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Da vicepresidente della Andrea Bocelli Foundation, Veronica Bocelli è spesso in giro per il mondo con una missione: fare del bene, sempre

A cura di Margherita Calabi

Da vicepresidente della Andrea Bocelli Foundation e manager di Andrea Bocelli, Veronica Berti Bocelli è spesso in giro per il mondo, tanto che un giorno si è definita: “un’operaia con il caschetto sempre in testa”. La sua missione è una: fare del bene, sempre. Il suo ultimo progetto con la Fondazione, realizzato insieme alla Maison Chopard, è l’Educational Center – uno spazio che offre le migliori condizioni educative e percorsi didattici innovativi con laboratori di arte, musica e digitale – che sorgerà all’interno dell’ospedale Meyer di Firenze. 

Veronica Berti Bocelli

“Se non si fa del bene la vita non ha senso”: la Andrea Bocelli Foundation nasce nel 2011 dalla volontà del Maestro Bocelli di aiutare le persone che si trovano in difficoltà. Uno degli ultimi progetti che avete presentato è L’ABF Educational Center, che realizzerete anche con il contributo di Chopard. Ce lo racconta?
“Andrea dipinge sempre un’immagine molto evocativa, quella di un tavolo a cui sono sedute 20 persone che hanno fame e una persona soltanto che ha cibo. Può quella persona essere felice? No, perché idealmente si è felici quando tutte le persone intorno a sé hanno la possibilità di esserlo. Quando l’ho conosciuto, mio marito era un uomo del sì: diceva sempre sì a tutte le associazioni e fondazioni che gli chiedevano di partecipare, con la sua voce, ai loro eventi di beneficenza. Andrea ha sempre cercato di dare voce a chi quella voce non l’aveva. L’ABF Educational Center è un progetto che ci sta molto a cuore: ci siamo impegnati a realizzare, presso l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, una struttura che restituisse centralità e visibilità ai processi educativi all’interno dei contesti di cura. Sarà uno spazio funzionale, esteticamente bello, in grado di accogliere una grande varietà di esperienze. La Maison Chopard, con cui collaboriamo da anni, contribuirà a realizzare un vero e proprio giardino tematico dove i bambini potranno fare esperimenti con i colori e i profumi e imparare attraverso percorsi sensoriali con le piante”. 

Dalla struttura d’ispirazione architettonica del l’ABF Educational Center compare una foglia leggera, sospesa tra cielo e terra, dove mettersi al riparo. Cosa simboleggia questa foglia per lei?
“La foglia è una forma leggera, sotto la quale ogni bambino può sentirsi al sicuro, esprimersi, sognare e condividere emozioni. Vogliamo che ogni bambino cresca consapevole delle proprie capacità per essere un perfetto cittadino del futuro. Contiamo di fare la posa della prima pietra di questo centro – che titoleremo a Maria Manetti Shrem, filantropa fiorentina amante della lirica e dell’arte – all’inizio di giugno e di consegnare la struttura per la fine di settembre 2023. Quando si fa una promessa a una comunità di portare un progetto nel territorio bisogna rispettarla e farla diventare realtà quanto prima. Vogliamo che i bambini e le loro famiglie ci guardino con gli occhi di chi si fida di noi”.

Chopard è al fianco della Andrea Bocelli Foundation dal 2017, momento in cui l’ABF ha attivato progetti di ricostruzione nelle Marche, nelle comunità colpite dal sisma del 2016. Di tutti i progetti che avete sviluppato insieme, quale le sta più a cuore?
“Quel terremoto ha toccato l’Italia, ha toccato tutti. Quando qualcosa ti colpisce da vicino ha sempre una forza diversa. Io sono marchigiana e all’improvviso il terremoto ha toccato le nostre persone, quelle che parlano il tuo dialetto, che salutavi per la strada. Le persone hanno dimostrato un attaccamento al territorio pazzesco, la cosa più facile sarebbe stata andarsene, perché non era rimasto più niente. Invece, pietra dopo pietra, queste persone hanno ricostruito le loro case, vivendo per mesi nei container. Quando siamo andati a ricostruire la scuola dell’infanzia, a Muccia, abbiamo realizzato con Chopard la classe della scienza e delle arti dove i bambini possono svolgere tutti i laboratori creativi. Chopard ha voluto ricordare i valori su cui si fonda l’azienda – la sostenibilità, la solidarietà, il rispetto, il sogno – scrivendoli in parole dorate sulle pareti della stanza, trasformando così un’aula funzionale in qualcosa di veramente speciale”.

L’inaugurazione della classe della scienza e delle arti realizzata dalla Andrea Bocelli Foundation presso l’Istituto Edmondo de Amicis di Muccia (giugno 2019). Al taglio del nastro, il maestro Andrea Bocelli, la moglie Veronica, Olivia Giuggioli di Eco-Age e Simona Zito, AD di Chopard Italia

Da vicepresidente della Andrea Bocelli Foundation e manager di Andrea Bocelli, lei è spesso in giro per il mondo. Un giorno si è definita: “sono un’operaia con il caschetto sempre in testa”, si sente ancora così?
“Assolutamente. Io sono una persona che ama fare, cerco sempre di essere utile. Ognuno ha le sue capacità: io so mettere insieme le persone, cerco di capitalizzare le abilità di chi ho di fronte e di utilizzare il network di persone che ho intorno per essere utile al prossimo. È una sorta di domanda e di offerta del bene, ed è sempre un’operazione a buon fine perché il risultato è qualcosa che fa bene alla società. Non voglio una medaglia al merito, non è importante il mezzo, è importante che si raggiunga l’obbiettivo. È questo che cerchiamo di fare da sempre con la Fondazione e per questo dico che sono un’operaia: se ci sono troppi capi i lavori non vanno avanti, ci vogliono anche gli operai, quelli che non hanno paura di sporcarsi le mani. Quando la Fondazione è nata eravamo in tre, un momento spostavi le scatole, quello dopo rispondevi al telefono al Presidente degli Stati Uniti d’America…”. 

