Economia

Imprese: la classifica delle città italiane dove pagano meno tasse

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Ieri la fiducia delle imprese italiane è calata nella manifattura e nel commercio. Oltre alle difficoltà a trovare personale, a questo dato può aver contribuito anche il fatto che il programma di Governo è particolarmente focalizzato sulla riduzione del carico fiscale per i cittadini, mentre per le imprese la riduzione è condizionata a nuove assunzioni e investimenti.

Per le aziende italiane diventa dunque interessante capire dove è conveniente localizzarsi per pagare meno tasse, soprattutto considerando che il 98% del tessuto imprenditoriale italiano è composto da piccole e medie imprese. A questo proposito viene in aiuto CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, con la nuova edizione dell’Osservatorio sulla tassazione sulle piccole imprese “Comune che vai fisco che trovi”. Dal rapporto, che ha classificato 114 comuni capoluoghi di provincia secondo il Total Tax Rate (TTR), sono emerse vistose e profonde differenze sul territorio. Nel dettaglio, risalta che nei comuni con i servizi peggiori il peso delle tasse è maggiore e che al Nord si pagano meno tasse rispetto al Sud. Ad esempio un’impresa di Agrigento ha bisogno di lavorare un mese in più per far fronte al carico fiscale rispetto ad una di Bolzano.

L’Osservatorio mostra che l’anno scorso la tassazione media sulle imprese è scesa al 52,7% grazie alla deduzione Imu del 100%, all’eliminazione dell’Irap e alla rimodulazione dell’Irpef. La pressione fiscale così è scesa di 7,5 punti percentuali e il tax free day 2022 delle PMI, cioè la data in calendario a partire dalla quale i profitti si possono ritenere idealmente prodotti per sé da una piccola impresa italiana, è arrivato il 10 luglio, in netto anticipo rispetto all’anno precedente quando era stato il 7 agosto. Si è ridotta anche la distanza tra i comuni più virtuosi e quelli dove il peso delle tasse è maggiore, da 16 punti a 11,3.

La classifica delle città italiane dove le imprese pagano meno tasse

Bolzano resta al primo posto della classifica con un total tax rate pari al 46,7%, inferiore di 6 punti percentuali rispetto al TTR nazionale che è al 52,7%, mentre, in fondo alla classifica, tra i capoluoghi di provincia si posiziona Agrigento con il 58%. Le differenze nella tassazione dipendono dalla Tari e dalle rendite catastali che non sono allineate ai valori commerciali. Anche se la pressione fiscale è scesa resta comunque elevata: a Bolzano l’impresa deve lavorare fino al 18 giugno per pagare il socio Stato mentre ad Agrigento è necessario sgobbare fino al 30 luglio.

Trento e Gorizia seguono Bolzano nella classifica dei capoluoghi di provincia in cui la tassazione delle imprese è più bassa.

Nel dettaglio Trento con un TTR del 47,9% ma con una tassazione locale relativa agli immobili strumentali piuttosto alta. Infatti l’Imu e la Tasi dovute ammontano a 1.662 euro. Il tutto è però parzialmente bilanciato dai minori tributi e contributi erariali per via delle maggiori imposte locali deducibili.

Stesso livello di tassazione si registra nel comune di Gorizia dove, sebbene il TTR sia pari a 48,5% con una differenza di quasi 1 punto percentuale, la tassazione locale sugli immobili ai fini di Imu e Tasi incide in maniera significativa sulle imprese del luogo anche se la totale quota di deducibilità Imu dal reddito d’impresa determina, di riflesso, la riduzione dei tributi dovuti a livello statale (Irpef+Ivs).

Secondo l’analisi del peso di tributi erariali, locali e dei contributi sul reddito d’impresa ed il suo contraltare, tra le principali città Roma è in 83esima posizione con un TTR del 53,4% e Milano 24esima con il 51,3%.

I capoluoghi dove le aziende italiane pagano più tasse

Situazione diametralmente opposta per le imprese residenti nei comuni di Agrigento, Vercelli e Biella, che occupano gli ultimi 3 posti nella classifica, con un TTR che varia da un minimo di 56,9% ad un massimo di 58% rispetto al valore medio nazionale (52,7%).

A pesare maggiormente nella tassazione delle imprese residenti in questi comuni è l’elevato ammontare di tassazione degli immobili produttivi ai fini Imu, la cui incidenza sul TTR è superiore in media all’1,06% della tassazione complessiva dovuta sia per gli immobili accatastati come C3 che come C1. Altro fattore a incidere in maniera significativa sul TTR è l’aliquota di Tari dovuta.