L’intelligenza artificiale (AI) sta entrando sempre più nelle nostre vite, irrompendo con veemenza anche nella sfera lavorativa. Tra i leader delle imprese, oltre 8 su 10 concordano sul fatto che l’AI e il machine learning sono e saranno fondamentali per aiutare i dipendenti a lavorare in maniera più efficace e precisa. D’altro canto, in molti segnalano i rischi di “sostituzione” dei lavoratori con l’AI.
Vediamo tutto nell’analisi.
L’indagine sul tema: l’impatto dell’AI sul mondo del lavoro
Partiamo dall’indagine su scala globale effettuata da Workday, che ha visto coinvolti circa 1000 leader d’impresa.
Uno dei trend principali emersi dalla ricerca è che oltre 8 leader aziendali su 10 nel mondo pensano che l’AI e il machine learning aiuteranno i dipendenti a lavorare in maniera più efficace e precisa.
Al tempo stesso, però, il 93% dei professionisti coinvolti è convinto che i dipendenti in carne ed ossa debbano comunque avere l’ultima parola sulla tecnologia prima di prendere decisioni fondamentali per il business e la crescita dell’organizzazione in quanto tale. Il 68% sente la pressione di implementare l’AI nelle proprie organizzazioni.
E il 72% è preoccupato per la tempestività o l’affidabilità dei dati sottostanti. Proprio per il rischio “sostituzione” cui accennavamo prima.
Le parole dell’esperto: “l’AI essenziale per avere successo nel mondo del lavoro”
“Il nostro ultimo studio conferma che l’intelligenza artificiale e il machine learning sono essenziali per avere successo nel mondo del lavoro, sempre più in costante evoluzione: questa visione viene condivisa dalla maggior parte dei dirigenti d’impresa di tutto il mondo. Tuttavia, le organizzazioni stanno riscontrando difficoltà nell’implementazione di queste tecnologie a causa di un considerevole deficit di competenze – ha affermato Jens Löhmar, CTO Continental & Dach, Workday – Allo stesso tempo, anche l’operatività delle strategie di AI e ML rallenta a causa, in particolar modo, della mancanza d’integrazione dei dati e delle preoccupazioni dei dipendenti, i quali temono di poter essere sostituiti dalla tecnologia. Abbracciare efficacemente le innovazioni citate in precedenza, però, è possibile: a questo proposito risulta fondamentale accrescere le competenze dei singoli professionisti e dei fornitori in modo tale che questi siano in grado di lavorare con l’intelligenza artificiale e con i dati a 360°”.
Quali sono le professioni minacciate dall’AI
Il tema della sostituzione torna sempre in ballo, come ha ricordato nelle sue parole anche l’esperto di Workday. A tal proposito è interessante e opportuno evidenziare la ricerca condotta dal portale americano Business Insider, il quale ha stilato una lista dei 10 ruoli professionali maggiormente minacciati dall’AI.
Si parte proprio dalla tecnologia: sviluppatori e programmatori svolgono un lavoro verosimilmente automatizzabile dall’AI in un futuro non troppo lontano.
Segue la comunicazione: creatori di contenuti e giornalisti potrebbero essere colpiti dall’intelligenza artificiale.
Poi i giuristi: avvocati e assistenti, anche loro potrebbero essere sostituiti da processi automatizzati.
Ancora, gli analisti di mercato, perché l’AI è abile nell’analisi dei dati e la generazione di previsioni.
E anche insegnanti, operatori finanziari (analisti, consulenti finanziari), trader, grafici, ragionieri, addetti all’assistenza clienti.
Insomma, tra luci e ombre, il mondo dell’intelligenza artificiale, per ora, non sembra voler svelare appieno la propria natura. Da un lato è evidente che possa offrire una mano incredibile alle imprese, dall’altro c’è anche la minaccia di una possibile riduzione della forza lavoro. Un qualcosa che dovrà essere valutato e affrontato, probabilmente, a livello internazionale dalle principali istituzioni nell’ottica di bilanciare al meglio innovazione tecnologica ed equilibrio sociale.