Economia

Salario: Italia fanalino di coda, maggiore calo tra le grandi economie

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Quando si parla di salario, l’Italia continua a non brillare, se confrontata con quanto accade negli altri paesi. Dalla fotografia scattata dall’Ocse, il nostro paese ne esce con le ossa rotte. L’ultimo rapporto sulle Prospettive dell’Occupazione 2023, mette in evidenza come l’Italia sia la maglia nera quando si parla di salario, anche se l’Istat sta intravedendo una schiarita sul potere d’acquisto delle famiglie, che avrebbe registrato un aumento del 3,1% nel corso del primo trimestre del 2023, grazie ad un rallentamento nella dinamica dei prezzi.

L’Ocse, comunque, mette in evidenza che il mercato del lavoro continua a rimanere particolarmente teso a livello mondiale, condizionato, molto probabilmente, dal sostanziale rallentamento che l’economia globale ha registrato dal 2021.

Occupazioni a livello globale

Dopo la crisi innescata dal Covid 19, l’occupazione sembra essersi completamente ripresa. La disoccupazione risulta essere al livello più basso da inizio degli anni ‘70. Le retribuzioni orarie nominali sono aumentate, anche se non sono riuscite a tenere il passo con l’inflazione: si è venuto a generare, in questo modo, un calo delle retribuzioni reali in tutti i paesi dell’Ocse.

Il rapporto sulle prospettive dell’occupazione 2023 dell’Ocse mette in evidenza che l’occupazione si continuerà ad espandere nel 2023 e nel 2024. Nel corso del mese di maggio 2023, il tasso di disoccupazione dell’OCSE è rimasto al minimo storico del 4,8% per il terzo mese consecutivo. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile rispetto ad aprile 2023 in 14 paesi OCSE tra cui Francia, Germania e Giappone, mentre è diminuito in 13 tra cui Austria, Colombia, Grecia, Italia e Norvegia. Tuttavia, è aumentato in 5 paesi OCSE, tra cui Canada e Stati Uniti.

Il salario a livello globale

Come cambia il salario a livello globale? Nei paesi Ocse le retribuzioni orarie reali sono calate in molti settori. Ma il costo della vita è aumentato. Nel primo trimestre del 2023, nonostante la ripresa dei salari nominali, la crescita annua dei salari reali è stata negativa in 30 dei 34 paesi con dati disponibili, con un calo medio del 3,8%.

L’analisi ha messo in evidenza che, in molti casi, i profitti risultano essere aumentati più della retribuzione del lavoro. In prospettiva, l’evidenza suggerisce che vi è un certo margine di profitto per assorbire ulteriori aggiustamenti salariali per recuperare gradualmente parte delle perdite di potere d’acquisto, senza generare pressioni significative sui prezzi o determinare un calo della domanda di lavoro.

La perdita del potere d’acquisto è particolarmente difficile per i lavoratori delle famiglie a basso reddito. Per sostenere i lavoratori a bassa retribuzione, i salari minimi e la contrattazione collettiva possono aiutare a mitigare le perdite di potere d’acquisto. I governi possono anche fornire un sostegno mirato attraverso il sistema fiscale e previdenziale per aumentare il reddito netto delle famiglie a basso reddito. L’ampio sostegno fiscale dovrebbe essere annullato dato il calo dei prezzi dell’energia rispetto ai picchi del 2022.

I mercati del lavoro hanno mostrato una notevole resilienza nell’ultimo anno e rimangono tesi, sebbene l’elevata inflazione e l’aumento del costo della vita abbiano eroso i redditi reali – spiega Matthias Cormann, segretario generale dell’OCSE -. La recente accelerazione degli sviluppi e degli strumenti relativi all’IA generativa segna uno spartiacque tecnologico con implicazioni materiali in molti luoghi di lavoro. C’è una reale necessità di prendere in considerazione quadri politici a lungo termine sull’uso dell’IA sul posto di lavoro e di continuare a promuovere la cooperazione internazionale per massimizzare i benefici gestendo adeguatamente i rischi al ribasso.

Cosa succede in Italia

Come si muove il mercato del lavoro in Italia? Ci sono delle novità rilevanti per quanto riguarda il salario? Nel nostro paese è sceso di due punti percentuali rispetto a prima del Covid 19 il numero dei disoccupati, che ha toccato il 7,6%. Una percentuale che, però, rimane ben al di sopra della media Ocse che è pari al 4,8%. L’Italia, però, registra il calo più pesante se confrontato con quello che succede negli altri paesi.

Secondo i dati dell’Ocse, alla fine del 2022 i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. Nel corso del primo trimestre 2023 la discesa ha continuato su base annua del 7,5%: nel corso dell’anno, comunque, è previsto che possano tornare a crescere del 3,7% e, nel 2024, del 3,5%. L’inflazione dovrebbe, invece, attestarsi su un 6,4% nel 2023 e su un 3% nel 2024.

L’Ocse lancia un vero e proprio avvertimento al nostro paese rispetto ai “significativi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori italiani è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni) rischiano di prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori“.

In Italia, secondo Stefano Scarpetta, direttore per l’Impiego il Lavoro e gli Affari sociali dell’Ocse, manca il salario minimo, che è stato introdotto in 30 paesi Ocse su 38. Ad esempio, in Germania, che come il nostro paese ha una forte contrattazione collettiva, è stato introdotto il salario minimo nel 2015: 8,50 euro l’ora.