Economia

Nomine, i volti e il valore di Eni, Enel, Leonardo e Poste

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Ieri il governo Meloni ha chiuso la partita relativa alle nomine per le partecipate pubbliche Eni, Enel, Poste e Leonardo. Una fumata bianca che ha portato alla nascita di CdA composti da nomi già noti ma anche nuove figure. Vediamo tutto nell’analisi, che passa in rassegna anche il valore di queste importanti aziende italiane.

Il focus su Eni

Eni (originariamente acronimo di Ente Nazionale Idrocarburi) è un’azienda multinazionale creata dallo Stato italiano come ente pubblico nel 1953 sotto la direzione di Enrico Mattei, che fu presidente fino alla sua morte nel 1962, convertita in società per azioni nel 1992. Presente in 62 Paesi con 32188 dipendenti nel 2022 sotto il simbolo del cane a sei zampe, l’Eni è attiva nei settori del petrolio, del gas naturale, della chimica, della biochimica, della produzione e commercializzazione di energia elettrica da combustibili fossili, da cogenerazione e da fonti rinnovabili. La società è quotata sia al New York Stock Exchange (NYSE) che nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano. E nel 2022 ha registrato un fatturato di oltre 132 miliardi, con un utile netto vicino ai 14 miliardi. Una società che ricopre un ruolo fondamentale per l’Italia, anche in ottica della transizione green.

Il nuovo CdA

Al vertice di Eni si conferma Claudio Descalzi, ad dell’azienda dal 2014, quando fu nominato dal governo Renzi. Il suo è il quarto mandato. Descalzi ha iniziato la carriera all’Eni nel 1981 come ingegnere di giacimento. Alla presidenza di Eni arriva il generale Giuseppe Zafarana, che lascia il comando della Guardia di finanza. Quanto ai consiglieri, i nomi che verranno presentati all’assemblea degli azionisti di Eni convocata per il 10 maggio sono: Cristina Sgubin, Elisa Baroncini, Federica Seganti e Roberto Ciciani. Il nuovo collegio sindacale di Eni sarà invece composto dai seguenti nominativi: Giulio Palazzo (effettivo), Andrea Parolini (effettivo), Marcella Caradonna (effettivo), Giulia de Martino (supplente) e Riccardo Bonuccelli (supplente).

Lo zoom su Enel

Enel (originariamente acronimo di Ente Nazionale per l’energia Elettrica) è una multinazionale Italiana dell’energia e uno dei principali operatori integrati globali nei settori dell’energia elettrica e gas. Istituita come ente pubblico a fine 1962, si è trasformata nel 1992 in società per azioni e nel 1999, in seguito alla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica in Italia, si è quotata in borsa. Lo Stato italiano, tramite il Ministero dell’economia e delle finanze, ne rimane comunque il principale azionista, con il 23,6% del capitale sociale, al 31 dicembre 2020. Enel è la 73ª azienda al mondo per fatturato con 88 miliardi di euro e con una capitalizzazione di borsa di 82 miliardi di euro, la maggiore utility integrata d’Europa in termini di capitalizzazione. La società è quotata nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano. Un’azienda strategica per la crescita del Bel Paese.

Il board al rinnovo

Il nuovo ad di Enel invece è Flavio Cattaneo, vicepresidente di Italo. La sua nomina è stata fortemente sostenuta dalla Lega. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva inizialmente puntato su Stefano Donnarumma, ex ad di Terna. Ma alla fine l’accordo è stato trovato su Cattaneo, laureato in Architettura al Politecnico di Milano e dal 2003 al 2005 direttore generale della Rai. In passato ha ricoperto diverse cariche in vari CdA. Il ruolo di presidente di Enel, come anticipato, è andato a Paolo Scaroni. Quanto ai consiglieri, i nomi che verranno presentati all’assemblea degli azionisti di Enel convocata per il 10 maggio sono Alessandro Zehenter, Johanna Arbib Perugia, Fiammetta Salmoni e Olga Cuccurullo.

