Nonostante le svalutazioni di società importanti (vedi il caso Revolut) e il calo dei finanziamenti del 43%, il settore fintech è destinato a crescere. Lo prevede lo studio Global Fintech 2023: Reimagining the Future of Finance, sviluppato da BCG in collaborazione con la società di venture capital QED Investors. Approfondiamolo.
I paesi più fintech
Secondo il rapporto, le prospettive per il fintech sono più che rosee, con i ricavi che saliranno di 6 volte, fino a raggiungere 1.500 miliardi di dollari entro la fine del 2030. In particolare, Gran Bretagna e Ue, che costituiscono il terzo mercato finanziario al mondo, vedranno una crescita del fintech nel 2030 di oltre 5 volte rispetto al 2021, trainata dal settore dei pagamenti.
E l’Italia? Nel nostro paese, “il settore soffre ancora della piccola quantità di operatori di grandi dimensioni, ma mostra una forte vitalità, con la nascita di molte iniziative innovative che potranno beneficiare della complessiva crescita del settore nel lungo termine e del sempre maggiore interesse da parte di incumbent player a partnership e attività di M&A”, commenta Ugo Cotroneo, managing director e senior partner di BCG.
Il principale hub per il fintech nel 2030 sarà l’Asia-Pacifico (Cina, India e Indonesia), che con un tasso di crescita del 27% batterà gli Usa. Il sorpasso sarà dovuto a: maggior numero di operatori; ampia popolazione non coperta da banche; elevato numero di pmi; diffusione di una classe media e giovanile tecnologicamente preparata.
Le determinanti della crescita del fintech
La crescita del fintech è stata trainata dai pagamenti, seguita da prestiti e assicurazioni. Giocano un importante il ruolo il B2B e il B2B2X (ossia il B2B per i clienti finali). Le fintech collaborano con gli operatori storici senza competere con loro, ma unendosi a questi per accrescere le competenze. Ciò viene interpretato come un rischio minore per gli investitori e quindi in una maggiore disponibilità a investire. Il B2B2X rappresenta già un segmento in rapida crescita e c’è ancora spazio di manovra. Il B2B rappresenta una fetta importante: si parla di quasi il 70% dei posti di lavoro e del Pil a livello globale – sono circa 400 milioni a livello globale, di cui 63 milioni in India, 40 milioni in Nigeria e 32 milioni negli Stati Uniti. In Africa, le pmi forniscono oltre l’80% dei posti di lavoro in tutto il continente.
A favore il fintech sarà anche il fatto che il fatturato globale dei servizi finanziari raggiungerà circa 22.000 miliardi di dollari entro il 2030, con una ripartizione relativamente equa tra banche e assicurazioni.
I rischi in agguato
Vi sono dei rischi che possono mettere a repentaglio la crescita del fintech. Da un lato, la regolamentazione: la sua mancanza può portare a un’incertezza sulla fiducia dei potenziali clienti che decidono di non adottare soluzioni fintech, ma una legislazione troppo rigida potrebbe tradursi in costi più elevati, approvazioni più lente e investimenti ridotti. Poi ci sono i rischi reputazionali: le fintech che raccolgono grandi quantità di dati sensibili in modo non regolamentato sono ad alto rischio di violazione dei dati, macchiando la loro immagine e causando di nuovo una perdita di fiducia e di fedeltà dei clienti, nonché conseguenze legali. Inoltre, l’ingresso di grandi aziende tecnologiche nel settore fintech può far scendere i prezzi ed eliminare la concorrenza, spesso a danno delle startup fintech più piccole, dell’innovazione e dei consumatori. Tutto ciò si inserisce in un contesto di tassi d’interesse più elevati, che mettono a rischio i finanziamenti. “La crescita e il successo del settore fintech dipenderanno in larga misura dal modo in cui queste quattro parti interessate saranno in grado di lavorare insieme”, chiosa Nigel Morris, cofondatore e socio amministratore QED, tra gli autori dello studio. Cotroneo, managing director e senior partner di BCG, conclude:
“Nello sviluppo di questo mercato i player tradizionali dovranno quindi accelerare i loro piani di digitalizzazione e sarà importante considerare il ruolo che giocano i nuovi trend regolatori. Un esempio è l’open banking nel Regno Unito tramite OBIE0F1 e nell‘UE tramite PSD2, che continueranno a favorire la creazione di nuovi prodotti e servizi, contribuendo ulteriormente alla crescita del settore.”