Pochi hanno sentito parlare di bolle di filtraggio (filter bubble), anche se tutti ne siamo vittima, più o meno inconsciamente. Vediamo cosa sono, come incidono sulle nostre decisioni e come possiamo difenderci dalle loro influenze occulte.
Cosa sono le bolle di filtraggio
Il termine bolle di filtraggio si riferisce a una condizione di isolamento intellettuale dovuta all’impiego di algoritmi volti alla profilazione degli utenti. Il primo a teorizzarle nel 2010 fu Eli Pariser, autore, attivista della rete e imprenditore. Nel febbraio 2011 ha tenuto un Ted talk sul tema, poi confluito nel libro “The filter bubble”, pubblicato nello stesso anno. Secondo Pariser, le filter bubble sono l’esito di tre fasi, in cui “prima scopri chi sono le persone e cosa piace loro. Poi offri loro contenuti e servizi che meglio si adattano alle loro esigenze. Alla fine sei sintonizzato sui loro gusti reali e, cioè, la tua identità ha dato forma alla mediasfera”. Un esempio che fece riguarda la parola “Egitto”, che chiese di cercare sul web a tre amici. I tre ottennero risultati di ricerca totalmente diversi.
Sostanzialmente le bolle di filtraggio sono un’ecosistema personalizzato di informazione creato dagli algoritmi, in particolare quelli dei social media. L’obiettivo di questi ultimi è infatti filtrare le informazioni per gli utenti, per poi mostrare loro quelle più in linea con i loro interessi. Non è un caso che sul web nascano come funghi così tante community online con posizioni e credenze simili: un fenomeno definito cyberbalcanizzazione, o balcanizzazione del web.
Prima le bolle di filtraggio erano più evidenti si pensi ai giornali con un orientamento politico ben preciso, per cui gli elettori del partito comunista leggevano “l’Unità”, quelli della Democrazia Cristiana invece “Il Popolo”.
Sul web questi meccanismi sono meno chiari, in quanto gli algoritmi non sono visibili a occhio nudo, per cui molte persone non sono consapevoli che la loro esperienza sul web è limitata dagli algoritmi. Ci troviamo così tutti immersi nel nostro villaggio virtuale, composto da altri utenti che la pensano in modo simile a noi.
Come influiscono sulle nostre decisioni
Le bolle di filtraggio inducono le persone a credere che i loro interessi siano gli unici che esistono e a “chiudersi” nelle loro idee, isolandosi da quelle nuove. Una chiusura che influisce anche sul dibattito pubblico, in quanto contribuisce alla polarizzazione e all’estremizzazione di posizioni e proposte politiche, oltre che alla nascita dei media ideologici e di movimenti populisti. La polarizzazione è favorita dal fatto che quando qualcuno prova a uscire dalla sua bolla per discutere con qualcun’altro, essendo le loro idee al di fuori del quadro di ammissibilità reciproco, la discussione finisce per risultare impossibile e si finisce così per precipitare nell’isolamento ideologico.
Inoltre, le filter bubble favoriscono la disinformazione online.
4 consigli per difendersi dalle bolle di filtraggio
La principale soluzione per contenere gli effetti delle bolle di filtraggio è conoscere cosa sono e i loro effetti.
In seconda battuta, consigliamo di affidarsi a una pluralità di fonti (blog, testate, libri ecc) e di formati (tv, radio, web, carta, podcast ecc).
E’ altresì necessario promuovere lo scambio di opinioni costruttive anche sul web.
Infine, è una buona prassi seguire account con idee molto diverse dalla propria, così da ingannare gli algoritmi.