(9Colonne) – Roma, 3 lug – Continua a tenere banco il tema della riforma previdenziale. Se fino a ieri la rottura tra governo e sindacati e il disaccordo all’interno della maggioranza sembravano la conclusione più probabile della vicenda, almeno fino alla fine dell’estate, negli ultimi due giorni sembrano essersi aperti degli spiragli. L’ipotesi sulla quale è ormai concentrata l’attenzione delle parti in causa e dell’opinione pubblica è quella avanzata proprio ieri dal ministro del Lavoro Cesare Damiano, che l’ha esposta in un’intervista a Repubblica: sostituzione dello “scalone” (che innalza l’età pensionabile da 57 a 60 anni dal 2008) con uno “scalino” che porta l’età minima pensionabile a 58 anni, per poi proseguire per i tre anni successivi con un sistema di incentivi per chi volesse proseguire a lavorare. Un sistema, ha precisato il ministro, che aumenterebbe il salario dei lavoratori “non in busta paga, ma tramite assegni”. La proposta di Damiano, a oggi, è quella che ha ottenuto il maggior consenso, sulla base della quale è intenzione sia del governo che delle parti sociali ricominciare a lavorare per trovare un accordo, di vitale importanza soprattutto per l’esecutivo, prima dell’estate. Già ieri i segretari delle tre sigle sindacali confederate avevano espresso il loro apprezzamento per l’ipotesi presentata da Damiano. Oggi è tornato sulla questione il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, che è stato ancora più esplicito. “Ci sono le condizioni per chiudere sulla base della proposta di Damiano. Siamo disposti – ha detto il leader Cisl – per il prossimo anno ad andare a 58 anni e vediamo cosa succede. Dopo i tre anni di incentivi si farà una verifica dell’equilibrio finanziario del sistema tenendo conto dei risparmi previsti dal mancato ingresso dello scalone”. Più cauto Luigi Angeletti, segretario della Uil: “Bene la proposta di Damiano, che però non è una soluzione, ma una strada per arrivare alla soluzione”.