La risposta dell’Unione Europea (UE) all’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti è una delle vicende più importanti del 2023: con un numero sempre maggiore di aziende allettate dai sussidi verdi statunitensi, il futuro del mercato europeo delle tecnologie verdi e del percorso di transizione è in bilico.
Da quando è stato firmato nell’estate del 2022, l’Inflation Reduction Act del presidente Biden è stato al centro dell’attenzione degli investitori e delle autorità di tutto il mondo. La legge ha rappresentato forse il cambiamento più significativo negli investimenti verdi del XXI secolo, convogliando capitali senza precedenti al settore dei pannelli solari, dei veicoli elettrici e delle più recenti tecnologie a basse emissioni di carbonio come l’idrogeno. Secondo alcune proiezioni, il solo contenuto di questa legge potrebbe ridurre le emissioni negli Stati Uniti del 37-41% entro il 2030 rispetto al picco del 2003.
Nella visione dei policy maker europei, ciò rappresenta una sfida diretta alla leadership dell’UE in materia di sostenibilità e innovazione verde. I sussidi dell’Inflation Reduction Act sono generosi e gli effetti potenziali molto rilevanti; tuttavia, il fatto che questi fondi saranno disponibili solo per le aziende che producono in America ha provocato accese proteste da parte dei leader dell’UE. Essi sostengono che la concessione di questi sussidi negli Stati Uniti danneggerà gravemente l’industria verde a livello globale, creando un incentivo per le aziende a delocalizzare le loro attività negli Stati Uniti.
Alcuni di questi timori si stanno già concretizzando. Volkswagen ha avvertito l’UE che i sussidi statunitensi hanno indotto l’azienda a rallentare la sua espansione in Europa, affermando che l’Europa è stata superata dagli Stati Uniti nella corsa per attrarre grandi investimenti. Abbiamo assistito ad annunci simili in tutto il settore tecnologico, anche da parte di Tesla e della nuova start-up europea Marvel Fusion. È ormai chiaro che per mantenere un settore green tech in crescita nel continente è assolutamente necessaria una risposta europea all’Inflation Reduction Act.
Corsa al vertice
Nonostante sia stato definito a febbraio un quadro generale, il “Green Deal Industrial Plan”, seguito dal Net Zero Industry Act a metà marzo, non si sa ancora come l’UE intenda rispondere. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato l’intenzione dell’UE di rimanere in prima linea nell’affrontare il contesto competitivo della transizione verso il net zero.
Ciò significa che potremmo assistere a una gara al rialzo in termini di capacità di attrarre gli investimenti, le imprese, i posti di lavoro e l’innovazione necessari per la transizione verso emissioni nette zero. Finora l’UE ha segnalato che si impegnerà a creare un ambiente normativo positivo e coerente per la tecnologia e gli investimenti verdi, lavorando per agevolare le aziende a commerciare transfrontalmente in tutta Europa e per accelerare i progetti più urgenti. In secondo luogo, l’UE mira a creare un accesso più rapido ai finanziamenti allentando i requisiti sugli aiuti di Stato e investendo direttamente in industrie strategiche chiave.
L’UE ha già autorizzato gli Stati membri a eguagliare qualsiasi sussidio offerto dagli Stati Uniti e sembra perfino pronta ad aumentarli, al fine di trattenere in Europa le aziende operanti nel segmento delle tecnologie verdi. Si ritiene che la nuova normativa, associata agli obiettivi esistenti del “Green New Deal”, possa creare fino a 2,5 milioni di posti di lavoro aggiuntivi entro il 2030, favorendo lo sviluppo e la crescita dell’economia verde.
La risposta europea
La risposta dell’UE all’Inflation Reduction Act rappresenta un’opportunità per concedere finanziamenti in modo più intelligente e mirato. Pur essendo estremamente ambizioso, i critici hanno giustamente sottolineato che l’Inflation Reduction Act include molte disposizioni che, in modo controproducente, favoriscono il comparto dei combustibili fossili. Inoltre, c’è la forte convinzione che molti dei sussidi previsti dalla normativa saranno destinati a grandi aziende che non hanno necessariamente bisogno di finanziamenti, anziché a piccole e medie imprese (PMI) per le quali capitali ulteriori potrebbero essere determinanti per la loro sopravvivenza e crescita.
Considerando che l’UE ospita il più grande e solido mercato del carbonio al mondo, destinato ad espandersi con le recenti riforme, nonché con programmi di incentivazione come il RePowerEU, l’Europa ha una solida base per una piattaforma di investimenti verdi a livello mondiale. Investe già quasi 72 miliardi di euro all’anno in progetti di tecnologia verde. Il rafforzamento di questi meccanismi esistenti attraverso politiche e finanziamenti intelligenti e coordinati sarà fondamentale per aiutare l’UE a mantenere il suo vantaggio competitivo.
Con una politica intelligente – ambiziosa ed efficiente – che stimoli i settori chiave dell’economia verde e si attenga al suo impegno per una transizione equa, l’UE ha l’opportunità, forse la sua unica opportunità, di diventare un centro globale dell’innovazione e della concorrenza nel settore delle tecnologie verdi. Sebbene non possa eguagliare gli Stati Uniti in termini di peso economico, l’UE può essere migliore nella definizione e nell’attuazione delle politiche verdi. Supportando le pmi strategiche e le tecnologie verdi realmente sostenibili, l’UE può evitare le insidie dell’Inflation Reduction Act. I mercati osserveranno attentamente i dettagli, ma su entrambe le sponde dell’Atlantico l’opportunità è chiara: non c’è mai stato un momento migliore per investire nella transizione.