Società

LINDA, I SEGRETI
DEL TRADING

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(WSI) –
«Prevedere i movimenti dell’indice è un po’ come giocare al lotto. Si danno numeri, sperando che siano quelli giusti». Il giudizio di Linda Bradford Raschke è drastico. La trader statunitense più famosa al mondo (presidente di LBRGroup, società di gestione e Cta e per molti anni nel direttivo della Market Technician’s Association) spiega a Borsa&Finanza i segreti del suo modo di operare. «Dubito che vi sia stato qualcuno a inizio anno che sia riuscito a prevedere i movimenti degli indici azionari degli ultimi sei mesi. E quindi, lanciarsi in questo sport mi sembra, tutto sommato, abbastanza inutile e dispersivo».

Eppure è uno sport molto in voga…
È vero, tanto a fine anno nessuno si ricorderà mai delle previsioni fatte 12 mesi prima. È evidente che più si allunga l’orizzonte temporale, più le previsioni diventano erratiche. Quello che si perde di vista, però, è un altro aspetto. Da inizio anno sullo S&P500 si sono verificati, su base daily, almeno 16 movimenti, di pochi giorni, al rialzo o al ribasso, superiori al 2 per cento. Anche se l’indice da gennaio è salito solo del 6%, la semplice somma di questi movimenti dà un 40% di performance.

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Chiederle quali sono i settori più interessanti in termini di investimento è quindi superfluo.
Sì, io non sono un investitore. Tuttavia, se l’ottica è quella di avere posizioni di medio lungo termine, la risposta è: guardate alle forze relative. Sono una grande fan di questo tipo di indicatori. Una volta che un settore, o un’azione, perde il favore del mercato è inutile accanirsi: meglio lasciare che sia il mercato a dare per primo il segnale che il comparto è tornato interessante. Non parcheggiare capitali su binari morti è una buona regola di money management.

Nella famosa intervista a Jack Schwager pubblicata in «The New Market Wizards» nel 1992 lei disse che i trade che le davano da vivere (bread and butter nell’espressione americana) non superavano i 10 giorni. È ancora di questa idea?

Assolutamente sì. La volatilità oggi è molto cresciuta, e questo crea una serie ancora più numerosa di occasioni, al rialzo e al ribasso. Un altro aspetto importante è il controllo del rischio: trovo che nel breve e brevissimo termine sia possibile padroneggiarlo meglio.

Come è cambiato nel mondo del trading negli ultimi 10 o 20 anni?
L’evoluzione maggiore si è avuta con l’avvento delle transazioni elettroniche e della banda larga. Due fatti che hanno permesso l’accesso alla Borsa anche a tutti i privati. Ora tutti, in tempo reale, vedono gli stessi grafici, gli stessi minimi e massimi. E quando un mercato cambia direzione, il movimento è molto più rapido che in passato. E anche i break out che si verificano dopo le fasi di trading range sono più efficaci. Io peraltro continuo a preferire i future alle azioni e agli altri strumenti, sia per la leva sia per la liquidità.

Il suo trading si basa ancora sui pattern? E qual è la sua opinione sugli strumenti classici di analisi tecnica?
Swing high e low, momentum e perdita di momentum sono sempre concetti importanti. Nella mia società facciamo molto lavoro di ricerca sui pattern. Oscillatori e indicatori sono sempre utili, ma la quotazione rimane l’indicatore numero uno. Se sto facendo trading su un future, su time frame molto brevi, confesso di essere una tape reader (lettura del grafico e dei movimenti in acquisto e vendita, ndr): osservo con attenzione massimi e minimi e come il mercato si sta muovendo.

Quali suggerimenti darebbe a un trader?
Esperto o alle prime armi, i consigli rimangono uguali. Non fare cose complicate, ma specializzarsi con un metodo, o un pattern con cui si ha più feeling, e utilizzare solo quelli. Purché abbiano un ritorno, è chiaro. Un altro suggerimento è riconoscere l’importanza del movimento in atto, controllandolo su un time frame più alto: non andare contro-trend se si è appena verificato un break out, ma opera nella direzione di trend e volumi. Solo nelle fasi laterali è bene andare contro-trend quando i corsi testano i bordi del range.

E quale libro giudica fondamentale?
Il proprio! Ogni trader dovrebbe tenere un diario in cui annotare ogni giorno le operazioni eseguite e quelle scartate; i motivi per cui si è – oppure non si è – operato, gli errori commessi, i difetti della propria analisi, le osservazioni interessanti notate sul mercato. Consiglio poi di rileggerlo con regolarità: costituisce sempre un ottimo processo di apprendimento.

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