– Bruxelles, 27 giu – La Commissione europea chiede formalmente all’Italia di modificare le norme nazionali relative all’installazione dei distributori di carburanti. La richiesta della Commissione assume la forma di un “parere motivato” che costituisce la seconda fase della procedura di infrazione. In mancanza di una risposta soddisfacente dell’Italia, entro due mesi, la Commissione potrà rivolgersi alla Corte di giustizia. Il procedimento nei confronti dell’Italia verte sulle norme vigenti a livello statale e regionale nel settore della commercializzazione di carburanti e che, “attraverso una serie di limitazioni, rendono impossibile o estremamente difficile l’ingresso nel mercato italiano di nuovi concorrenti provenienti da altri Stati membri dell’UE” fa sapere la Commissione. In particolare, la Commissione contesta le limitazioni imposte dai documenti di programmazione regionale che possono rendere più difficile aprire nuove stazioni di servizio. Giudica sproporzionato l’obbligo imposto a tutti i nuovi impianti di non limitare i servizi offerti alla vendita di carburante ma di essere sufficientemente grandi per integrare tale attività, in tutti i casi, con altri servizi secondari, indipendentemente dalla scelta commerciale operata da ciascun gestore. Quasi tutte le programmazioni regionali prevedono anche distanze minime che possono andare da 200 m fino a 10/15 km. Per la Commissione questi vincoli condizionano direttamente l’accesso all’attività di distribuzione di carburante e sono tali da penalizzare l’ingresso nel mercato di operatori nuovi e in particolare di quelli della grande distribuzione, compresi gli operatori di altri Stati membri che, in base al loro modello di stazioni di servizio ubicate nei pressi di centri commerciali, volessero sviluppare un’analoga strategia distributiva sul territorio italiano. La Commissione contesta la condizione della chiusura preliminare di 7000 impianti per permettere deroghe agli orari di apertura (sotto forma di estensione dell’orario massimo fino al 50% dell’orario minimo) e infine le disposizioni nazionali in base alle quali, all’atto della richiesta di autorizzazione per l’apertura di una stazione di servizio, il richiedente deve presentare una “autocertificazione analitica” corredata di una perizia giurata redatta da un tecnico competente a sottoscrivere il progetto presentato (ingegnere o altro professionista competente) e regolarmente iscritto al relativo albo professionale.