Intesa Sanpaolo rileva, tramite la sottoscrizione di un apposito aumento di capitale, il 19,99 per cento della cinese Qingdao City Commercial Bank (Qccb) per un corrispettivo complessivo di circa 135 milioni di dollari. Lo si legge in una nota del gruppo italiano, aggiungendo che il prezzo, pari a circa 0,34 dollari per azione di nuova emissione, è 2,2 volte il book value (valore contabile, ndr) di Qccb (pari al patrimonio netto a fine 2006 più un aumento di capitale di circa 15 milioni di dollari da parte di azionisti locali). Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana a effettuare un investimento diretto in un istituto bancario cinese.
Fondata nel 1996, Qccb si trova nello Shandong, una provincia che sta svolgendo un ruolo importante nella crescita dell’economia cinese ed è seconda nel Paese in termini di Pil. Qingdao è la capitale economica di questa Provincia e Qccb è la seconda banca della città per numero di filiali, con una quota di mercato di circa il 6 per cento per depositi e impieghi. Il 90 per cento del capitale della banca è detenuto dalla società Haier (il più grande produttore cinese di elettrodomestici) e dalla Municipalità .
La legge bancaria cinese pone un limite massimo del 25 per cento agli investimenti esteri in una banca del Paese, con un limite del 20 per cento per singolo investitore.
Alla fine del 2006 Qccb ha un totale attivo di 3 miliardi di dollari, impieghi con clientela per 1,8 miliardi di dollari, depositi per 2,3 miliardi di dollari e un patrimonio netto di 157 milioni di dollari. L’utile netto del 2006 è stato di 3,8 milioni di dollari. La banca ha 39 filiali.
Nell’operazione, Intesa Sanpaolo è stata assistita dalla banca d’affari Rothschild, dai revisori di PriceWaterhouseCoopers e da Boston Consulting Group.
La presenza in Cina di Intesa Sanpaolo risale ai primi anni Ottanta, quando, con l’apertura di un ufficio di rappresentanza a Pechino (1981), la banca si propone come il primo istituto di credito italiano per favorire la promozione e lo sviluppo delle aziende italiane e cinesi sui reciproci mercati. Nel corso degli anni Ottanta, la banca continua a mettere in atto la propria strategia di sostegno operativo e di consulenza per le aziende attive nell’area, con l’apertura della filiale di Hong Kong nel 1984 seguita nel 1987 dalla costituzione di un ufficio di rappresentanza a Shanghai che, dieci anni più tardi, viene trasformato in filiale.
Più recentemente, Intesa Sanpaolo rafforza le relazioni con la Cina tramite la costituzione di una joint venture, la Shanghai Sino-Italy Business Advisory Company (Sibac), con Simest (Società italiana di promozione degli investimenti italiani all’estero) e Bank of China. Attiva dal 2005, Sibac offre consulenza e assistenza alle imprese italiane, principalmente medie e piccole, che intendono sviluppare in Cina attività industriali e commerciali, anche in partnership con operatori cinesi.
Nello scorso mese di febbraio, Eurizon Financial Group, società del gruppo Intesa Sanpaolo attiva nel settore assicurativo e nel risparmio gestito, entra nelle assicurazioni vita in Cina con l’acquisto del 19,9 per cento del capitale di Union Life, tra le prime dieci compagnie del mercato (20 per cento è la partecipazione massima consentita dalla legge cinese agli investitori esteri nel settore). Poche settimane dopo questa operazione, Eurizon Financial Group firma un nuovo accordo in Cina che prevede l’acquisizione del 49 per cento di Penghua Fund Management, una delle principali società di asset management nel mercato cinese (partecipazione massima consentita dalla legge locale agli investitori esteri nel settore).
Inoltre, dal 2006 Intesa Sanpaolo è partner assieme a China Investment Bank ed Export-Import Bank of China in Mandarin Fund, un fondo di private equity creato per sostenere gli investimenti delle imprese italiane in Cina e di quelle cinesi in Italia.
Intesa Sanpaolo è impegnata in Cina in molteplici ruoli, si legge ancora nella nota, che spaziano dall’attività economico-finanziaria alla cultura, un ambito, questo, in cui la banca è tradizionalmente in prima fila con la partecipazione in numerosi organismi finalizzati alla promozione degli scambi tra i due Paesi per quanto riguarda la cultura, il commercio, la tecnologia e la scienza. La banca ha un ruolo attivo nella Camera di commercio italo-cinese ed è membro fondatore del Centro di Alti Studi sulla Cina Contemporanea e della Fondazione Italia Cina.
Giovanni Boccolini, responsabile delle Banche estere di Intesa Sanpaolo, spiega che ora il gruppo è interessato a ulteriori acquisizioni in Europa centrale ed orientale, ma la crescita dei prezzi sta rendendo difficili tali operazioni. In un’intervista alla Dow Jones Newswires, Boccolini dice che “ci sono diversi target, ma i prezzi sono molto onerosi”. Boccolini precisa che “siamo ancora interessati alla Turchia, ma non ci sono target”. Il manager rivela che Intesa Sanpaolo considererà un altro investimento in una banca cinese purché essa non competa con Qccb. “Lo faremo se troveremo l’opportunità giusta”, osserva Boccolini, aggiungendo che non ci sono trattative con altri potenziali partner in corso.