Continuano ad accumularsi prove del fatto che ci stiamo dirigendo verso una recessione. Durante l’ultima fase di questo percorso, il mercato del lavoro perderà velocità fino a quando le autorità non interverranno con un allentamento monetario. La prossima recessione sarà probabilmente molto diversa dalla crisi finanziaria globale e da quella legata al Covid. Tuttavia, è necessaria cautela e per questo potrebbe essere giustificato aumentare l’allocazione nei titoli del reddito fisso.
Negli ultimi tempi, ci sono state alcune evoluzioni positive: il drastico calo del prezzo dell’energia, il progressivo attenuarsi dei problemi legati alla catena di approvvigionamento e l’abbandono della politica “zero Covid” in Cina hanno risollevato la crescita globale da recessiva a leggermente indebolita. La domanda chiave è se la crescita rallenterà fino al punto in cui entreranno in gioco dinamiche recessive.
A differenza di una flessione più benigna, una recessione è un processo in cui una crescita debole, attraverso il suo impatto sul mercato del lavoro, si autoalimenta creando una spirale discendente. Per porre fine alla spirale è necessario uno shock positivo, spesso favorito da un allentamento della politica monetaria. Le dinamiche del mercato del lavoro sono quindi una variabile chiave da monitorare. Le notizie dagli Stati Uniti non sono incoraggianti su questo fronte: sebbene i numeri principali dell’occupazione continuino a sembrare solidi, le crepe hanno iniziato a manifestarsi sotto la superficie.
Dato che un alleviamento delle pressioni sul mercato del lavoro è una delle motivazioni principali del ciclo di rialzo della Federal Reserve, è probabile che la politica monetaria rimanga restrittiva e le crepe continuino ad allargarsi.
Il ridimensionamento della liquidità metterà sotto pressione i mercati
L’accordo bipartisan tra Democratici e Repubblicani sul tetto del debito degli Stati Uniti è stato uno sviluppo positivo. Tuttavia, ha portato un’altra sfida. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha ridotto la liquidità depositata presso la Federal Reserve per finanziare le spese correnti. In sostanza, questa manovra ha funzionato come una forma di quantitative easing. Ora il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti dovrà rimpinguare le casse, il che comporterà un notevole calo di liquidità dal sistema finanziario. Come abbiamo imparato nell’ultimo decennio, i mercati finanziari tendono a performare molto meglio quando la liquidità è in aumento rispetto a quando si contrae.
La situazione attuale è stata ulteriormente complicata dalle recenti difficoltà riscontrate dalle banche regionali statunitensi, la causa principale è stata proprio la riduzione della liquidità. Le banche regionali potrebbero affrontare ulteriori pressioni man mano che la liquidità viene drenata dal sistema, ma almeno hanno la possibilità di accedere alle misure messe in atto dalla Federal Reserve. Al contrario, gli intermediari finanziari non bancari non dispongono di tali protezioni e saranno quindi ancora più vulnerabili a una riduzione della liquidità rispetto alle banche locali.
Per controbilanciare alcuni di questi rischi, durante l’ultima riunione del Federal Open Market Commitee, il presidente Jerome Powell ha suggerito che il tasso di riferimento attuale degli Stati Uniti abbia raggiunto un livello adeguatamente restrittivo: quindi, è probabile che la Fed sia arrivata all’ultimo rialzo dei tassi di interesse.
Cautela degli investitori in un contesto incerto
Al di fuori degli Stati Uniti, mentre il settore manifatturiero si trova in una fase di stallo, la domanda di servizi è sostenuta. La combinazione di un mercato del lavoro rigido e salari in aumento mette pressione sulla Bce affinché adotti una politica monetaria più restrittiva. Questo processo di restrizione continuerà fino a quando l’Eurozona non mostrerà dinamiche recessive proprie.
Fino ad ora, la ripresa successiva alla politica “zero COVID” in Cina ha superato le aspettative. Tuttavia, come previsto, il recupero si è concentrato sulla domanda di servizi. Di conseguenza, ha avuto pochi effetti positivi sul resto del mondo. I dati più recenti suggeriscono che il recupero si stia moderando e potrebbe aver perso slancio anche nel settore manifatturiero.
Quindi, quale sarà l’impatto di tutto ciò sui mercati finanziari? Tradizionalmente, la fine del ciclo di rialzo dei tassi da parte della Fed favorisce i risky asset, come le azioni, e porta ad un aumento del prezzo dei titoli di Stato. Tuttavia, mentre la risposta del mercato obbligazionario ha seguito il tradizionale copione, la risposta dei risky asset è stata sorprendentemente contenuta finora. Credo che ciò rifletta le preoccupazioni legate a un mercato del lavoro in deterioramento e alle problematiche (ora risolte) legate al limite del debito statunitense.
Gli investitori probabilmente continueranno a perseguire una strategia conservativa per quanto riguarda l’assunzione di rischi fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza su una possibile recessione negli Stati Uniti e, di conseguenza, nell’economia globale. Se le previsioni sono corrette e ci troviamo nelle fasi finali dell’attuale ciclo di espansione dell’attività economica, le prospettive per gli asset sensibili alla crescita sono sfidanti.
La cautela è giustificata poiché il potenziale di apprezzamento limitato si scontra con rischi al ribasso significativi. Ad oggi, la costruzione di un portafoglio di successo probabilmente sarà sbilanciata sul reddito fisso che dovrebbe essere favorito da un rallentamento della crescita e un’allocazione più conservatrice di asset come le azioni, che dovrebbero beneficiare delle prospettive di un aumento della crescita.