Economia

Silvio Berlusconi, l’ultima intervista rilasciata a Wall Street Italia

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Riproponiamo l’ultima intervista rilasciata da Silvio Berlusconi a Wall Street Italia nell’estate del 2020 e pubblicata sul numero di luglio agosto 2020.

 

Il presente e il futuro dell’Italia tratteggiato dalle parole di chi questo Paese lo ha guidato. Silvio Berlusconi, quattro volte presidente del Consiglio dei ministri ma soprattutto imprenditore e innovatore sin dal lancio della televisione commerciale su tutto il territorio italiano e poi alla guida di uno dei maggiori gruppi media europei. Nonché, non si può dimenticarlo, presidente di AC Milan, squadra capace di vincere cinque Champions League, due coppe Intercontinentali e otto scudetti.

Presidente Berlusconi, l’equilibrio tra Cina e Stati Uniti è sempre più instabile. Come si inserisce l’Europa in questa situazione? 
“L’Europa può tornare ad avere un ruolo decisivo negli equilibri internazionali, quel ruolo che fin dal dopoguerra ha smarrito, ma a una sola condizione. Quella di realizzare davvero il sogno dei padri fondatori, e quindi di essere non una sommatoria di egoismi e di piccoli interessi nazionali, ma una comunità di popoli uniti da comuni radici e dai comuni valori della civiltà occidentale, liberale e cristiana. Una comunità capace, proprio in nome di quei valori, di quella visione dell’uomo e della società, di svolgere un ruolo nel mondo attraverso una politica estera e di difesa comune. E difesa comune dovrà significare la confluenza delle forze armate di tutti i Paesi europei in un’unica forza armata europea.
La grande contrapposizione sistemica del XXI° secolo sarà quella fra l’Occidente e la Cina, comunista e imperialista al tempo stesso, come nel XX° secolo lo è stata l’Unione Sovietica. La Cina è ancora più pericolosa perché sfrutta per le sue logiche anche le regole dell’economia di mercato, pur disapplicandole al suo interno. La sfida con la Cina è la priorità ben chiara degli Stati Uniti, ma non può essere un semplice confronto bilaterale fra due superpotenze incentrato sull’area del Pacifico. È una sfida multilaterale, che riguarda direttamente l’Europa, i nostri interessi e il nostro stile di vita, minacciati fra l’altro dall’espansionismo cinese in Africa e dai rischi legati alle ondate migratorie. Bisogna che l’Occidente si unisca in questa consapevolezza e che sappia coinvolgere anche la Russia, che dev’essere considerata un partner, non un competitore. Dobbiamo essere lungimiranti come lo furono negli anni ’70 Nixon e Kissinger, quando evitarono la saldatura fra Russia e Cina. Questo fu uno straordinario vantaggio strategico per il mondo libero”.

Presidente Berlusconi, la Bce sostiene le banche (che ricevono più funding di qualunque nazione dell’Unione europea) e debito pubblico. Come si fa a dubitare della necessità di appartenenza all’Unione e a rinunciare ai soldi del Mes?
“Chi dice di no al Mes può avere una sola motivazione razionale: far fallire l’euro e l’Europa, rendendo difficile se non impossibile ai nostri partner europei il compito di aiutare l’Italia, le nostre banche, il nostro sistema finanziario e i nostri conti pubblici. Una risposta irresponsabile da parte dell’Italia, come il rifiuto di utilizzare il Mes, darebbe straordinari pretesti ai partiti sovranisti dei Paesi del nord per boicottare ogni tentativo di solidarietà nell’Unione.
Non mi meraviglia affatto che almeno una parte dei cinque stelle giochi al ‘tanto peggio, tanto meglio’ senza curarsi degli italiani. A loro, che sono i teorici della decrescita, non interessa il fatto che abbiamo disperatamente bisogno di immettere liquidità nel sistema economico. Ai cinque stelle non interessa neanche, perché non serve alla loro propaganda, il fatto che grazie al Mes noi risparmieremmo ogni anno, in interessi, nove volte quello che risparmieremmo con il taglio dei parlamentari, che loro considerano una battaglia decisiva. Il fatto che una forza politica che ragiona in questo modo sia in grado di determinare gli indirizzi del governo è molto grave. Mi auguro che chi nella maggioranza è più responsabile oggi lo dimostri”.

