanza di un mentore
È importante riconoscere che la pratica non rende perfetti, ma rende i concetti assimilati permanenti nel tempo. Per questo è importante avere un mentore, che sia in grado di correggere quello che non va e farci esercitare con maggior consapevolezza. Altrimenti non sarebbero mai esistiti gli allenatori.
Funziona così anche negli investimenti. Possiamo fare dei passi quotidiani verso il nostro obiettivo di diventare trader profittevoli, seguendo alcuni semplici, ma importanti, passaggi:
- avere qualcuno che ti insegni i passaggi fondamentali di una strategia profittevole;
- esaminare quotidianamente il processo e i risultati come ti viene insegnato;
- fissare degli obiettivi: non solo in termini numerici, ma anche “obiettivi di processo”, come ad esempio “rivedrò tutte le mie operazioni una volta al giorno prima di andare a dormire”.
La verità sul successo dipende da più di un fattore. Possiamo superare di gran lunga le nostre percezioni “attuali” di ciò che è possibile, creando una base che incoraggi una routine quotidiana che sia in linea con i nostri obiettivi. Possiamo pensare a come migliorare il nostro lavoro.
Se esaminiamo l’indice S&P 500 per l’intera settimana su un grafico a 15 minuti, potremmo dare una nostra valutazione e percezione del grafico. Ma a cosa ci servirebbe? Probabilmente a nulla.
Tuttavia, se esaminiamo l’intera settimana dell’indice S&P 500, concentrandoci in particolare sulla quantità di tempo in cui il grafico a 15 minuti chiude al di sotto, ad esempio, di una barra precedente dalle 9:00 alle 10:00 (l’orario di apertura dei mercati europei), e di nuovo dalle 15:30 alle 16:30 (intorno all’apertura delle borse Usa), l’allenamento diventa molto più specifico. Diventa molto più mirato perché la mente sta cercando di risolvere un problema osservando dei dati. E da lì si può anche analizzare con dati puntuali se la nostra percezione è supportata dalle serie storiche. In modo da non stare imbambolati davanti ad un grafico per 10.000 ore senza capirci nulla.
Buona pratica, buoni risultati
In altre parole, se la pratica è buona, il risultato sarà buono. Ma se la pratica è sbagliata, per quanto lunga possa essere, anche i risultati ed i miglioramenti saranno non soddisfacenti. Ciò che migliora le prestazioni è la risoluzione di problemi specifici. Si porta a termine un compito, anziché ripetere in modo meccanico un determinato processo senza dimostrare di essere esseri pensanti.
In sintesi non contano la quantità di ore, ma le ore in cui ci si impegna in un’azione di problem solving. I migliori trader non smettono mai di studiare il mercato. La soluzione di problemi specifici nel processo può portare anche il tuo trading a un livello completamente superiore.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo 2023 del magazine di Wall Street Italia