Quando ha stretto per la prima volta la mano di Andrea Bocelli aveva 20 anni. Cosa ricorda di quel primo incontro?
“Conoscevo molto poco della vita personale di Andrea, ma conoscevo le sue canzoni. All’epoca ero giovane, avevo solo 21 anni, ma mio padre era un appassionato d’opera e mi faceva ascoltare le arie più famose, quelle che cantava anche Andrea. Ci siamo conosciuti ad una festa a Ferrara: quella sera avevo aiutato l’ingegnere del suono a trovare il pianoforte nella casa in cui eravamo ospiti. Per ringraziarmi decise di presentarmi il Maestro Bocelli. Ricordo che quando ci siamo stretti la mano gli ho detto: Maestro è un onore conoscerla. La scintilla è stata immediata. Da quel momento non ci siamo più lasciati. E pensi che era una festa a cui nessuno dei due voleva andare…”. 

È vero che al mattino spesso si sveglia con una poesia che suo marito le ha scritto durante la notte?
“È vero e adesso brontolo perché è già una settimana che non succede più. Andrea è una persona che ha degli orari particolari, spesso va a dormire molto tardi, mentre io la mattina mi sveglio presto perché devo portare mia figlia a scuola. Quando mi sveglio trovo la sua email delle quattro del mattino con le sue frasi, sono quasi sempre poesie. A volte mi manda anche dei capitoli di alcuni libri da leggere e allora la mattina faccio i compiti…”. 

Quali sono i valori fondamentali che vorrebbe trasmettere a sua figlia Virginia?
“Se esistesse un manuale per imparare a fare il genitore sarebbe il testo più venduto al mondo dopo la Bibbia, perché il ruolo del genitore è il più difficile del mondo. Cerco sempre di mettermi in discussione, i figli di Andrea sono davvero dei bravi ragazzi, hanno una base per affrontare serenamente il futuro e cercare di essere utili al prossimo. A Virginia, che è l’ultima arrivata, cercheremo di dare dei valori improntati sulla sua figura di donna: le insegneremo ad avere rispetto del suo corpo, della gente che ha intorno e l’amore per i figli. Suo padre è una persona molto religiosa, reputa che non possa esserci luce se non c’è Dio dentro di te. Questo è un insegnamento che imparerà da lui”.

Veronica Bocelli con la figlia Virginia

Di tutti i palchi dove ha visto suo marito cantare, in quale si è emozionata di più?
“Più che il palco, l’emozione viene dall’osservare i volti delle persone. A seconda di cosa fa il pubblico so cosa sta facendo Andrea sul palco: se la gente ride, vuole dire che Andrea sta ridendo, se è seria vuole dire che lui è serio, perché empaticamente si reagisce a quello che si vede. Ci sono dei momenti storici, come i concerti a Central Park e quelli alle piramidi di Giza. Il momento che mi ha emozionato di più, però, è stato a Milano, durante l’anno del Covid. Era il giorno di Pasqua, la città era deserta e Andrea è uscito dal Duomo cantando Amazing Grace. Tutto il mondo era collegato, a vederlo ed ascoltarlo erano più di 50 milioni di persone. Di quel momento Andrea ha sempre detto: ho pregato a voce alta, indipendentemente dalla religione, era un modo per essere insieme”. 

Vive con suo marito da 21 anni, siete la prova tangibile che il vero amore esiste ancora e può durare per sempre. Qual è una delle qualità che ammira di più in lui?
“Ho conosciuto mio marito l’8 maggio, una data indimenticabile per me. Una delle qualità che ammiro di più in lui è la pazienza, la tolleranza, che è qualcosa che nel tempo io ho perso. Intendo la pazienza vera, quella del cuore, dello spirito, che ti consente di avere sempre una seconda chance. Andrea non giudica, è una persona molto aperta e se c’è una cosa che ti rende felice o che ti addolora è sul tavolo dove è seduto lui e dove sono seduti tutti i suoi amici. Se potessi chiederei la sua pazienza. Io mi arrabbio e dopo cinque minuti mi è passato, lui non si arrabbia mai, non sa cosa vuole dire e quindi non è nemmeno divertente litigare con lui…”. 

Se non avesse incontrato lei, come sarebbe Andrea Bocelli oggi? E se lei non avesse incontrato lui, come sarebbe Veronica Berti oggi?
“Lo immagino insieme ai suoi figli e con qualcuno che gli voglia bene, perché quando vuoi bene ad una persona speri solo che trovi qualcuno che lo ami quasi quanto lo ami tu. Io sarei di sicuro vicino al mare, perché non posso immaginare una vita lontano dal mare. Sicuramente però, se non ci fossimo incontrati, saremmo stati entrambi due persone molto meno complete…”.