Società

IL POPOLO BUE
DEI RISPARMIATORI

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(WSI) –
Cercano di accantonare somme di denaro per far fronte alla vecchiaia e agli imprevisti, ma sono presi dal panico quando devono scegliere come allocare i risparmi. Nella maggior parte dei casi affermano di essere interessati alle tematiche finanziarie, ma poi dedicano poche ore all’anno ai propri investimenti perché si considerano poco preparati verso la materia o per diffidenza verso gli strumenti di investimento mobiliari. È l’immagine, solo all’apparenza contraddittoria, degli italiani che emerge dalla ricerca “L’Italia che risparmia” realizzata dall’Ispo di Renato Mannheimer, su un campione di un migliaio di cittadini, attraverso interviste telefoniche e focus group.

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Secondo l’indagine, il 90% degli italiani ritiene che il risparmio sia fondamentale per far fronte al futuro proprio e dei figli, alla vecchiaia e agli imprevisti, ma uno su due confessa che la gestione delle somme accantonate è complessa e fonte di ansie. Al punto tale che un risparmiatore su cinque confessa di aver rinunciato in qualche occasione a investire, frenato dall’eccessiva complessità percepita.

Le difficoltà oggettive riguardano soprattutto il linguaggio dell’economia e dei suoi operatori: ci sono troppe espressioni tecniche, accusano gli intervistati, anche per il ricorso diffuso alla lingua inglese. Inoltre i concetti sono spesso esposti con un linguaggio poco comprensibile ai più. Le ragioni soggettive riguardano, invece, la paura di fare scelte sbagliate o la convinzione di non possedere risorse adeguate da investire. Si spiega così il divario tra quanti si dicono interessati al tema del risparmio (il 64% degli italiani) e coloro che effettivamente si informano con costanza (48%). Un differenziale del 18% composto prevalentemente da uomini (sono il 5% in più delle donne), da persone con un basso livello di istruzione (licenza media) e avanti con gli anni. Meno paura suscita il mondo della finanza presso i laureati, la fascia d’età compresa tra i 25 e i 34 anni, i professionisti e chi frequenta con costanza la propria banca.

Tra coloro che si informano sui temi della finanza, il canale privilegiato è costituito dal gruppo tv, radio e televideo. Seguono la lettura di giornali e riviste, gli incontri con consulenti ed esperti e Internet. Quest’ultimo si riscatta in termini relativi, considerato che è il canale con il maggiore tasso di crescita negli ultimi anni. In linea generale, prevalgono i canali di informazione fai da te, mentre è scarsamente diffuso il ricorso a professionisti del settore per farsi consigliare e ridurre quindi il rischio di errori. Le scelte d’investimento restano in molti casi un fatto personale, da non condividere nemmeno con amici e conoscenti più esperti.

La ricerca suddivide i risparmiatori in quattro categorie, in base al livello di preparazione e al tempo dedicato alla finanza. In vetta ci sono gli investitori “consapevoli”, che rappresentano il 28% del totale. Si tratta di coloro che seguono con costanza i propri investimenti (svariate ore ogni settimana), si informano utilizzando vari canali e sono tendenzialmente a loro agio con gli operatori della banca. Si tratta, dunque, di investitori maturi, che non avvertono barriere oggettive all’informazione e raramente si sentono in ansia al momento di prendere decisioni.

L’elevato livello di preparazione li rende più esigenti rispetto alla media e desiderosi di un rapporto personalizzato con la propria banca. La categoria più numerosa (il 31% del totale) è costituita dai cosiddetti “relazionisti”: si tratta di persone che attribuiscono molta importanza al risparmio, si dicono interessati all’informazione finanziaria, ma evidenziano difficoltà di comprensione. In particolare, i “relazionisti” sono generalmente a disagio con gli operatori della banca, incontrano molte difficoltà a capire come gestire al meglio i propri risparmi e per questo si percepiscono come ansiosi e, spesso, inadeguati.

Si tratta di risparmiatori bisognosi di informazioni semplici e chiari, al pari dei cosiddetti “confusi”, che costituiscono il 28% del totale. In questa categoria rientrano coloro che assegnano un’importanza contenuta al risparmio, si dichiarano poco interessati ai temi finanziari e vi dedicano poco tempo. Incontrano anche molte barriere oggettive all’informazione, trovano piuttosto difficile capire quale sia il modo migliore di gestire i propri risparmi e per questo sono spesso ansiosi al momento di investire.

L’ultima categoria è costituita dai risparmiatori “distanti” (13%), che non si interessano alle tematiche finanziarie, dedicano poco tempo ai propri risparmi, avvertono disagio nel rapportarsi agli operatori della banca, ma non si sentono particolarmente inadeguati verso il mondo della finanza. Sotto questa classificazione rientrano soprattutto gli investitori sfiduciati dagli scandali finanziari, coloro che non hanno tempo o competenze sufficienti e quelli colpiti dalla crisi delle borse di inizio secolo. Risparmiatori che potranno essere riavvicinati al mondo della finanza solo migliorando il clima di fiducia tra cittadini e istituti di credito e rendendo più semplice la comunicazione finanziaria.

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