Economia

Eurovita: riunione per il salvataggio rinviata ed ex amministratori a rischio causa

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Oggi, giovedì 20 aprile, avrebbe dovuto tenersi un nuovo incontro al ministero dell’Economia per accelerare sul piano di salvataggio di Eurovita, che vede coinvolte le principali banche distributrici (Sparkasse, FinecoBank, Credem e Banca Fideuram) e i cinque principali gruppi assicurativi del mercato (Poste Italiane, Intesa Sanpaolo, Generali, Unipol e Allianz). Ma la riunione per mettere in sicurezza i 400 mila clienti di Eurovita è slittata senza una nuova convocazione.

L’intenzione era riuscire a individuare una soluzione che accontenti tutti entro giugno, quando scadrà anche il secondo provvedimento Ivass per il congelamento dei riscatti. Ma le posizioni sembrano ancora piuttosto distanti, soprattutto per quanto riguarda le modalità di attuazione del piano. Le assicurazioni chiedono di dividere in cinque parti uguali il portafoglio di Eurovita, composto da 9 miliardi di euro di gestioni separate e da 6 miliardi di unit linked, con le banche che dovrebbero essere chiamate a fare da garanti in caso di riscatti anticipati dei clienti. Un piano che, dal punto di vista tecnico, presenta però più di qualche difficoltà. Non solo per le banche che vorrebbero avere chiarezza sulle risorse da mettere a disposizione per gli eventuali riscatti ma pure, a quanto pare, per la difficile trasferibilità in particolare delle unit linked, che secondo un piano precedente sarebbero dovute rimanere separate, in una newco partecipata dalle compagnie. Secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza, proprio il fatto che mancherebbero ancora dettagli importanti da definire è la motivazione del rinvio della riunione.

Si studia di chiedere i danni agli ex amministratori di Eurovita

E mentre il posticipo dell’appuntamento alimenta le ansie degli assicurati e il fermento tra gli addetti ai lavori, fonti vicine al dossier riferiscono, sempre a MF-Milano Finanza, che l’amministrazione straordinaria di Eurovita potrebbe chiedere i danni alla precedente gestione della compagnia. E guarda agli organi amministrativi della compagnia, che nel frattempo sono stati sciolti, ma pure a Cinven, il fondo di private equity azionista che ha deciso di non ricapitalizzare la società.

Del resto è lo stesso Codice della Assicurazioni a prevedere (all’articolo 234) che “l’esercizio dell’azione sociale di responsabilità contro i componenti dei disciolti organi amministrativi e di controllo e contro il direttore generale, la società di revisione e l’attuario revisore spetta ai commissari straordinari, sentito il comitato di sorveglianza, previa autorizzazione dell’Ivass”.

Naturale quindi che l’amministrazione straordinaria della compagnia stia valutando se ci sono gli estremi per un’azione risarcitoria nei confronti dei precedenti organi della compagnia, e allo scopo abbia iniziato a fornirsi di parere legali.

Cinven incluso

Ma il raggio d’azione potrebbe allargarsi anche agli azionisti Cinven che da tempo si sono rifiutati, a più riprese, di versare nuovo capitale in Eurovita come chiesto dall’autorità di vigilanza. Risorse che sarebbero state utili a risollevare il Solvency II e a evitare la gestione provvisoria della compagnia che, dal 31 marzo scorso, si è trasformata in amministrazione straordinaria, entrambe affidate ad Alessandro Santoliquido, congelando le polizze di circa 400 mila risparmiatori.

Provare la responsabilità del fondo di private equity è decisamente più complicato ma non è escluso che anche questa strada possa essere percorsa, con l’obiettivo di far emergere tutti i dettagli di questa vicenda ed evitare che possa ripetersi. Il fondo di private equity inglese, che a livello mondiale gestisce circa 39 miliardi e che in Italia aveva ottenuto finora buoni ritorni dai suoi investimenti (a partire da quello in Avio che ha fruttato un miliardo), sembra aver scelto deliberatamente di non versare nuove risorse in Eurovita. Salvo poi, nei mesi scorsi, versare 100 milioni a fondo perduto, insufficienti però a risollevare le sorti delle compagnia e a evitare l’amministrazione straordinaria.

I risparmiatori però non cercano un colpevole, ma una soluzione che sblocchi i riscatti, la restituzione dei soldi investiti e il ripristino della fiducia nel settore assicurativo.