Eurovita, alea iacta est, il dado è tratto. Gli ultimi nodi rimasti sul salvataggio della compagnia finita in amministrazione straordinaria lo scorso marzo sembrano essere stati sciolti, a 15 giorni dalla fine del blocco delle polizze della compagnia imposto da Ivass e solo 15 giorni dopo l’inizio della diatriba tra banche e assicurazioni coinvolte nel salvataggio per la questione riscatti anticipati, che aveva fatto temere un rinvio della soluzione.
La vicenda sarà dunque anche ricordata per il finale positivo, che ha scongiurato la crisi sistemica e dovrebbe ripristinare la fiducia dei risparmiatori.
Da Eurovita alla nascita di una società ponte
Sollecitate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, le oltre 15 banche distributrici guidate da Fineco, Fideuram, Credem e Sparkasse si sono riappacificate con le 5 big assicurative Generali, Unipol, Intesa Sanpaolo Vita, Poste Vita e Allianz. Queste ultime si sono ammorbidite sulla questione della compartecipazione ai rimborsi dei probabili riscatti anticipati, accelerando le discussioni verso la soluzione definitiva. L’obiettivo è di tranquillizzare e stabilizzare i 400 mila clienti Eurovita coinvolti (oltre ovviamente ai 230 dipendenti) con la nascita di una nuova società ponte.
Il raggiungimento di un accordo tra le parti era stato già anticipato lo scorso martedì 13 giugno dal presidente di Unipol Carlo Cimbri in occasione del congresso Fabi, durante il quale aveva dichiarato che la faccenda Eurovita “nelle ultime ore si è favorevolmente incanalata”.
Confermato il piano spezzatino per dividere il portafoglio Eurovita
Ma lo “spezzatino” delle attività della newco tra le cinque maggiori compagnie assicurative, con la garanzia delle banche collocatrici, è molto probabile che verrà messo a terra comunque in un secondo momento, dopo che le distributrici saranno riuscite a disincentivare i riscatti una volta scattato il semaforo verde dell’Antitrust alla soluzione di sistema.
In base a quanto anticipato da Il Sole 24 Ore lo scorso 8 giugno, lo schema di massima, con la suddivisione di Eurovita in cinque rami d’azienda di egual dimensione, resterebbe infatti invariato. Scompariranno la compagnia e il brand che verranno sostituiti dalla nuova compagnia mentre i sottoscrittori delle polizze si ritroveranno con in mano un contratto con Generali oppure con Unipol, Allianz, Poste o Intesa, ovviamente con tutte le garanzie che ciò comporta. Il comparto si farà carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all’integrazione del ramo d’azienda, compreso l’assorbimento del personale. Tutto ciò mettendo sul piatto un controvalore complessivo stimabile in 500 milioni.
La novità sul nodo riscatti
La novità riguarda proprio la questione riscatti: la quota coperta dalle banche sarà inferiore al 100% dei 6 miliardi di euro totali di polizze di ramo I distribuite nelle filiali, e potrebbe limitarsi a una percentuale compresa tra il 65 e il 70%.
Ora si attende solo l’ufficialità della presentazione del piano al vertice del MEF e la definizione delle tempistiche e dei dettagli per realizzare l’operazione e sbloccare i riscatti delle polizze congelate. Il trasferimento del portafoglio da circa 1 miliardo di euro di polizze Eurovita sotto le diverse insegne non è infatti un’operazione di immediata realizzazione e, anche se l’accordo verrà raggiunto in tempo, sarà necessario posticipare almeno di un altro mese il blocco dei riscatti.
I nodi ancora da sciogliere nel salvataggio Eurovita
Nel dettaglio, manca da definire in particolare la contabilizzazione nei bilanci bancari delle linee di credito a tasso zero che verranno concesse dalle banche distributrici alle cinque big per fornire a loro volta ai clienti il rimborso degli eventuali riscatti anticipati ed evitare così minusvalenze immediate.
Considerando la stabilità finanziaria di Poste, Intesa Sanpaolo, Unipol, Generali e Allianz che diventeranno controparti degli assicurati, i riscatti dovrebbero essere limitati al minimo, ma in ogni caso le linee di credito dovranno essere messe a bilancio dalle banche anche se non utilizzate. Il problema rischia di ripercuotersi soprattutto sugli istituti più piccoli, che non hanno la forza di assorbire il colpo in un solo anno. Per questo tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe quella di spalmare gli effetti negativi su un arco di otto anni. La volontà resta comunque quella di trovare una linea condivisa il più rapidamente possibile.
Governance e durata della newco ponte
Inoltre, anche se la nuova società avrà vita breve in quanto fungerà solo da ponte provvisorio alla divisione definitiva tra le 5 big del portafoglio vita di Eurovita, le compagnie coinvolte dovranno comunque definirne rapidamente governance e, appunto, durata.
Per quest’ultima le compagnie auspicano un termine il più breve possibile ma saranno Ivass e Antitrust ad avere l’ultima parola. Eurovita in questo senso si è “guadagnata” un altro primato. Per la prima volta infatti l’autorità per la concorrenza sarà chiamata a dare il suo consenso a una compagnia partecipata dalle prime assicurazioni del Paese, ma il salvataggio straordinario richiede evidentemente manovre eccezionali. Anche la scelta della governance dovrebbe procedere liscia dal momento che le assicurazioni sembrano intenzionate a trovare una linea condivisa. Dalle informazioni al momento disponibili si esclude l’investitura dell’amministratore straordinario Alessandro Santoliquido, che sarà già impegnato a liquidare Eurovita una volta che portafoglio e dipendenti saranno passati nella newco.
Mentre restano bloccati i pagamenti delle cedole dei bond per un totale di 160 milioni di euro e il mancato rimborso non può a questo punto essere escluso.