Presidente Berlusconi, si stanno spingendo gli italiani a investire in titoli di Stato: non sarebbe meglio spingere gli italiani a investire sulle imprese migliori di questo Paese? Anzi a trasformare il Paese in un’impresa su cui investire?
“I titoli di Stato sono comunque debito, anche se verso il mercato interno e non verso l’estero. Sono debiti che prima o poi verranno pagati, a meno che lo Stato non decidesse di congelarli, truffando così i risparmiatori. Ma questa è un’idea che non voglio neppure prendere in considerazione. Io credo che invece il consistente risparmio degli italiani andrebbe utilizzato in investimenti produttivi. Il modello a cui penso è quello della Norvegia. Il Paese scandinavo da molti anni fa confluire i proventi del petrolio del Mare del Nord in un fondo sovrano per gli investimenti e la crescita.
Proprio lunedì è stato approvato in Commissione finanze un emendamento presentato dal nostro Sestino Giacomoni, mio collaboratore e amico, che pone le premesse per la creazione di un fondo sovrano italiano – attraverso Cassa Depositi e Prestiti e le società di gestione del risparmio italiane – che offra adeguati incentivi per raccogliere il risparmio degli italiani e utilizzarlo in modo produttivo. Del resto il 75% degli italiani sarebbe propenso, con le opportune garanzie e incentivi,  investire il proprio risparmio nella crescita del Paese. Quello a cui penso è uno strumento per finanziare soprattutto la piccola e media impresa, motore della nostra economia e oggi in grave sofferenza anche per gli effetti della pandemia. Si tratta di fare tutto il possibile per far ripartire il Pil e alleggerire il rapporto debito/Pil in modo virtuoso”.

L’Italia, il secondo Paese più anziano al mondo, si comporta come una persona anziana. Rallenta, produce meno, cresce meno. Quali strategie legate al Pil bisognerebbe applicare? 
“La crisi demografica ha gravi conseguenze non solo perché si produce meno ma perché aumentano gli oneri per lo stato sociale, le pensioni, la sanità. Se diminuiscono le nascite e la vita media si allunga avremo un Paese di anziani mantenuti da un numero limitato di giovani. È chiaro che così non c’è un futuro. Le nostre risposte: una – dispiace dirlo – è che l’aumento dell’età pensionistica, nonostante gli errori e gli orrori della Legge Fornero, è una tendenza che non può essere rovesciata. La seconda, sono le politiche attive a favore della famiglia e della natalità. Su queste si gioca il futuro dell’Italia, ma solo i nostri governi negli anni le hanno realizzate. Penso al bonus bebè e al piano casa per le giovani coppie”.

Berlusconi, potrebbe essere utile seguire Giappone e Svezia, che stanno lavorando molto sul controllo dell’immigrazione (di qualità)?
“Questa è la terza, ma non certo la meno importante, delle soluzioni. Da liberale, considero la libera circolazione del lavoro, delle menti, delle idee, delle risorse umane come un fenomeno altamente positivo, proprio come lo è la mobilità delle merci e del denaro. Naturalmente penso all’immigrazione legale, controllata e programmata. Altra cosa è evidentemente il fenomeno drammatico e incontrollato degli sbarchi sulle nostre coste di persone disperate, impreparate e disposte a tutto per sopravvivere. L’Italia deve diventare un paese attrattivo per i cervelli da tutto il mondo. Noi oggi facciamo fuggire i migliori giovani italiani costringendoli a cercare un futuro all’estero e subiamo un’immigrazione incontrollata e dequalificata. Dovremmo fare il contrario, diventare un luogo interessante non per gli sfortunati che attraversano il Mediterraneo sui barconi, ma per i migliori laureati delle università straniere.
L’Italia ha il clima, le bellezze naturali, la qualità della vita, la cultura, le tradizioni universitarie che la potrebbero rendere la California d’Europa. Ma sarebbe necessario un cambio radicale del sistema fiscale, della burocrazia, della qualità delle infrastrutture. Solo così un Paese non grande, povero di materie prime ma ricco di identità e di potenzialità può diventare attrattivo per le imprese, per la ricerca, per le startup e quindi costruire il suo futuro. Un futuro nel quale io continuo a credere. Gli italiani hanno dato una meravigliosa prova di sé anche in questi mesi, nonostante le restrizioni e le sofferenze legate alla pandemia. Abbiamo dimostrato ancora una volta di essere un grande popolo. Meritiamo di farcela, di essere in grado di attrarre il meglio dal mondo intero”.