Per iniziare a contrastare l’esercito di “Neet”, vale a dire i 3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, e migliorare il tasso di disoccupazione giovanile che, secondo le ultime stime Istat, si attesta al 22,4%, il governo Meloni ha messo in campo un nuovo incentivo “rafforzato”, pari al 60% della retribuzione lorda. È però previsto un tetto alla spesa complessiva di 80 milioni, per ridurre i rischi sui conti pubblici. Per il 2024 invece la copertura stimata scende a 51,8 milioni. L’incentivo è stato definito nel decreto lavoro di maggio e l’Inps il 21 luglio 2023 ha diffuso una circolare con le indicazioni per richiederlo.
Secondo la relazione tecnica, nel 2023 la nuova misura può arrivare a produrre circa 70mila nuove assunzioni di giovani under 30, delle quali il 56% (39 mila individui) con un contratto stabile o di apprendistato professionalizzante, per una retribuzione media mensile (calcolata sul 2021) pari a 1.300 euro. Vediamo chi sono i Neet.
Chi sono i Neet
In Italia i Neet hanno superato quota 3 milioni di persone, ovvero un giovane su quattro, nella fascia d’età 15-34 anni (25,1%). Se si riporta il dato a un confronto europeo, considerando la fascia d’età 15-29 anni stabilita dalla Ue per identificare il fenomeno, l’Italia registra il più alto tasso di Neet (23,1%) contro una media del 13,1% per i 27 Paesi dell’Unione. Un tasso sostanzialmente invariato nell’ultimo decennio e ben lontano dall’obiettivo fissato da Bruxelles di vederlo ridotto al 9% entro il 2030.
Nella fascia d’età 15-29 anni, l’Italia è uno dei paesi con la maggiore percentuale di giovani Neet.
Il rapporto “A look at Neet. Analisi, categorizzazione e strategie di intervento” ha individuato le 5 persone più a rischio di diventare Neet:
- giovani madri;
- ventenni che svolgono lavoretti;
- giovani che hanno finito di studiare o hanno abbandonato precocemente gli studi;
- gli scoraggiati;
- giovani troppo qualificati, ossia con elevato titolo di studio, che non riescono a trovare però un’occupazione.
La strada per risolvere il problema dei Neet dunque è ancora lunga e tortuosa, ma questo incentivo rappresenta un primo importante passo verso la soluzione.
A chi è destinato il bonus Neet
L’incentivo è destinato per nuove assunzioni di giovani che:
- alla data dell’assunzione non abbiano compiuto 30 anni;
- non lavorino e non siano inseriti in corsi di studi o di formazione (ossia siano Neet);
- siano registrati al Programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani.
Come le aziende possono richiedere l’incentivo
Il datore di lavoro deve inoltrare all’Inps la domanda online “Neet23” per prenotare le risorse destinate a finanziare il bonus. Il modulo è disponibile da oggi.
L’agevolazione è corrisposta mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili. In caso positivo, a favore del richiedente, scatta una riserva di somme pari all’ammontare previsto dell’incentivo. Le somme sono riconosciute in base all’ordine cronologico (il meccanismo è quello del click day) e in caso di fondi insufficienti la procedura si blocca (le aziende dovranno attendere un rifinanziamento). Entro 14 giorni deve essere firmato il contratto incentivato che va di nuovo comunicato all’Inps, pena la perdita dei fondi attributi.
Una novità di questo incentivo è che è cumulabile con l’esonero totale (triennale) per nuove assunzioni (incluse le trasformazioni di rapporti a termine) a tempo indeterminato di under 36 effettuate dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, prorogato dall’ultima legge di Bilancio, ma anche con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente. In caso di cumulo con altra agevolazione, l’incentivo è riconosciuto nella misura del 20% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali per ogni lavoratore Neet assunto.
Una fotografia dell’occupazione giovanile in Italia
Il problema italiano dei Neet si colloca in un contesto già sfavorevole ai giovani. Mediamente, in Europa nel 2022 era disoccupato l’11,3% dei giovani, contro il 18% dell’Italia: siamo il terzo paese europeo per disoccupazione giovanile, subito dopo la Grecia e la Spagna.
Inoltre, il nostro paese è il secondo per divario tra giovani e media della popolazione in età da lavoro.
In Italia la disoccupazione degli under 25 è sempre stata superiore alla media europea negli ultimi 3 anni.
C’è infine da dire che i giovani sono sempre meno, complice l’invecchiamento della popolazione. L’Istat prevede tra il 2021 e il 2050 una riduzione della popolazione residente di quasi 5 milioni di persone, per un totale di 54 milioni di residenti. Tra il 2021 e il 2041 la fascia di età fino ai 24 anni si ridurrà del 18,5% (2,5 milioni di giovani in meno), mentre invece crescerà di quasi un milione la popolazione tra 65 e 69 anni (+27,8%) e di 3,8 milioni (+36,2%) quella degli ultrasettantenni.