Altro che 3 miliardi: l’acquisizione di Credit Suisse costerà a Ubs complessivamente ben 17 miliardi. La stima iniziale infatti comprendeva solo l’acquisto delle azioni di Credit Suisse al prezzo di 0,76 franchi svizzeri ciascuna. Ma ci sono altri costi da mettere a bilancio. Vediamoli uno per uno.
Gli altri costi di Credit Suisse
Ai costi per l’acquisto di azioni di Credit Suisse, Ubs deve aggiungere infatti 13 miliardi di dollari dagli aggiustamenti del fair value, ovvero il valore delle attività e passività del gruppo combinato. Vanno poi aggiunti altri 4 miliardi di dollari , legati ai costi di possibili contenziosi e costi normativi dai deflussi di capitale.
La buona notizia è che c’è anche una sorta di “tesoretto“: un guadagno una tantum che proviene dall’avviamento negativo di 34,8 miliardi di dollari, derivante dlal’acquisto di Credit Suisse per una frazione del suo valore contabile, nel bel mezzo della crisi della banca. Questo tesoretto può aiutare a far fronte alle perdite potenziali, oltre che incrementare gli utili del secondo trimestre 2023 di Ubs.
Secondo gli analisti di Jefferies, la prevista chiusura delle unità non core di Credit Suisse e la ristrutturazione potrebbero costare 28 miliardi di dollari. Proprio per fronteggiare queste spese impreviste, Ubs sta tenendo ben stretti i cordoni della borsa. Tanto per cominciare, ha vietato alla controllata di concedere linee di credito superiori a 100 milioni di franchi svizzeri a mutuatari con rating investment grade o più di 50 milioni di franchi a mutuatari non investment grade. Inoltre, ha proibito spese di capitale di 10 milioni di franchi e la stipula di determinati contratti per un valore contratti per un valore superiore a 3 milioni di franchi all’anno.
Che fine faranno il marchio e i dipendenti?
Secondo quanto dichiarato il 5 aprile scorso nel corso dell’assemblea il vicepresidente di Ubs Lukas Gähwiler, il marchio Credit Suisse “rimarrà per il prossimo futuro, poiché ben radicato in Svizzera”, aggiungendo che le componenti della banca verranno esaminate attentamente “nell’interesse di tutti”. La fusione dovrebbe essere completata entro giugno e sarà completata sotto la guida di Sergio Ermotti, tornato ceo e presidente di Ubs a fine marzo, dopo essere subentrato a Ralph Hamers.
Nel frattempo, tremano i dipendenti di Credit Suisse. Stando a indiscrezioni di stampa pubblicate lo scorso aprile, sono a rischio almeno il 20-30% dei posti di lavoro a livello globale. Stiamo parlando di qualcosa come 25-36 mila dipendenti su un totale di 120 mila. Nella sola Svizzera potrebbero essere tagliati almeno 11 mila posti.