Donne poco propense a investire. 3 proposte per ridurre il gender investment gap

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di Luca Censoplano, wealth advisor

La storia delle donne e dei loro diritti si intreccia inevitabilmente con quella del gender gap, che si estende in quasi ogni settore della vita, non solo in ambito salariale – dove gli stipendi sono mediamente più bassi del 10% – o previdenziale, con trattamenti inferiori di oltre il 30%. Queste sono solo due delle tante cause che determinano una scarsa propensione all’investimento da parte delle donne, meno indipendenti dal punto di vista finanziario e, quindi, meno inclini al rischio.

Nonostante in Italia e in Europa le investitrici controllino ancora una quota minoritaria rispetto al patrimonio totale in gestione, cresce l’interesse femminile per il mondo dei mercati finanziari e le proiezioni dei fondi internazionali parlano di un aumento progressivo degli investimenti rosa nei prossimi anni. Una prospettiva importante, che potrebbe spostare gli equilibri attuali dal momento che il genere influenza anche la composizione dei portafogli al femminile, maggiormente orientati verso settori sostenibili e sociali, con l’obiettivo di creare un impatto positivo misurabile sulla comunità, e non solo alla generazione di profitto.

La finanza è un acceleratore straordinario e può esserlo anche dal punto di vista sociale. Qualunque settore viene migliorato, reso fruibile e trasformato in cambiamento e nuova abitudine, quando è attraversato dalla finanza buona, quella degli imprenditori visionari, della gente comune che ha risparmiato negli anni con il lavoro e le rinunce, non quella cinica e scenografica dei film hollywoodiani. È necessario renderla più comprensibile e vicina alle persone, trasformarla in soddisfazione di bisogni ed esigenze concrete. Chiedersi se con il denaro accantonato in anni posso mandare i figli a scuola oppure riesco a togliermi la soddisfazione per uno o più beni di lusso o, in altri casi, se posso comprare un bene primario migliore di quello attuale. O ancora se riesco a pagare la rata del mutuo o andare a cena fuori. Per questo non si può costituire un sistema elitario o chiuso: la finanza deve diventare comprensibile, vicina appunto, soprattutto alle donne, siano esse imprenditrici che guidino aziende di persone e capitali, impiegate o figlie, che debbano gestire i loro risparmi nuovi o patrimoni ereditati dai genitori. Donne che assumano ogni giorno la responsabilità della loro vita anche in altri settori al di fuori della casa, come la visione retrograda di un certo passato le ha relegate. E purtroppo talvolta, le voglia ancora lì. 

L’Italia continua infatti a essere il fanalino di coda dell’Europa in fatto di alfabetizzazione finanziaria, l’unico Paese che su questo fronte presenta ancora un gender gap tra i teenager, che si riverbera in età adulta. 

Se la pandemia ha aggravato alcuni degli oneri finanziari affrontati dalle donne, che statisticamente sopportano il peso maggiore dell’assistenza all’infanzia, di quella verso  genitori anziani e (ancora) il peso anche economico delle attività domestiche, diventa allora più importante impegnarsi a riconoscere e affrontare le disuguaglianze con l’obiettivo di ridurre il gender gap con tutti gli strumenti disponibili, siano corsi di educazione finanziaria, convegni ad hoc o l’acquisto e la diffusione di fondi di investimento, che promuovano la parità di genere. 

In seconda battuta è necessario capire cosa demotiva le donne dall’investire: il mondo finanziario deve essere più accessibile per chi possiede un capitale da far crescere, ma anche per chi è ancora all’inizio, per chi vuole lavorare in quest’ambito, e così via. Per aiutare le donne a sentirsi più sicure di investire, bisogna parlarne apertamente e ampliare l’accesso alle informazioni e alle risorse educative, in particolare quelle progettate specificamente al femminile. 

Infine, la terza proposta per ridurre il gender investment gap: che sia per la propria sicurezza finanziaria o per il benessere del pianeta, bisogna aiutare le donne a comprendere l’impatto dei propri investimenti. La possibilità di investire nel futuro e nei cambiamenti ecologico-sostenibili e l’empowerment femminile vanno di pari passo. Questo è il momento storico adatto per colmare il gender gap, ancora troppo ampio.