(9Colonne) – Roma, 13 lug – “L’Italia è da tempo un peso per l’economia dell’ Europa, con una crescita del Pil inferiore persino alle percentuali più modeste dell’Euro Zona da almeno 10 anni. Alcune delle ragioni, come l’alto livello di tassazione, sono facilmente rintracciabili, ma altre, come la mancanza di apertura dei sui mercati, non sono state quantificate, finora”. Lo scrive il Wall Street Journal in un articolo nel quale riporta quindi i dati sul grado di liberalizzazione in Italia, diffusi dall’Istituto Bruno Leoni di Milano, secondo i quali “l’Italia ha una percentuale di liberalizzazione media del 52 per cento rispetto ai mercati evoluti, come quello britannico”. Il quotidiano economico statunitense mette in evidenza, in particolare che – rispetto al Regno Unito -, l’Italia si colloca al 72 per cento nel settore elettrico, al 58 per cento nel gas, al 50 per cento nel lavoro dipendente (“ostaggio dei sindacati”), al 46 per cento per le professioni autonome e al 40 per cento nelle telecomunicazioni (a causa del “monopolio di Telecom Italia”). Si sottolinea quindi un indice al 49 per cento – rispetto a Regno Unito e Svezia – per la liberalizzazione nel settore ferroviario; al 66 per cento per la liberalizzazione nel settore aereo rispetto all’Irlanda e al 38 per cento per l’apertura del mercato dei servizi postali rispetto alla Svezia.
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