Economia

Investimenti, norme e novità sulla tassazione alle attività finanziarie

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La tassazione sugli investimenti prevede il pagamento di un’aliquota del 26% sui ricavi ottenuti (che è minore invece sui titoli di Stato). Ma la legge di bilancio 2023 offre anche un’occasione di risparmio importante, con l’affrancamento, abbassando al 14% la tassazione sui profitti. Vediamo tutto nell’analisi.

Le tasse previste

In particolare, le tasse sulle attività finanziarie si applicano ai profitti ottenuti dalla compravendita, definiti come capital gain o plusvalenze. Questo valore si determina dalla differenza tra le transazioni negative, le minusvalenze, e quelle che hanno generato un reddito. Se il risultato è un guadagno, questo deve essere soggetto a tassazione. Quindi, il possesso di un asset finanziario non determina il pagamento di un’imposta. A questo fine è necessario ottenere un surplus economico dovuto da una transazione a titolo oneroso.

Le aliquote sugli asset

Le attività possono generare rendite costanti e prevedibili, che nascono dalla semplice gestione diretta di un asset finanziario, definite come redditi da capitale. Il caso più semplice da considerare sono i dividendi societari ottenuti dal possesso di azioni di aziende quotate, che applicano la distribuzione degli utili. Inoltre, investendo si possono generare guadagni dovuti alle transazioni di natura finanziaria, come quelli generati dalla compravendita di azioni, dal Forex trading e dall’acquisto e vendita delle criptovalute. In questo caso, ai fini fiscali si parla di “redditi diversi”, su cui si applica un’imposta sostitutiva che ad oggi è pari al 26%. Discorso diverso invece per asset come i titoli di Stato, che hanno un’aliquota fiscale al 12,5%.

Chance affrancamento

L’affrancamento, come dicevamo, offre un’occasione di risparmio importante. La Legge di Bilancio 2023 prevede la possibilità di considerare realizzati i redditi derivanti dalla cessione o dal rimborso di quote o azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR), assoggettando ad imposta sostitutiva, con aliquota del 14%, la differenza tra il valore delle quote o azioni rilevato dai prospetti periodici alla data del 31 dicembre 2022 e il costo o valore di acquisto o di sottoscrizione. Quello che viene comunemente definito “affrancamento”. L’importante è che entro il 30 giugno 2023, l’investitore esercita l’opzione per l’applicazione di tale regime comunicandolo al proprio consulente finanziario.

Insomma, anche la fiscalità rappresenta un aspetto importante che come abbiamo visto può impattare notevolmente sui profitti di chi investe. Soprattutto in questo 2023, in cui sarebbe importante ridurre la tassazione sui rendimenti già erosi da inflazione e volatilità nel tribolato e turbolento 2022.