Il testamento di Silvio Berlusconi sarà aperto oggi. Non solo: oggi dovrebbe essere reso anche pubblico da Arrigo Roveda, notaio di famiglia. Sono stati gli eredi dell’ex Presidente del Consiglio ad annunciarlo. Facciamo il punto sui possibili scenari che potrebbero emergere dalle ultime volontà dell’ex premier e sulle conseguenze per le principali aziende controllate dalla holding.
Per ora, sappiamo che i due terzi del patrimonio – beni mobiliari e immobiliari, donazioni già fatte in vita – di Silvio Berlusconi saranno suddivisi tra i suoi figli. Dunque, Marina, Barbara, Pier Silvio, Eleonora e Luigi.
Invece, non è ancora chiaro quale sarà il ruolo di Marta Fascina. Quasi certamente, toccherà anche a lei una parte di patrimonio e, forse, anche un ruolo centrale nel futuro del partito.
Intanto, vediamo quali sono le principali aziende riconducibili alla famiglia Berlusconi e i possibili scenari per le più importanti, in particolare quelle quotate a Piazza Affari.
L’assetto azionario di Fininvest
L’ex premier possedeva il 61,21% del capitale del Gruppo Fininvest, i primi figli Marina e Piersilvio detengono il 7,65% ciascuno e gli altri tre (Barbara, Luigi ed Eleonora) una quota complessiva del 21,42%. Cruciale sarà dunque la suddivisione della partecipazione del fondatore, che secondo la legge avrebbe potuto disporre liberamente di un terzo della propria eredità.
La holding ha subito assicurato che tutte le attività “proseguiranno in una linea di assoluta continuità sotto ogni aspetto”.
Le ipotesi sul testamento di Silvio Berlusconi
Tramite l’assegnazione della quota legittima di eredità ai cinque figli (suddividendo in cinque parti uguali i due terzi del 61% dell’ex premier), Marina e Pier Silvio verrebbero a detenere il 32% totale, mentre Barbara, Luigi ed Eleonora salirebbero al 46% complessivo.
Decisiva sarà dunque la ripartizione del rimanente terzo della partecipazione, pari a circa il 20% del capitale di Fininvest. L’idea è che Silvio Berlusconi possa aver disposto di questa quota per riequilibrare il controllo della holding fra le due parti della famiglia, che non sembrano presentare contrasti, con i tre figli più giovani compensati attraverso altri beni patrimoniali.
Il nuovo assetto dovrebbe comunque assicurare una sostanziale continuità nella gestione delle aziende, con Pier Silvio alla guida di MFE e Marina a capo di Mondadori.
MFE (Mediaset)
Nelle fasi immediatamente successive alla scomparsa del Cavaliere, le speculazioni più feroci hanno riguardato MFE, di cui Fininvest possiede il 47,9%. L’Amministratore Delegato Pier Silvio Berlusconi, figlio dell’ex premier, ha ribadito l’impegno nella società, esortando i lavoratori a seguire la strada del padre per “costruire un gruppo ancora più forte e ancora più vivo”.
In uno scenario di consolidamento del settore a livello europeo, però, Mediaset potrebbe anche rappresentare una preda per i player internazionali, soprattutto laddove i tre figli più giovani prediligano un ruolo di azionisti di minoranza in un gruppo più grande.
Dopo la corsa messa a segno dai titoli MFE A e MFE B nelle sedute del 12 e del 13 giugno, sono scattate parziali prese di beneficio in attesa di sviluppi.
I potenziali acquirenti di MFE
Secondo le prime ipotesi circolate, Vivendi, secondo azionista di MFE con il 19,8% delle azioni ed il 23,6% dei diritti di voto, potrebbe ambire ad un peso maggiore in Mfe in cambio di un ridimensionamento delle pretese sulle offerte per la rete di Tim.
Per la verità, l’intesa di due anni fa, che ha messo fine alle divergenze tra Mediaset e il gruppo transalpino, implica che Vivendi ceda l’intera partecipazione detenuta da Simon Fiduciaria (18,5% della somma di azioni MFE A e MFE B) entro 5 anni. In ogni caso, un eventuale controllo di Vivendi o altri investitori esteri dovrà passare al vaglio del governo, che potrebbe esercitare il golden power per preservare un asset strategico nazionale.
Urbano Cairo, presidente di Cairo Communication (oltre che di RCS MediaGroup e del Torino), si è invece defilato nell’eventuale corsa a MFE, complici probabilmente anche alcuni ostacoli regolamentari.
Nessun ipotesi di vendita è stata però confermata dalla famiglia. Pier Silvio Berlusconi, durante la presentazione dei palinsesti per la stagione 2023-2024, ha infatti negato i rumors, rispondendo a una domanda sui bruschi rialzo del titolo in Borsa dopo la scomparsa del padre.
Mondadori nelle mani di Marina Berlusconi
Più freddo il dossier Mondadori, controllata da Fininvest con il 53,3% dellle quote. In questo caso Marina Berlusconi, primogenita dell’ex premier, ricopre il ruolo di Presidente e secondo gli esperti di Intesa Sanpaolo è candidata a ricevere una quota maggioritaria.
Alla luce di questo scenario, gli esperti ritengono che sul tavolo possano rimanere diverse opzioni, compreso un delisting della società da Piazza Affari, visti anche i multipli a sconto rispetto ai peers quotati.
La partecipazione di Fininvest in Banca Mediolanum
Nei giorni scorsi, Massimo Doris, Ad di Banca Mediolanum, si è espresso favorevolmente sull’ipotesi di un nuovo patto di sindacato con Fininvest. La holding della famiglia Berlusconi è il secondo azionista del gruppo bancario, con una partecipazione del 30% (dietro al 40% circa dei Doris).
“Un nuovo patto è possibile e vedrei volentieri un Berlusconi nel cda di Mediolanum”, ha chiarito l’Ad della banca, precisando che se gli eredi del Cavaliere fossero intenzionati a cedere la propria quota, la famiglia Doris acquisterebbe solo il 3-4%, salendo al 43-44% complessivo del capitale dell’istituto.
Investitori interessati al Monza
Per quanto riguarda infine la società calcistica del Monza, la morte di Silvio Berlusconi potrebbe favorire l’ingresso in società di altri investitori o addirittura una cessione totale, anche se per ora si tratta solo di ipotesi, smentite peraltro dall’Ad della società brianzola, Adriano Galliani.
I figli del Cavaliere, tuttavia, potrebbero non essere interessati a mantenere la società e il bacino d’utenza del club è particolarmente appetibile per via dell’alta densità di popolazione, del reddito medio degli abitanti e dell’elevata concentrazione di imprese attive nell’area.
Tra gli acquirenti potenziali spicca il nome dell’imprenditore greco Evangelos Marinakis, già proprietario del Nottingham Forest in Inghilterra e dell’Olympiakos in patria, che potrebbe anche accettare di rilevare soltanto una quota del club con poteri decisionali sulle scelte strategiche.