Il dettaglio su Leonardo

Leonardo è un’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede una quota di circa il 30%. Dal 1948 fino al 2016 fu denominata Finmeccanica S.p.A., quando ha cambiato nome in Leonardo-Finmeccanica S.p.A. ad aprile 2016 e ha successivamente assunto l’attuale denominazione sociale dal 1º gennaio 2017. Leonardo è la dodicesima impresa di difesa del mondo ed è la prima nell’Unione europea per grandezza, con entrate dal settore difesa che rappresentano il 68% del proprio fatturato. La società è quotata nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano. L’azienda è strutturata in cinque divisioni operative: elicotteri, velivoli, aerostrutture, elettronica e cyber security (ex sistemi per la sicurezza e le informazioni). Un’azienda che ha un ruolo cruciale in un mondo che sembra lanciare sempre più allarmi geopolitici su scala globale.

I nuovi volti

Come amministratore delegato di Leonardo, il gigante della difesa e dell’aerospaziale, Giorgia Meloni ha voluto Roberto Cingolani (nella foto), ex ministro della Transizione ecologica del governo Draghi. Il nuovo presidente invece è Stefano Pontecorvo, ex ambasciatore in Pakistan e alto rappresentante civile della Nato in Afghanistan. Della società dell’aerospazio Cingolani è stato il primo Innovation and technology officer. Laureato in Fisica nel 1985, Cingolani si è perfezionato alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Stefano Pontecorvo, come anticipato, sarà il presidente di Leonardo mentre all’assemblea degli azionisti di Leonardo convocata per il 9 maggio saranno indicati come consiglieri Elena Vasco, Enrica Giorgetti, Francesco Macrì, Trifone Altieri, Cristina Manara e Marcello Sala.

Il ruolo di Poste

Poste Italiane, indicata anche con la sigla PT, è un’impresa pubblica italiana attiva nei servizi postali, bancari, finanziari, logistici e di telecomunicazioni e telematica pubblica. È quotata nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano. Fu fondata nel 1862, circa un anno dopo la proclamazione del Regno d’Italia, come amministrazione centralizzata dei servizi postali (poi direzione generale) nell’ambito del Ministero dei lavori pubblici accorpando i vari servizi postali sparsi per il neonato regno. Nel 1889, insieme alla direzione generale dei telegrafi, fu scorporata e trasformata nel Ministero delle poste e dei telegrafi. Le attività nel settore postale-telegrafico del dicastero, che nel corso dei decenni successivi subì diversi cambiamenti fino a confluire nel Ministero dello sviluppo economico e nel Ministero dei trasporti, passarono nel 1924 all’Azienda Autonoma delle Poste e dei Telegrafi, divenuta nel 1998 ente pubblico economico. Al 2022 contava 118mila dipendenti, un fatturato da oltre 11 miliardi e un utile netto di 1,6 mliardi. È organizzata in cinque divisioni (Corrispondenza, Espresso Logistica e Pacchi, Bancoposta, Filatelia, Rete Territoriale) e tredici direzioni e servizi centrali con sei aree territoriali. Gestisce il risparmio postale per conto di Cassa depositi e prestiti, un ru0lo che la rende ancor più strategica e preziosa per lo sviluppo finanziario dell’Italia.

I “nuovi” vertici

Per Poste, come per Eni, la scelta è nel segno della continuità, con la conferma di Matteo Del Fante come amministratore delegato. Del Fante guida la società dal 2017. Nell’estate del 1991, alcuni mesi prima della laurea in Economia politica alla Bocconi, Del Fante inizia a lavorare per JP Morgan. Nel 2004 è entrato in Cassa Depositi e Prestiti, poco dopo la privatizzazione, come responsabile Finanza e M&A. Presidente delle Poste è stata indicata Silvia Rovere, al secondo mandato come presidente di Assoimmobiliare di Confindustria, con una vasta esperienza in private equity e nella gestione dei fondi. All’assemblea degli azionisti di Poste italiane convocata per l’8 maggio, la lista dei consiglieri indicherà i seguenti nominativi: Wanda Ternau, Matteo Petrella, Paolo Marchioni e Valentina Gemignani.