Economia

CAUSE DI LAVORO, SUL TIMES LE PIU’ STRAMPALATE

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(9Colonne) – Londra, 11 lug – La scorsa settimana, il tribunale inglese per le cause di lavoro ha celebrato il suo trentesimo compleanno, e il Times ha colto l’occasione per andare a scartabellare i suoi archivi e pubblicare quattordici fra le cause più “colorite” delle quali si è occupato il tribunale stesso. Al quattordicesimo posto della classifica il quotidiano pubblica il caso di tale Tony Price, manager di una compagnia di IT del Surrey, che dopo aver trovato una gomma da masticare attaccata ai suoi pantaloni chiese ai propri dipendenti di sottoporsi volontariamente a un test del Dna. Dopo che l’e-mail con l’assurda richiesta venne passata ai giornali, Price rincarò la dose minacciando di passare al setaccio tutto lo staff con l’aiuto di una macchina della verità per scoprire la “talpa”. In tredicesima posizione c’è invece il caso di una massaggiatrice 34enne che denunciò la direzione di un prestigioso hotel scozzese per essere stata ingiustamente licenziata dopo che la donna aveva accusato uno degli ospiti vip dell’albergo di molestie sessuali. La celebrità in questione, si è scoperto in seguito, era Kevin Costner, che secondo la massaggiatrice si denudò completamente davanti a lei e le chiese di “toccarlo ovunque”. Costner, che si trovava in viaggio di nozze e stava partecipando a un torneo di golf, ha sempre negato con forza le accuse. Tuttavia i dirigenti hanno in seguito raggiunto un accordo con la massaggiatrice. Undicesimo posto: la denuncia di un assicuratore musulmano nei confronti della propria compagnia, che ha iniziato a distribuire bottiglie di vino agli impiegati più meritevoli. Il 25enne Imran Khan sostenne che l’incentivo della Direct Line lo poneva in una situazione di “svantaggio” perché il suo credo religioso gli impone di non bere alcol. La corte gli ha dato torto. Riguarda invece un pacco di farina usato indebitamente il caso che secondo il Times merita la medaglia di bronzo. Il pacco in questione è stato tirato da Caroline Gardener, commessa di un “cash and carry” dell’Hampshire, sulla testa di un cliente che, scontento del fatto che il negozio non avesse il suo liquore preferito, aveva tirato in ballo le preferenze sessuali della donna. “Quando mi chiamò ‘brutta lesbica’ avevo in mano un pacco di farina – ricorda la Gardener – e nonostante ora me ne penta, glielo tirai dritto sulla nuca”. La donna ha perso la causa, intentata per violazione del contratto e discriminazione basata sul proprio orientamento sessuale. Secondo posto: Fred Raine, autista di pullman, che ha ricevuto 2300 sterline di ricompensa dal suo datore di lavoro dopo che un tribunale locale gli aveva riconosciuto di essere stato ingiustamente licenziato in seguito a problemi di salute. Nulla di strano, si direbbe, non fosse che il suo principale si è vendicato corrispondendo 1000 sterline con un normale assegno, e le restanti 1300 sotto forma di uno scatolone pieno di monetine del peso di 70 kg, recapitatogli sulla porta di casa. Al primo posto dei casi più strampalati c’è infine quello di James Robertson, ex galeotto che dopo aver scontato la sua condanna per omicidio fu impiegato dal Comune di Preston come ispettore sanitario. Robertson si è ritrovato dietro le sbarre dopo aver minacciato un collega con un’ascia nel corso di una lite all’interno di un ristorante indiano. In seguito alla vicenda l’uomo è stato licenziato in tronco, ma il tribunale gli ha riconosciuto una ricompensa di 807 sterline, pari a due settimane di paga, per non aver potuto godere dei classici quindici giorni di preavviso.