Nel corso del Consiglio dei Ministri, che si è tenuto martedì 11 aprile 2023, il Governo ha deciso di adottare lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. A portare a questa scelta è stato l’eccezionale incremento dei flussi di migranti, che stanno arrivando sulle coste del nostro paese attraverso le rotte del Mediterraneo.
Il nuovo stato di emergenza è sostenuto attraverso un primo finanziamento da 5 milioni di euro e durerà per almeno sei mesi.
Lo stato di emergenza per avere risposte più efficaci
La scelta di deliberare per lo stato di emergenza permette di affrontare particolari problemi attraverso mezzi e poteri straordinari. Questa soluzione viene adottata per affrontare le crisi umanitarie e gli eventi naturali, come possono essere le alluvioni e i terremoti. Lo stato di emergenza è un atto amministrativo a tutti gli effetti ed è regolamentato direttamente dal Codice di Protezione Civile, che all’articolo 24 prevede che in caso di “emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità o estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo”.
In questo caso è stato deliberato direttamente dal Consiglio dei Ministri a fronte di un eccezionale incremento dei flussi di migranti, che stanno attraversando le rotte del Mediterraneo.
La premier Giorgia Meloni ha spiegato: “Abbiamo deciso lo stato di emergenza sull’immigrazione per dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi”. Adottare lo stato di emergenza permette di sbloccare fondi e poteri che permettono di gestire in maniera più rapida le varie criticità che sono emerse con il moltiplicarsi degli arrivi: da inizio 2023, in Italia, sono sbarcati 31.200 migranti, registrando un +300% rispetto al 2022. In questo momento sono stati riempiti tutti gli hotspot presenti in Italia.
In Italia, in questo momento, sono presenti almeno una ventina di provvedimenti di questo tipo, che sono stati deliberati per l’emergenza profughi dell’Ucraina o a diversi casi relativi ad alcune alluvioni. L’unico precedente che riguarda direttamente i migranti risale al 2011, quando l’allora governo Berlusconi aveva varato un piano che prevedeva l’equa distribuzione nelle regioni dei profughi che provenivano dal Nord Africa.
Italia, la rotta scelta dai migranti
Sicuramente è la posizione geografica dell’Italia a farla diventare una delle rotte preferite dai migranti: costituisce a tutti gli effetti una delle principali porte d’entrata per via marittima nell’Unione europea.
Questa posizione, nel corso degli anni, ha fatto sì che il nostro paese dovesse prendere delle importanti iniziative per gestire le sue frontiere e, soprattutto, per la gestione del trattamento dei richiedenti asilo che, nel caso in cui le richieste venissero semplicemente scaricate ad un dispositivo legislativo complesso ed instabile, potrebbero non rispondere alle esigenze di rispetto dei diritti delle persone. Una tendenza che, almeno dalla fine degli anni novanta ad oggi, rientra nell’ambito del quadro più generale degli orientamenti che sono stati presi direttamente dall’Unione europea contro l’immigrazione illegale.
Questi orientamenti prevedono un rinforzo dei controlli alle frontiere esterne dell’Europa, in particolare di quelle marittime e dell’allontanamento degli stranieri considerati indesiderabili, ma anche in alcune restrizioni all’accesso dei candidati all’asilo in Europa.